Un percorso costellato di successi, quello di Vittorio Pisani, capo della polizia. La nomina alla guida del corpo, nel 2023, è arrivata al culmine di una carriera ricca di arresti eccellenti. Ma oggi su Pisani si addensano dei dubbi su possibili conflitti di interessi rispetto alla sua posizione.
Secondo quanto può raccontare Domani, infatti, Pisani ha chiesto (e ottenuto) per sé il riconoscimento dello speciale status di «vittima del dovere». Lo ha fatto a distanza di oltre 25 anni dall’incidente avvenuto e appena pochi giorni prima della promozione alla guida del corpo.
La storia inizia nel 1996, quando Pisani dava la caccia a padrini e boss, e arriva ai giorni nostri con un beneficio che potrà garantire a Pisani un assegno vitalizio e un altro assegno una tantum. Tutto ruota attorno a una caduta che gli ha provocato la rottura del polso destro.
Da qui la richiesta di una «speciale elargizione», più precisamente il riconoscimento di vittima del dovere, pratica che ha investito il ministero dell’Interno e coinvolto il personale della polizia di Stato mentre proprio il soggetto richiedente, proprio Pisani, è alla guida del corpo. Un caso che genera imbarazzo nell’amministrazione. E rischia di incidere su un passato caratterizzato da operazioni brillanti e cattura di latitanti.
Il dolore e l’istanza
Ma facciamo un passo indietro. Pisani diventa capo della pubblica sicurezza l’11 maggio 2023. Solo pochi giorni prima, quando era ancora vicedirettore dell’Aisi, presenta un’istanza sull’infortunio alla mano e al braccio, per via del «vivo dolore che si risveglia», come si legge nelle carte che Domani ha consultato. Documenti con cui chiede il riconoscimento dei benefici di vittima del dovere. Un particolare status, riconosciuto a persone uccise o ferite durante le operazioni di polizia, che permette di avere una serie di esenzioni e alcuni tipi di risarcimento.
La pratica è stata avviata da Pisani il 20 aprile 2023 ed è terminata con il via libera della commissione nel giugno 2024, con il poliziotto da ormai un anno al vertice del Corpo. La richiesta risale a fatti del 1996. Proprio quell’anno, precisamente il 16 maggio, il poliziotto era capo della sezione omicidi della squadra mobile di Napoli: nel corso di un’operazione scivola e si fa male.
«Durante una perquisizione a Napoli, eseguita presso il domicilio di un capo clan della camorra, cadeva nell’introdursi da una finestra, riportando l’infermità di cui al giudizio diagnostico», si legge nella documentazione allegata all’istanza presentata. Un’ infermità, quella di Pisani, già riconosciuta dal Viminale come causa di servizio molti anni fa: il superpoliziotto ottenne una integrazione allo stipendio di qualche centinaia di euro.
La visita a domicilio
Quando Pisani sta per diventare capo della polizia, avanza la richiesta per ottenere un altro e più consistente beneficio: un vitalizio e un nuovo indennizzo una tantum. Per portare avanti la pratica è necessaria però una nuova visita, che generalmente viene fatta nelle sedi opportune con la commissione al completo, composta da vari medici di corpi. Nel caso di Pisani, però, la visita viene fatta a domicilio.
A spiegare l’eccezione, si legge negli atti letti da Domani, ci sono «gli irrevocabili e seriali impegni collegati con l’attuale funzione istituzionale ricoperta dal signor prefetto», perciò «la commissione scrivente (quella vittime del dovere della polizia di stato, del dipartimento militare di medicina legale) sottoponeva a visita domiciliare l’istante per mezzo di uno dei suoi componenti».
Da Pisani si è così presentato il medico capo della polizia di stato, Valerio Bruni. Il 4 ottobre 2023 Bruni ha prodotto la relazione sullo stato di salute del capo della polizia: «Alla palpazione del capitello radiale e della rima articolare radio-carpica si risveglia vivo dolore» prima di aggiungere «si riscontra plus perimetrico di 1 centimetro dell’articolazione del polso e minusperimetrico di 1 centimetro della circonferenza delle eminenze Tenar e Ipotenar».
Vengono allegati alla scheda i referti (per visite al polso e al gomito) del policlinico Gemelli e dell’Umberto I di Roma. La documentazione porta al giudizio diagnostico conclusivo dove si segnala la frattura «mal consolidata».
La commissione non si esprime all’unanimità, ma a maggioranza. E uno dei componenti si è opposto: a suo avviso l’invalidità non può superare il 20 per cento. Gli altri membri scelgono diversamente: il giudizio medico legale stabilisce un danno biologico, pari al 12 per cento, un danno morale dell’8 per cento e alla fine, considerando il tutto, si arriva al 25 per cento attraverso il riconoscimento di invalidità permanente. Un numero importante.
La soglia per l’assegno
Il 25 per cento finale è la soglia cruciale prevista dalla legge in materia. Alle vittime del dovere o soggetti equiparati, con un’invalidità non inferiore al 25 per cento, «oltre alla speciale elargizione, spetta uno speciale assegno vitalizio, non reversibile, di 1033 euro mensili e l’assegno vitalizio non reversibile, corrisposto a partire dal 26 agosto 2004, pari a 258,23 euro al mese». La cifra è stata successivamente sottoposta ad adeguamento come previsto dalla legge.
Tra il 20 e il 25 intercorre la differenza sostanziale per l’attribuzione dell’assegno mensile, che secondo i ricalcoli si aggira sui 2.200 euro, e dell’elargizione una tantum che inizialmente era di 2mila euro, anche questo aggiornata, per ogni punto percentuale di invalidità, da destinare al poliziotto interessato, insieme ad altre misure speciali, per esempio l’esenzione Irpef al momento della pensione.
Nel caso di Pisani dunque l’una tantum varierebbe in una forchetta di circa 50mila euro fino a potenziali 75mila, in caso fosse destinatario delle rivalutazioni. Soldi che, tuttavia, non si sa se sono stati già incassati. La pratica è conclusa ma, a quanto risulta, potrebbe non essere stata liquidata. Domani ha chiesto al capo della polizia lo stato dell’iter, insieme a una serie di chiarimenti sulla vicenda. Pisani ha preferito non rispondere. Resta agli atti del ministero dell’Interno che la domanda è stata presentata e validata con il giudizio della commissione.
La carriera di Pisani è quella di un super poliziotto che ha messo a segno arresti eccellenti, da capo della mobile, come quelli dei boss del clan dei Casalesi, Antonio Iovine, nel 2010, e Michele Zagaria, nel 2011. Sono anni di successi, ma anche di difficoltà.
La risalita
Tra il 2011 e il 2013 Pisani è stato infatti indagato per favoreggiamento nell’ambito di una inchiesta per riciclaggio a carico di alcuni imprenditori napoletani. Alla fine è uscito assolto da qualsiasi accusa. Ma in quella fase delicata Pisani ha avuto vicino magistrati, poliziotti e politici, tra questi un sostenitore di eccellenza: Alfredo Mantovano, all’epoca sottosegretario al ministero dell’Interno, nel quarto governo Berlusconi.
L’ex magistrato era andato a Napoli, aveva incontrato Pisani, trovandolo «amareggiato e convinto di poter chiarire al più presto la correttezza del proprio operato», prima di affondare il colpo. «Pisani non ha partecipato a convegni e non ha scritto libri ma ha arrestato in prima persona i più pericolosi latitanti di questo territorio, se oggi è destinatario di questo provvedimento vuol dire che c’è qualcosa che non funziona e mi pare di capire che non si tratta della sua attività ma di qualche altro scenario», diceva riferendosi a Roberto Saviano, lo scrittore autore di Gomorra al quale Pisani aveva, dopo un riscontro sulle minacce denunciate, negato la concessione della scorta.
Mantovano poi evocava il supremo quando gli chiedevano di possibili contraccolpi nella pubblica opinione: «Se mettiamo in discussione l’esistenza di Dio poi i dubbi vengono su tutto».
Oltre 10 anni dopo, a spingerlo a capo del corpo sono stati soprattutto Mantovano, oggi sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti del governo Meloni, e Matteo Salvini, che lo aveva apprezzato quando era a capo della direzione centrale immigrazione. Proprio nel 2019, quando il leader leghista è il numero uno al Viminale, la stella di Pisani torna a brillare: viene nominato dal governo Conte, dietro richiesta della Lega, vicedirettore dei servizi segreti interni. Da lì il salto che lo ha consacrato capo della polizia.
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