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C’è un nome che scuote l’Anm. Perché la politica, quella di destra, entra a sorpresa anche nell’Associazione nazionale magistrati. Per giunta in un organismo – il Collegio dei probiviri – chiamato a istruire i dossier, giudicare, e infine sanzionare i colleghi che sbagliano. La nuova Anm, che vede al vertice il torinese Cesare Parodi di Magistratura indipendente, ha scelto i componenti del nuovo Collegio. Proprio quello che, in passato, ha “giudicato” ed espulso il 19 settembre del 2020 Luca Palamara. Quattro nomi, rispettivamente indicati dalle quattro correnti che fanno parte del governo dell’Anm, Magistratura indipendente, Area, Unicost e Magistratura democratica. E tra i magistrati, tutti in pensione, scelti per farne parte ecco la sorpresa. Perché accanto a quattro toghe al di sopra di ogni sospetto, ce n’è una, Sebastiano Neri, che sorprende per la sua biografia, in cui si mescola la sua vita da magistrato con l’attività politica, svolta tutta tra Alleanza nazionale e il Movimento autonomista siciliano. Pur tra forti dubbi e perplessità dei colleghi, il suo nome diventa ufficiale.
La scelta di Mi – Ogni corrente, nell’ultimo Comitato direttivo centrale di sabato, ha indicato il suo “uomo”. Magistrati al top come l’ex procuratore di Torino, e per anni pm di Milano, Armando Spataro, scelto da Area democratica per la Giustizia. E ancora Carlo De Chiara, esperto di diritto civile in Cassazione, indicato da Magistratura democratica. E poi Filippo Pennisi, ex presidente della Corte di Appello di Catania, scelto da Unicost, e Rosario Russo, già pm in Cassazione, per gli “anti-correnti” di Articolo 101. Ed è Magistratura indipendente, la corrente di destra delle toghe, maggioritaria per numeri sia all’Anm che al Csm, che sceglie Neri. Con il via libera del suo segretario Claudio Galoppi, che certo ha piena esperienza dei rapporti con la politica, da ex componente del Csm dov’era stabile la sua alleanza con l’attuale ministro delle Riforme Maria Elisabetta Alberti Casellati, di cui, quando era presidente del Senato, è stato anche apprezzato consigliere giuridico.
La carriera politica (tutta a destra) – Proprio da Mi, corrente con cui da sempre simpatizza il Guardasigilli Carlo Nordio – è di Mi il suo capo dell’ufficio legislativo Antonello Mura – ecco il nome di Sebastiano Neri, detto Nello, che stride per il suo passato politico. Nel 1994 viene eletto alla Camera a Paternò, in quota Alleanza nazionale, nel Polo del buongoverno che teneva a braccetto berlusconiani e finiani, Ignazio La Russa compreso, da sempre potente cittadino proprio di Paternò, il collegio dove si candida Neri. In auge al punto da diventare subito responsabile Giustizia di An. Due anni dopo viene rieletto e fa parte della Commissione Giustizia. Sette anni dopo rieccolo in Sicilia, candidato alle regionali, nel listino per Salvatore Cuffaro (poi condannato in via definitiva per favoreggiamento a Cosa nostra) che corre per il vertice della Regione: ma non ce la fa, arriva solo primo dei non eletti. E allora si rimette addosso la toga, ma viene nominato subito capo dipartimento degli Affari di giustizia dall’allora Guardasigilli leghista Roberto Castelli. La sorte lo aiuta, ed entra a far parte nel 2003 nell’Assemblea regionale siciliana grazie al decesso di un deputato. Rompe con An e passa nel Movimento per l’Autonomia. Diventa pure sindaco di Lentini un anno dopo, ma decade in quanto incompatibile con lo scranno regionale.
La posizione anti-sciopero – La sua ambizione resta quella di tornare a Roma, in Parlamento, dove riapproda nel 2006, stavolta nella lista che vede assieme la Lega Nord e il Movimento per l’Autonomia. Ai voti è sconfitto, ma subentra a un collega. Ovviamente anche in questa legislatura fa parte della Commissione Giustizia. Nel 2008 ci prova di nuovo con il Movimento fondato da Raffaele Lombardo, ma non viene eletto: allora si rimette la toga e va a lavorare in Corte d’Appello a Roma. Ma la politica gli resta nel sangue e con il gruppo Forza Sud ritenta la corsa a sindaco di Lentini, ma è sconfitto di nuovo al ballottaggio. A quel punto si sistema alla Corte d’Appello di Messina come presidente di sezione. Ed ecco ora la nuova avventura: giudicare e punire i colleghi che sbagliano come proboviro dell’Anm. Di sicuro seguendo le dritte dei suoi ex compagni di militanza politica, che adesso hanno in mano le redini del governo e cercano ogni occasione buona per bacchettare i magistrati. Il neo-proboviro, peraltro, si è pure schierato apertamente contro l’iniziativa più importante organizzata negli ultimi anni dall’Anm, lo sciopero per contestare la separazione delle carriere: proprio nel giorno dell’astensione dalle udienze, il 27 febbraio, ha definito la mobilitazione “inutile”e un’”incomprensibile difesa dello status quo”, liquidando a “fake news” il pericolo di sottoposizione del pm al governo.
La retromarcia (promessa) – Dopo l’uscita dell’articolo del fattoquotidiano.it, il presidente dell’Anm Parodi informa che Magistratura indipendente indicherà un nuovo componente del collegio al posto di Neri, “al fine di consentire di escludere anche in astratto valutazioni politiche in sede disciplinare, vista la pregressa attività politica del collega”. Il nome individuato è quello di Carmelo Marino, magistrato in pensione e presidente della Corte d’Appello di Ancona fino al 2017. La sostituzione, tuttavia, potrà essere formalizzata solo alla prossima seduta del Comitato direttivo, prevista per il prossimo 5 aprile: fino ad allora, l’ex deputato di An sarà formalmente uno dei probiviri dell’Associazione e potrà esercitare la sua funzione. Parodi specifica inoltre che il profilo di Neri non è “in alcun modo censurabile” dal punto di vista professionale: “Èstato nominato nel 2016 con parere unanime dal Csm come presidente di sezione di Corte d’Appello di Messina, e ha terminato come presidente facente funzione di tale ufficio”, ricorda.
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