Un Fondo Sovrano arabo saudita, con un patrimonio totale stimato di oltre 925 miliardi di dollari. Sede a Riad, capitale del Regno. Il presidente è il principe ereditario Mohammad bin Salman Al Sa’ud, “MBS”, l’uomo che – dopo essere riuscito a far dimenticare l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi e le polemiche che ne erano seguite – punta ora a far diventare glam il suo Paese (e suo va inteso nel senso che è letteralmente di sua proprietà). Suonerebbe anche un po’ buffo, quel PIF – se non fosse l’acronimo di Public Investment Fund, in arabo Ṣundūq al-Istiṯmārāt al-’āmma.
Di buffo in realtà c’è davvero ben poco: si tratta di un Fondo tra i più grandi e potenti del mondo, che dal 1971, anno di fondazione tramite un regio decreto, accompagna lo sviluppo dell’Arabia Saudita sotto i dettami della famiglia al potere, i Sa’ud. Un investitore globale, che gioca a tutto campo ed in tutti i campi, ed ha messo gli occhi su Grottaglie. Per la precisione, sullo stabilimento Leonardo – e su quella Divisione Aerostrutture oggi in crisi e che conta una stabilimento anche a Foggia. Dieci anni fa il Consiglio dei ministri saudita ha autorizzato il PIF a finanziare nuove iniziative, all’interno e all’esterno dell’Arabia, indipendentemente o in collaborazione con il settore pubblico e privato, senza il preventivo consenso degli stessi ministri: insomma, bin Salman e il suo braccio finanziario non devono rendere conto a nessuno.
E’ stata una delegazione del Fondo Sovrano saudita a visitare gli stabilimenti della Divisione Aerostrutture, nei giorni scorsi, e tra questi anche quello grottagliese; il Public Investment Fund di MBS sarà il partner a cui affidare il rilancio della stessa Divisione e della fabbrica che, tra ulivi e ceramiche, molti chiamano ancora “l’Alenia”. Tra i sindacati serpeggia inquietudine, per la svolta che viene data come più che probabile, nell’ambito dei patti firmati da Giorgia Meloni con il principe nel corso della trasferta in Arabia della premier italiana.
Il coordinamento delle Rsu Fiom Cgil della divisione Aerostrutture ha sottolineato come «dopo le tante notizie circolate negli ultimi mesi e dopo la visita a Pomigliano, Nola, Foggia e Grottaglie dei rappresentanti del fondo saudita, occorre chiarezza e trasparenza. Il prossimo Osservatorio Strategico, che si svolgerà alla presenza dell’amministratore delegato Cingolani e dei segretari generali, sarà un primo passaggio e deve essere l’avvio di un percorso di confronto». I metalmeccanici della Cgil ritengono «fondamentale che vengano confermate e rafforzate le missioni produttive e preservate tecnologie, competenze e know how degli stabilimenti, escludendo qualsiasi cessione di attività comprese quelle cosiddette “a basso valore aggiunto”». La Fiom e la Rappresentanza sindacale «non si sottrarranno al confronto in stretta relazione con le lavoratrici e i lavoratori, con i quali si condivideranno tutti i passaggi di questa complicata e delicata situazione, non escludendo eventuali iniziative da mettere in campo per salvaguardare un asset strategico non solo per il Mezzogiorno, ma per tutto il sistema Paese».
La Uilm da parte sua ha riunito a Roma il Coordinamento dei delegati e dei territori della Divisione Aerostrutture della Leonardo, alla presenza del segretario generale Rocco Palombella. Al centro delle riflessioni di tutti i partecipanti la paventata partnership con il PIF. «Noi ripartiamo da quanto l’amministratore delegato affermò lo scorso 14 novembre durante l’incontro di Osservatorio Strategico ai Segretari Generali di Fim, Fiom, Uilm – Niente vendita, nessuno scorporo della Divisione Aerostrutture. Da qui si riprende il ragionamento», secondo i metalmeccanici Uil. «Nessuno di noi, partendo dai delegati e fino al Segretario Generale ignora che la Divisione Aerostrutture sta continuando a patire difficoltà che sono state acuite dalle criticità della Boeing che non riesce a risollevarsi e che quindi penalizza gravemente soprattutto il sito di Grottaglie» continuano. «Questo non è il solo interrogativo, perché su tutta la Divisione aleggia il tema della possibile evoluzione industriale con cui è arrivato il momento di confrontarsi e che riguarda in realtà tutti i siti e che coinvolge proprio per l’incidenza geografica della Divisione Aerostrutture, un pezzo di Paese e tutta la rete dell’indotto dell’Aerospazio, settore che oggi vive una fase di sviluppo importante su tutto il territorio nazionale. Abbiamo sempre sostenuto, anche con gli accordi firmati di cui rivendichiamo la valenza, che Leonardo doveva impegnarsi a diversificare le attività, a sterilizzare gli effetti della monocommittenza e ad investire per essere pronti ad acquisire nuovo lavoro. Proprio per queste ragioni sosteniamo con convinzione che non abbiamo alcuna preclusione o pregiudizio verso accordi che possano favorire il futuro industriale della Divisione Aerostrutture e di un pezzo importante del Paese». La linea invalicabile per il sindacato sono «operazioni di scorporo della Divisione o qualsiasi operazione finalizzata alla cessione di un asset industriale ed alle competenze sviluppate nel tempo: la Divisione deve rimanere nel perimetro della one company al 100%. Su questo tema pretenderemo chiarezza il prossimo 11 marzo, durante l’incontro fissato con l’amministratore delegato di Leonardo».
A Grottaglie intanto è ripartito, finalmente, il tavolo permanente sulla “Vertenza Leonardo spa Divisione Aerostrutture”.
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