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La comunicazione del vino mai come oggi ha necessità di cambiare registro, di uscire da una terminologia nota solo agli esperti e di allargarsi a contaminazioni con altri ambiti, e soprattutto di raccontare quello che c’è dietro ad un bicchiere. Il territorio certo, ma nella sua accezione più ampia, che contempla la storia, quella con la “S” maiuscola e quella delle persone che costituiscono il tessuto sociale, economico e culturale dei luoghi. Come ha voluto fare la rappresentazione teatrale “Il Romanzo del Prosecco” – connubio di parole, quelle del giornalista e vice direttore del “Corriere della Sera” Luciano Ferraro, e di musica, composta ed eseguita al piano da Giordano Giordani – rappresentata per la prima volta a Villa Sandi, e che, usando registri nuovi, racconta l’epopea del Prosecco, oggi il vino italiano di maggior successo nel mondo, a chi lo beve senza conoscerla, e anche a chi la conosce, ma non nelle pieghe legate a quanti hanno costruito le basi perché il “fenomeno” Prosecco potesse diventare tale. Presenti al debutto sul prestigioso palcoscenico di Villa Sandi a Crocetta del Montello (Treviso) le più importanti figure istituzionali e rappresentative del mondo del Prosecco, dal presidente della Regione Veneto Luca Zaia ai presidenti dei tre Consorzi di tutela (Franco Adami, per la Docg Conegliano Valdobbiadene, Michele Noal, per la Docg Asolo, Giancarlo Guidolin, per la Doc), insieme a celebrare storia, cultura e valore identitario di questa eccellenza italiana.
Nel salone della Villa in stile palladiano degli inizi del Seicento, l’emozione è andata crescendo man mano che il racconto si è dipanato, complice la musica di Giordani ed alcune immagini. Un percorso iniziato nel 1838 dalle intuizioni di Antonio Carpené, scienziato e inventore del metodo antesignano delle moderne autoclavi che pubblicizzava facendo comizi in piedi su carri agricoli. Nel 1868 la fondazione della Carpené-Malvolti che ha portato il Prosecco – allora chiamato e venduto con il socio Malvolti con in etichetta la dicitura “Champagne Italiano” – nel 1873 all’Esposizione Universale di Vienna. Poi i fatti tragici e distruttivi della Grande Guerra hanno devastato il territorio e nel 1918 anche lo stabilimento della Carpené-Malvolti, ricostruito dopo 4 anni. Nel 1922 l’azienda risorta mostrava il suo prodotto con cartelloni pubblicitari eloquenti, nel raccontare il territorio compreso il vento che spira dalle Prealpi sulle colline di Conegliano, rappresentata anch’essa con dovizia di particolari. Il Prosecco ha, quindi, ricevuto l’attenzione e lo slancio ad opera di importanti ricercatori, che tuttora prosegue, come Giovanni Dalmasso. Tuttavia allora il Prosecco non riusciva a varcare i confini del Veneto. E poi ancora un conflitto, la Seconda Guerra mondiale, quando a scoprire il vino leggero delle colline trevigiane è Ernest Hemingway, conducente di autoambulanze della Croce Rossa. Ancora distruzione dei vigneti, oltre 1.200 ettari, che suggeriscono a Giuliano Bortolomiol che perlustra le colline con il suo “Guzzino rosso”, di chiamare a raccolta i produttori fondando nel 1946 la Confraternita del Prosecco. E sempre lui nel 1962 produrrà il primo Brut del territorio (nello stesso anno nasce, ad opera di 11 produttori, il Consorzio del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene che porterà alla Doc nel 1969, ndr). Siamo negli anni del boom economico e nasce il Nord-Est degli “schei”, con Vicenza che raggiunge il Pil di tutta la Grecia. Il Veneto delle industrie, di Porto Marghera e dei conflitti di classe. Sono gli anni di “tutti al mare”, e sulle spiagge del Veneto arriva il turismo. Poche le bottiglie: si “scaraffa” nei ristoranti e si compra in damigiana per imbottigliarlo a casa. A Jesolo tra i turisti austriaci e tedeschi esplode il successo del Cartizze. Segue l’attenzione del cinema con Nino Manfredi nel 1981 nel film “Nudo di Donna”, che bevendo Prosecco esclama “Bono. Che è, Bortolomiol?” e le attenzioni di Marcello Mastroianni e la curiosità di Alberto Sordi. Continua la crescita fino alla svolta epocale che ha avviato il successo planetario del Prosecco, in tutte le sue declinazioni: il riconoscimento del sinonimo Glera per il vitigno Prosecco – che ha permesso di tutelare il vino che porta questo nome, come nel caso del contenzioso verso il croato Prošek – e l’istituzione della Doc Prosecco nel luglio 2009, contestualmente alla “conquista” della denominazione di origine garantita (Docg) per il Conegliano Valdobbiadene e l’Asolo. Artefice del cambiamento della storia del Prosecco è stato, tra gli altri, Luca Zaia – allora Ministro dell’Agricoltura e oggi da due mandati Governatore della Regione Veneto – che ha tratteggiato le tappe del percorso, fino alla messa a dimora della prima barbatella nel paesino del triestino di Prosecco, toponimo su cui si è retta l’architettura dell’attribuzione dello stesso nome al vitigno. E non ha mancato di raccontare anche la svolta del riconoscimento Unesco alle Colline vitate del Prosecco, “una partita difficile e avventurosa che è durata una decina di anni che ci ha consentito di ottenere il pilastro della promozione del territorio”, ha detto il presidente Zaia.
Due gli elementi che hanno spinto Luciano Ferraro, vice direttore del quotidiano “Corriere della Sera” e autore della guida “I migliori 100 vini e vignaioli d’Italia” (insieme al critico americano James Suckling), a comporre “Il romanzo del Prosecco”, rinominato in corso d’opera “Prosecco Blues”, dal titolo di un brano composto appositamente da Giordano Giordani: il suo lavoro giornalistico, che da anni esplora e valorizza storie di vignaioli che con impegno e dedizione custodiscono un’eredità preziosa, e la voglia di raccontare in modo nuovo la storia del Prosecco. “Ho preso spunto da un lavoro del giornalista e telecronista Federico Buffa sulla storia del Brunello (con spettacolo nella trecentesca Fortezza di Montalcino, ndr) – ha raccontato Luciano Ferraro, a WineNews – volevo farlo anch’io sul Prosecco, con un testo che fosse al tempo stesso didattico e anche divertente, mettendo insieme musica, storia e cultura e anche fatti e cose che tanti, per primi i veneti, non sanno, partendo proprio da Villa Sandi, in cui ci sono i cunicoli della Grande Guerra, fino ad arrivare appunto al boom economico e poi alla legge del 2009 che ha cambiato tutto per il Prosecco, e al riconoscimento Unesco alle Colline vitate del Prosecco del 2019”. La conoscenza tra Ferraro e Giordano data parecchi anni e questo, grazie alla sensibilità del musicista – peraltro non professionista – ha contribuito, racconta Ferraro, “a fargli accostare la musica al testo in modo magistrale sottolineando i passaggi, inserendo temi e anche suoni e contrappunti in modo che il racconto proceda in accordo perfetto tra parole e musica”.
La scelta di Villa Sandi per il debutto non è stata casuale – e non solo per la presenza dei cunicoli in cui oggi riposano le bottiglie di Metodo Classico dell’azienda – ma anche per il suo ruolo simbolico, come ha sottolineato il presidente Giancarlo Moretti Polegato. “Accogliere la première di uno spettacolo dedicato al Prosecco, simbolo della nostra terra e ambasciatore dell’eccellenza italiana nel mondo è per noi motivo di grande soddisfazione. Villa Sandi non è solo un’azienda vitivinicola, ma un luogo che custodisce l’anima di un territorio, facendosi promotore di iniziative che uniscono arte, storia e vino. Esperienze come questa ribadiscono il nostro impegno nel reinterpretare, in chiave moderna, l’antico ruolo delle Ville Venete come sedi di incontri culturali e artistici. Oggi il Prosecco è molto più di un vino: è veicolo di cultura e di eccellenza. È simbolo della nostra tradizione, per questo dobbiamo continuare a tutelarlo e valorizzarlo. Legati alla storia di queste terre generose, ma con lo sguardo rivolto ad orizzonti più ampi, puntiamo a diffondere nel mondo questo legame storico. Ringrazio Luciano Ferraro per aver saputo trasformare il nostro patrimonio in un racconto capace di emozionare e di esaltare il valore culturale e identitario del nostro vino e del nostro territorio”.
In futuro ci saranno anche altre opportunità per assistere alla rappresentazione. “Speriamo di riuscire a proporla a “Vinitaly and the City” 2025 (il fuori salone Vinitaly che, dal 4 al 6 aprile, animerà Verona, ndr) – ha anticipato sempre Luciano Ferraro, a WineNews – e poi cercheremo di portarla fuori dal Veneto, dove il Prosecco è conosciuto come vino, dove è noto che è un buon vino spumante, poco alcolico e gradevole, ma in molti non ne conoscono però la storia”.
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