in Abruzzo 2713 in totale, 902 solo nel Chietino

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito


L’Abruzzo, secondo il “Report aste 2024” del Centro Studi di Rina Prime, si colloca al tredicesimo posto in Italia per numero di aste immobiliari. Sono 2713 in totale, 226 aste al mese (3,46% delle esecuzioni in Italia). Nel 2023 erano 3238 le aste in regione, e 4225 nel 2022.

Sono 78.477 le unità immobiliari oggetto di asta in Italia nel 2024 (con un controvalore di base d’asta complessivo pari a 10.887.445.116,31 euro e offerte minime per 7.422.657.128,83) con un decremento di circa il 12% rispetto all’anno precedente (quando si sono registrate 88.174 unità in asta).

Analizzando la dinamica delle aste negli ultimi anni, vediamo come in tutte le provincie abruzzesi vi sia stato un calo, riflettendo quelle che sono le dinamiche nazionali. La provincia di Chieti detiene il record di aste in totale, 902. Tuttavia vince Pescara in tenendo conto il numero di aste per abitanti.

La categoria residenziale occupa quasi il 50% di tutti i lotti in asta (1.321) seguita dalla categoria terreni, che con ben 440 lotti occupa il 16.22% del totale, seguita dalla categoria uffici, box capannoni e cantieri che con 67 lotti pari al 2.47% supera di gran lunga la media nazionale che si attesta anche quest’anno intorno allo 0.80%. Quest’ultima categoria include cantieri finiti, semifiniti, abbandonati o parzialmente realizzati. “Una partecipazione attiva da parte di investitori qualificati sarebbe, specie in caso di cantieri in stato di abbandono, auspicabile al fine di evitare uno spreco di risorse, riqualificare zone altrimenti esposte al degrado e mettere in sicurezza edifici suscettibili di occupazione abusiva” dichiara Massimiliano Morana amministratore delegato di Rina Prime Credit Asset Managment.

Secondo Angelina Di Donato – collaboratrice Re Solutions Agency Teramo: “Nel territorio abruzzese le aree industriali hanno registrato un incremento di capannoni artigianali e locali commerciali di piccole dimensioni, soprattutto nei centri urbani. Nel residenziale, invece, l’offerta è distribuita sia nei grandi centri sia nelle periferie e nei piccoli comuni con popolazioni tra i 5.000 e i 6.000 abitanti.

Nel 2024 si è osservato un aumento della partecipazione alle aste, soprattutto per gli immobili produttivi. L’interesse in questo settore proviene principalmente da società e imprenditori che cercano immobili per ampliare o espandere le proprie attività. Anche il residenziale ha suscitato interesse, in particolare in località turistiche o nelle città capoluogo, dove viene visto come un’opportunità di investimento per attività di affitto breve, come B&B, o per locazioni a studenti. I privati, d’altro canto, continuano a guardare al residenziale come forma di investimento, con particolare attenzione alle locazioni per studenti.

Le aree di maggiore interesse rimangono i capoluoghi di provincia, che mantengono una domanda costante. Al contrario, i piccoli centri, soprattutto quelli privi di vocazione turistica, come aree interne senza attrattive come parchi o stazioni sciistiche, tendono a essere meno richiesti.

Nel residenziale, le prime case rappresentano la categoria più frequentemente soggetta a esecuzioni, riflettendo le difficoltà economiche che molte famiglie affrontano. Per il settore produttivo, invece, le aree urbane sono le più colpite, con locali commerciali di piccole dimensioni, spesso legati ad attività familiari, che finiscono all’asta. Tuttavia, una tendenza interessante si sta sviluppando a Pescara, dove i locali di medie dimensioni vengono utilizzati per temporary store, una formula che molti investitori e proprietari preferiscono rispetto ai tradizionali contratti di locazione a lungo termine.

Anche gli investitori esteri mostrano un interesse crescente per l’Abruzzo, in particolare per il residenziale nelle aree interne, nei piccoli centri storici e nei casolari rurali. Questi immobili attirano soprattutto acquirenti dal Nord Europa, affascinati dalle opportunità offerte dal territorio. Inoltre, gli americani stanno mostrando interesse per piccole location commerciali e residenziali nelle zone montane interne dei parchi, consolidando un trend legato al recupero di strutture tradizionali in contesti paesaggistici unici”.

La situazione nazionale. Sono 78.477 le unità immobiliari oggetto di asta in Italia nel 2024 (con un controvalore di base d’asta complessivo pari a 10.887.445.116,31 euro e offerte minime per 7.422.657.128,83) con un decremento di circa il 12% rispetto all’anno precedente (quando si sono registrate 88.174 unità in asta).

Con riguardo alla distribuzione territoriale dei lotti in vendita, a livello regionale la Lombardia si conferma al primo posto con 10.439 unità staggite, pari al 13,3% del totale, seguita da Sicilia con 9.454 immobili (12,05%) Lazio con 7.625 (9,72%), Campania con 5.655 (7,21%) e Marche con 5.618 (7,16%), mantenendo le posizioni quasi invariate rispetto al 2023, quando al quinto posto figurava però la Toscana, che ora è invece al sesto posto.

Dei 78.477 immobili in asta, oltre il 32,42% ricade nelle regioni del Nord Italia, anche se la loro distribuzione territoriale risulta frammentata. Al centro il 31,15%, al Sud il 20,05% e nelle Isole il 16,37%.

Sono 15 le province che, da sole, controllano circa il 36% dei lotti su base nazionale. Nel 2024 la provincia di Roma supera nuovamente quella di Milano, che scende invece al 5° posto, superata da Perugia, Cosenza e Catania, anche se lo scostamento è lieve (Roma 4947, Perugia 2034, Cosenza 2031, Catania 2024, Milano 2021)

Il 53,99% delle unità immobiliari all’asta è riconducibile alla categoria “residenziale” ed è costituita da appartamenti, monolocali, mansarde, attici, ville e villette, nella maggior parte dei casi tutti abbinati ad autorimesse e/o cantine. A questi si somma un 11,19% di posti auto e autorimesse in vendita in lotti autonomi.

“Il comparto residenziale in genere costituisce non solo la porzione più consistente del mercato ma anche quella più attiva, avendo a oggetto beni più fruibili e raggiungendo quindi una platea più ampia di potenziali acquirenti. Negli ultimi anni, grazie anche al diffondersi di agenzie di consulenza per la compravendita di abitazioni all’asta, sono numerosi i soggetti che optano per l’acquisto di una casa nell’ambito di procedure giudiziarie, intravedendo maggiori opportunità di risparmio. L’aumento delle partecipazioni ha avuto come conseguenza l’accrescere dei prezzi, che in alcune zone, quali ad esempio Milano, hanno equiparato quelli del mercato libero, favorendo così i creditori” ha dichiarato Massimiliano Morana, amministratore delegato di Rina Prime Credit Asset Management.

La percentuale di negozi, uffici e locali adibiti a uso commerciale in vendita ha un leggero rialzo che si attesta al 11,33% rispetto al 9% del 2023.  Resta invariata la percentuale, 3,06%, dei capannoni industriali, commerciali e artigianali, opifici, mentre aumenta ancora lievemente il numero dei magazzini che passano dal 4,26% al 4,58%.  A differenza del settore residenziale, la specifica destinazione d’uso di questi immobili comporta un ridotto parterre di potenziali acquirenti. Spesso, specie con riguardo ai cespiti industriali, l’impossibilità di adibire la struttura a impieghi diversi, circoscrive significativamente il numero degli interessati causando un susseguirsi di esperimenti deserti a perdita del valore dei beni e, quindi, a uno svantaggio delle parti coinvolte.

Una fetta importante del mercato, pari al 12,99% in rialzo ulteriore rispetto all’11,34% del 2023, è costituita dai terreni, sia agricoli che edificabili. In questi casi l’interesse all’acquisto può risultare ulteriormente ridotto, specie per gli edificabili che richiedono una certa progettualità.

Resta invariata rispetto al 2023 la percentuale di cantieri, che occupano ancora lo 0,8% del mercato. La categoria include cantieri finiti, semifiniti, abbandonati o parzialmente realizzati. “Una partecipazione attiva da parte di investitori qualificati sarebbe, specie in caso di cantieri in stato di abbandono, auspicabile al fine di evitare uno spreco di risorse, riqualificare zone altrimenti esposte al degrado e mettere in sicurezza edifici suscettibili di occupazione abusiva” specifica Morana.

Cala drasticamente la categoria dell’hospitality, che scende allo 0,03%, mentre la tipologia che si compone di strutture che vanno dal «piccolo» albergo a conduzione famigliare a grandi resort arricchiti da SPA, impianti sportivi e di vario intrattenimento, si assesta allo 0,7%.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link