Uniti, ma a fatica. La sfida del governo innervosisce i giudici

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A dispetto del momento delicatissimo e dei ripetuti appelli all’unità, tra le toghe dell’Anm il clima è teso: l’intenzione di proseguire sulla via della protesta contro la riforma della separazione delle carriere, dopo l’80% di adesione alle sciopero della settimana scorsa, c’è. Però manca l’accordo su come muoversi. E soprattutto su come affrontare le onde del dibattito pubblico. Così, la riunione del comitato direttivo centrale dell’associazione dei magistrati di ieri in Cassazione è andata molto oltre il contenuto molto burocratico dell’ordine del giorno. Tutta la discussione, in mattinata e per buona parte del pomeriggio è ruotata intorno alle comunicazioni fatte dal presidente Cesare Parodi e dal segretario Rocco Maruotti sull’infruttuoso incontro andato in scena mercoledì pomeriggio a palazzo Chigi con la premier Meloni, i vice Tajani e Salvini, il ministro Nordio e il sottosegretario Mantovano.

TUTTI soddisfatti perché la giunta dell’Anm ha tenuto il punto sul no alla riforma. Con qualche distinguo soprattutto dalle parti di Magistratura indipendente, la destra giudiziaria, le cui anime interne non sono tutte d’accordo sulla linea critica verso il governo. Ècosì che quattro righe di «mozione di fiducia» verso la giunta presentate dal consigliere di Area democratica per la giustizia Domenico Pellegrini stava per combinare un pasticcio. In sé si trattava di un affare piuttosto neutro (questo il testo: «Il comitato direttivo centrale esprime pieno apprezzamento all’operato della giunta in ordine alle attività di preparazione ed organizzazione sia dello sciopero che dell’incontro con la presidente del Consiglio»), ma intorno all’ora di pranzo ci si è resi conto che le cose potevano mettersi male, con la giunta che si sarebbe ritrovata con meno consensi rispetto a quelli incassati appena un mese fa quando era stata eletta. I problemi sarebbero arrivati, oltre che dai due consiglieri «anti correnti» di Articolo 101, proprio da Magistratura indipendente. Per Parodi sarebbe stato un guaio perché, se Area, Magistratura democratica e Unicost avrebbero di certo votato compattamente a favore, il numeroso gruppo della destra avrebbe fatto registrare qualche defezione.

Il presidente Mattarella è un personaggio straordinario. Al Quirinale sarà un momento importante e non puramente formaleCesare Parodi

UN’EVIDENZA di cui si era accorto anche lo stesso presidente, che davanti ai cronisti, con invidiabile aplomb, ha tessuto le lodi della sua corrente (Mi, appunto) parlando del «profondo rispetto che c’è per la libertà e le posizioni personali». In altre parole si elogiava il fatto che possano esistere posizioni diverse in seno allo stesso raggruppamento. Un discorso nobile, molto liberale, ma le conseguenze politiche di una spaccatura interna non sono affatto difficili da immaginare: da una parte i contrari sarebbero emersi come quinta colonna del governo all’interno dell’Anm, dall’altra sarebbe stata la parola fine sull’unità delle toghe. È per questo che, tra questioni tecniche, motivi di opportunità e giramenti di testa, alla fine la mozione di fiducia è stata ritirata.

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RINVIATO anche un anche un altro punto che, quando tornerà (e lo farà), appare destinato a creare scompiglio. Lo ha proposto sempre Mi e riguarda la regolamentazione della presenza dei magistrati alle iniziative di partito. Vorrebbe dire che, quando ci sarà la campagna referendaria e le toghe verranno chiamate un po’ ovunque a dire la loro, bisognerebbe evitare di andare agli appuntamenti organizzati dalle forze politiche, che notoriamente dispongono dei palcoscenici migliori. Non sfugge che nei giorni scorsi era sorta una polemica contro Eugenio Albamonte, esponente di Area, che tre settimane fa era andato al circolo del Pd Italia-Lanciani di Roma per parlare proprio della riforma della giustizia. Un eventuale divieto però riguarderebbe anche altre situazioni, come quella dell’ex presidente Giuseppe Santalucia che prima di Natale era andato ad Atreju, la festa nazionale di Fratelli d’Italia. «Se, per esempio, l’Anm di Palermo mi chiamasse per parlare di Chiara Ferragni di certo non andrei – taglia corto Maruotti -, ma se il Pd o FdI mi invitassero a parlare di giustizia non vedo perché non dovrei farlo».

AD OGNI MODO, la campagna contro la riforma proseguirà. «Ovunque», specifica Parodi. Entro marzo, infine, la giunta dell’Anm sarà ricevuta da Mattarella. «È un personaggio straordinario per chiarezza, lucidità e coraggio – ha detto ancora Parodi -. Al Quirinale sarà un momento importante e non puramente formale». Poche parole, infine, sull’ultima gogna imbastita dal governo contro i giudici delle sezioni unite della Cassazione «colpevoli» di aver dato ragione a un migrante della nave Diciotti e avergli accordato un risarcimento (che dovrà pagare il governo): «Ci sentiamo avviliti e umiliati, ma purtroppo non è una novità».



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