contratto bloccato per un milione di dipendenti

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Ci sono gli infermieri. Ma anche i dipendenti comunali, quelli delle Regioni, i funzionari degli ospedali. Per oltre un milione di dipendenti pubblici il rinnovo del contratto rischia di rimanere «congelato». Un blocco della contrattazione che, però, questa volta non dipende da una scelta del governo, come era stato nel decennio scorso, per salvare i conti pubblici. Questa volta a mettere nel freezer gli aumenti è la battaglia sindacale decisa da Cgil e Uil. Il contratto della Sanità, che riguarda 680 mila dipendenti, è finito su un binario morto, così come l’aumento medio da 172 euro lordi mensili previsto dalle bozze presentate dall’Aran, l’Agenzia che tratta per il governo. L’ultimo incontro c’è stato il 20 febbraio, ma il presidente dell’Agenzia, Antonio Naddeo, ha dovuto prendere atto dell’impossibilità a perseguire le trattative. Gli Enti locali, altri 480 mila dipendenti in attesa di rinnovo, dove Cgil e Uil hanno la maggioranza, rischia lo stesso destino.

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IL PASSAGGIO

Gli unici contratti per adesso firmati, sono quello delle Funzioni centrali (190 mila dipendenti, aumento medio di 165 euro al mese) e quello delle Forze dell’ordine e della Difesa. C’è poi l’incognita del contratto della Scuola, comparto nel quale lavorano 1,2 milioni di dipendenti pubblici e dove le trattative sono appena state avviate. Un comparto nel quale Cgil e Uil, fermi oppositori del rinnovo, rappresentano circa il 40 per cento delle deleghe. Bisognerà insomma capire come si comporteranno le sigle più piccole, come per esempi Gilda, che potrebbero spostare gli equilibri. Ma perché Cgil e Uil hanno deciso di non firmare i contratti pubblici? La loro posizione è che le risorse previste, che permettono aumenti del 5,78 per cento, non sono sufficienti a recuperare tutta l’inflazione persa nei tre anni che vanno dal 2022 al 2024.

Il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, pensa invece che si tratti di una presa di posizione «politica». Cgil e Uil, insomma, farebbero semplicemente opposizione al governo. E per questo il ministro ha anche prospettato la possibilità che si possa procedere ad aumenti per «legge», bypassando la contrattazione con i sindacati. Ma davvero le risorse stanziate dal governo non hanno consentito di recuperare tutta l’inflazione? Il discorso è più complesso di quello che appare. Oltre ai rinnovi contrattuali, alcuni comparti hanno ricevuto altri fondi dal governo. Come per esempio le Funzioni centrali. Oltre agli aumenti del contratto, i dipendenti dei ministeri e delle Agenzie fiscali, hanno ottenuto anche un adeguamento delle indennità di amministrazione e, con il decreto sulla Pa che sta per essere pubblicato, anche un aumento dei premi. Lo stesso vale per gli infermieri. Per loro gli aumenti contrattuali andrebbero a sommarsi alle indennità di pronto soccorso e alle altre «specifiche» finanziate con le ultime leggi di Bilancio.

L’APPUNTAMENTO

Giovedì prossimo l’Aran presenterà il Rapporto semestrale sulle retribuzioni dei dipendenti pubblici. E qualche sorpresa potrebbe arrivare. Funzioni centrali e Sanità, con aumenti e fondi, sarebbero vicine al recupero integrale del potere d’acquisto perso nell’ultimo triennio. Il vero problema restano gli Enti locali. I dipendenti dei Comuni hanno degli stipendi di partenza più bassi di quelli dei ministeriali. Ragione per cui negli ultimi anni si è registrata una «fuga» di questo personale verso le amministrazioni centrali dello Stato. L’Anci nei giorni scorsi ha scritto una lettera al governo per chiedere di trovare delle soluzioni al problema, stanziando nuovi fondi e liberando i sindaci dai vincoli sul salario accessorio. Si vedrà.

IL PUNTO

Ma c’è un punto forse più importante degli altri. Il governo, per la prima volta in assoluto, ha già stanziato i soldi necessari a rinnovare altre due volte i contratti pubblici. Avviando subito le trattative si potrebbe arrivare in tempi brevi a ottenere gli aumenti per il triennio 2025-2027, per il quale ci sono a disposizione 11 miliardi in tutto. Un altro aumento del 6 per cento al quale, per adesso, potranno avere eventualmente accesso solo i dipendenti dei ministeri, gli unici che hanno firmato il contratto. In questo modo però, per i dipendenti comunali la distanza con i colleghi dello Stato centrale si allargherà. Così come, molto probabilmente, la voglia di cambiare amministrazione. Un problema dal quale sarà difficile sfuggire ancora per molto tempo.

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