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Ha fatto riaprire le indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi che hanno portato alla notizia del coinvolgimento di De Pedis, ma non è stata chiamata a parlare in commissione d’inchiesta. Lo stesso presidente della bicamerale ha spiegato il perché.
A sinistra Sabrina Minardi, a destra Emanuela Orlandi.
A qualche giorno dalla morte di Sabrina Minardi, il presidente della commissione bicamerale d’inchiesta sui casi di scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, Andrea De Priamo ha spiegato perché non è mai stata convocata davanti ai membri dell’organo parlamentare.
“A poche ore di distanza c’è già chi pensa di sollevare la polemica relativa al fatto che non fosse stata audita dalla Commissione che presiedo in questi primi dieci mesi di attività”, ha dichiarato per prima cosa De Priamo in una nota, diffusa per spiegare le ragioni per cui Minardi, nonostante il ruolo centrale e in quanto indagata nel corso delle seconde indagini della Procura di Roma.
Il senatore Andrea De Priamo.
La nota di De Priamo sulla mancata audizione di Sabrina Minardi in commissione
“Voglio quindi ricordare che la Commissione ha richiesto, tra i primissimi documenti, quelli relativi alle dichiarazioni della Minardi sul presunto coinvolgimento di Enrico De Pedis nella scomparsa di Emanuela Orlandi, oggetto di indagini della Procura di Roma dal 2008 al 2015, vagliate dalla Procura, dal GIP e dalla Cassazione e ritenute contraddittorie e inattendibili”, ha esordito De Priamo, spiegando le ragioni per cui non siamo riusciti ad assistere ad un’audizione di Sabrina Minardi.
Sabrina Minardi.
“Stiamo dedicando a questo, come agli altri filoni istruttori, la massima serietà e attenzione e nessuno dei commissari sia di maggioranza che di opposizione, fino ad oggi, aveva manifestato l’urgenza di convocare in audizione Sabrina Minardi, anche tenuto conto delle sue fragilissime condizioni di salute fisica e psichica”, ha aggiunto poi il senatore.
Il lavoro della commissione bicamerale d’inchiesta
E poi ha precisato, cercando di ricostruire in maniera più generale il lavoro che fino ad ora è stato svolto dalla commissione bicamerale d’inchiesta sui casi di scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori: “Stiamo lavorando con un metodo serio e rigoroso e con un ordine dei lavori fino ad oggi sempre condiviso, per sfrondare questa vicenda dalle false piste, dalle sceneggiature e da narrazioni sensazionalistiche, nel rispetto prima di tutto di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, e proseguiremo incessantemente in questa direzione“, ha poi concluso.
Pietro Orlandi su Sabrina Minardi e la commissione bicamerale
“Tre inchieste aperte. E cosa aspettavano a risentirla? – è la domanda che si è posto Pietro Orlandi non appena appreso della morte di Sabrina Minardi – Avrebbe potuto fornire spiegazioni su alcuni punti ritenuti molto attendibile da chi indagò all’epoca come ex capo della Mobile Rizzi, la sua vice Petrocca, la stessa pm Maisto, la magistrata che con Capaldo seguì le indagini che credeva molto nelle sue dichiarazioni (morta anche lei, nel 2022, ndr)”.
Poi ha aggiunto: “Ho provato tante volte ad incontrarla ma non ha mai voluto. Nessuno dal 2015 l’ha più ascoltata tra inchiesta Vaticana, Procura di Roma, Commissione bicamerale d’inchiesta”, ha ribadito, nonostante la donna sia comparsa anche nel documentario di Netflix Vatican Girl nell’autunno del 2022.
Perché ascoltare Sabrina Minardi
Eppure ricevere in audizione Sabrina Minardi sarebbe potuto essere utile sotto molteplici aspetti. Con le sue dichiarazioni del 2006, è stata proprio lei a porre le basi per la riapertura delle nuove indagini in Procura a Roma nel 2008. “L’abbiamo portata in una casa con vasti sotterranei a Monteverde, poi a casa mia a Torvajanica. Una volta tornata a Roma, l’abbiamo lasciata ad un prete, davanti al benzianaio vicino al Vaticano”.
Questa la dichiarazione di Minardi che ha portato a riaprire le indagini e che, per la stessa Minardi, è costata l’iscrizione nel registro degli indagati. Oltre a lei anche altre persone che gravitavano nella malavita romana e un prete. Si tratta di Sergio Virtù, l’autista di fiducia di De Pedis; Angelo Cassani detto Ciletto; Gianfranco Cerboni, detto Giggetto e, infine, monsignor Pietro Vergari, ex rettore della basilica di Sant’Apollinare dove, come poi si è scoperto, era stato sepolto De Pedis.
L’inchiesta, però, si è chiusa con l’arrivo del nuovo procuratore Giuseppe Pignatone e con l’archiviazione del caso: gli indagati, pertanto, non sono mai stati giudicati o assolti. La loro posizione è semplicemente caduta. “Non ti preoccupare, mo arriva il procuratore nostro”, diceva a questo proposito la vedova di De Pedis a Don Vergari, preoccupato, sebbene secondo quanto dichiarato in commissione d’inchiesta dallo stesso Pignatone dicesse non nostro bensì nuovo.
Don Vergari, a differenza di Minardi, è stato ascoltato dalla commissione bicamerale d’inchiesta, per cercare di chiarire possibili legami fra la vicenda di Emanuela Orlandi e De Pedis: “Poteva essere vero“. Con la morte di Minardi, però, rischia di chiudersi quella che aveva rappresentato una pista importante, che ha aperto la strada agli intrecci fra Vaticano e malavita romana almeno negli anni Ottanta.
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