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Non solo guerre di dazi e conflitti armati animano il mondo dei consumi e mantengono vivo il rischio di rincari dei prezzi. Da considerare ci sono anche e soprattutto le nuove abitudini dei consumatori che chiedono a marchi e insegne della distribuzione un’ampia scelta di assortimento e una disponibilità immediata di gran parte dei prodotti. A monte, allora, per garantire la sostenibilità del sistema, la logistica italiana si reinventa. Parole d’ordine: più magazzini sparsi sul territorio, meglio se di dimensioni contenute, e capacità di consegne più piccole ma più frequenti. Insomma, un mercato difficile che si aspetta un 2025 internazionalmente ancora più delicato di un 2024 vissuto in un clima d’incertezza.
La logistica italiana raggiungerà i 130 miliardi di euro
Comunque, le prospettive sono positive stando ai dati dell’Osservatorio Contract Logistics «Gino Marchet» del Politecnico di Milano. La logistica tricolore chiude l’anno appena finito con un fatturato di 117,8 miliardi di euro e una crescita nominale dell’1,7%. Da oggi fino al 2030, poi, secondo le rilevazioni di Mordor Intelligence, si arriverà a toccare quota 140-141 miliardi di dollari (circa 130 miliardi di euro).
Modelli logistici più efficienti per affrontare le sfide globali
Sotto i riflettori, seguendo trend internazionali, arrivano sia settori tradizionali per la logistica e i trasporti come il food, i prodotti non alimentari tra l’elettronica di consumo e l’arredamento o l’automotive, ma anche comparti specifici come sanità, aerospaziale e difesa, guardando all’indagine Grand view research di Horizon che, non a caso, stima il mercato globale della logistica con un valore 2024 di 3.931,8 miliardi di dollari e una crescita fino ai 5.951 miliardi entro il 2030. Il tasso di crescita annuale composto è del 7,2% tra il 2025 e il 2030 e del 51% complessivamente. «La logistica si sta spingendo verso modelli più efficienti e responsabili perché il settore sa che deve diventare più resiliente alle sfide globali», spiega Andrea Franceschelli, vicepresidente e d.g. di Due Torri, azienda emiliana della logistica integrata e specializzata nella gestione di tutte le attività e i processi di magazzino. «In particolare, noi immaginiamo la nostra evoluzione sia ottimizzando gli hub logistici esistenti, soprattutto quelli più recenti a Pavia e Verona, sia guardando a possibili acquisizioni. Operazioni che possono focalizzarsi su settori complementari o diversi al nostro». Due esempi su tutti: allargarsi al mondo del packaging, producendolo o progettandolo su richieste ad hoc, e in parallelo accelerare nella progettazione della logistica, ossia analizzando per i brand e le insegne-clienti i flussi di trasporto, canale di vendita per canale di vendita.
Il settore italiano è composto da aziende piccole e locali
Due Torri ha chiuso il 2024 con ricavi per 21,3 milioni di euro, in crescita del 16% grazie ai suoi dieci hub logistici, mentre per l’anno appena iniziato Franceschelli proietta un prudenziale +10%.Certo è che il mercato della Penisola è composto da tante aziende molto piccole e locali, a cui si affiancano quelle di medie dimensioni e a cui si aggiungono in ultima analisi le grandi multinazionali estere. Ecco perché, rilancia Franceschelli (3ª generazione di famiglia al timone di Due Torri), «il mercato italiano ha bisogno di mostrare i muscoli, di consolidarsi».
L’Europa è terza dopo Asia-Pacifico e Nord America
Del resto, è vero che le sfide globali non mancano. Intanto perché l’area Asia-Pacifico s’impone come il mercato a maggior crescita, ruolo finora interpretato dal Nord America. Secondo Horizon, nel 2024 in termini di fatturato, la regione Asia-Pacifico ha rappresentato il 35,1% del business mondiale con un valore di 1.380,3 miliardi di dollari. Il Nord America mantiene il secondo posto con un fatturato di 936,9 miliardi di dollari e una quota di mercato del 23,8%. Terza posizione per l’Europa che conferma un business di 782,8 miliardi di dollari e una quota del 19,9%.
Franceschelli: l’Italia può giocare una partita importante
Nei piani di Due Torri così come di tutto il settore tricolore, però, c’è già una sfida a brevissimo termine: dopo un primo bimestre 2025 positivo, accompagnare e supportare come partner dei trasporti e sempre più come consulenti logistici quelle aziende, tra cui la manifattura e il made in Italy esportatore, che hanno scelto per il momento posizioni attendiste. Pur a fronte di questo scenario complesso, tuttavia, «l’Italia può giocare una partita importante, condizionata dall’innovazione tecnologica e dall’integrazione di soluzioni digitali per rispondere alle esigenze di trasporto, stoccaggio e distribuzione delle merci», conclude Franceschelli.
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