se i “repeaters” scappano, cosa resta?

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La Calabria, terra di straordinaria bellezza e potenzialità turistica, vive da anni un paradosso: nonostante le sue risorse naturali e culturali uniche, il settore turistico dipende quasi esclusivamente dai repeaters, ossia da quei visitatori abituali che tornano anno dopo anno. Questa fedeltà, se da un lato garantisce una certa stabilità economica, dall’altro espone la regione a un rischio enorme: se questi turisti affezionati dovessero smettere di scegliere la Calabria, il sistema turistico crollerebbe. Oggi, però, questa minaccia si fa sempre più concreta. La cattiva gestione dei servizi turistici, il degrado ambientale e l’inquinamento del mare stanno erodendo la fiducia anche di chi ha sempre amato la Calabria. Il rischio non è solo quello di non attrarre nuovi turisti, ma di perdere persino quelli storici.

I dati

Secondo i dati del Piano Regionale di Sviluppo Turistico Sostenibile 2023-2025, la Calabria è una delle regioni italiane con la più bassa quota di turisti stranieri: appena il 15% del totale. A confronto, regioni simili come la Puglia e la Sicilia attraggono più del doppio dei visitatori internazionali. Questo significa che il turismo calabrese si regge quasi interamente su italiani, in particolare su chi ha già visitato la regione in passato e decide di tornare. Uno studio di Unioncamere Calabria rivela che il 47,4% dei turisti sceglie la Calabria perché ci è già stato, mentre un altro terzo proviene da regioni vicine come Campania, Lazio e Puglia. In pratica, la Calabria non sta ampliando il proprio bacino turistico, ma si affida a una clientela affezionata, che però non può garantire una crescita sostenibile nel lungo periodo. Ma cosa succederebbe se anche questi visitatori decidessero di non tornare?

La “pazienza ha un limite”

Chi sceglie la Calabria lo fa perché ama la sua autenticità, la sua ospitalità, le sue spiagge e la sua cucina. Ma anche la pazienza di chi è affezionato a questa terra ha un limite. Uno dei problemi più gravi è l’inquinamento del mare, segnalato sempre più spesso dai turisti sui social network e dalle associazioni ambientaliste. Durante la stagione estiva, diverse località balneari hanno registrato la presenza di acque torbide, schiume sospette e odori sgradevoli, segnali inequivocabili di una gestione non ottimale degli scarichi fognari e delle depurazioni. A peggiorare il quadro, la gestione dei servizi turistici lascia ancora molto a desiderare. I trasporti pubblici risultano inaffidabili, rendendo difficoltosi gli spostamenti tra le mete turistiche, mentre la manutenzione delle spiagge è carente, con molte aree balneari che presentano rifiuti lasciati dai bagnanti e una pulizia insufficiente. Le strutture ricettive, per lo più di fascia media, offrono servizi basilari e non riescono a differenziarsi rispetto alla concorrenza, mentre i prezzi crescono senza che ci sia un reale miglioramento della qualità dell’offerta.

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Azioni concrete e immediate

Se queste problematiche persistono, anche chi fino ad oggi ha chiuso un occhio per amore della Calabria potrebbe decidere di non tornare più. Il tempo per invertire la rotta c’è, ma servono azioni concrete e immediate. Migliorare il sistema di depurazione delle acque e attuare controlli più severi sugli scarichi illegali dovrebbe diventare una priorità. Investire in un sistema di monitoraggio continuo della qualità delle acque e pubblicare dati trasparenti in tempo reale darebbe ai turisti maggiore fiducia. Senza una rete di trasporti efficiente, molti visitatori potrebbero preferire altre destinazioni. Servirebbero navette turistiche, collegamenti più rapidi tra aeroporti e località di mare e un potenziamento delle ferrovie regionali. Le spiagge sono la principale attrazione della Calabria, ma senza un sistema di controllo rigoroso sulla gestione dei rifiuti e campagne di sensibilizzazione si rischia di comprometterne il valore. Anche le strutture ricettive dovrebbero essere incentivate a migliorare la qualità dei servizi offerti, puntando su innovazione, digitalizzazione e formazione del personale.

La Calabria come destinazione più ambita del Mediterraneo

La Calabria non può più permettersi di vivere solo grazie ai repeaters. Se i turisti abituali smettono di tornare, il turismo regionale rischia un collasso irreversibile. La qualità del mare e dei servizi deve migliorare per mantenere la fiducia di chi già conosce questa terra, mentre è essenziale aprirsi ai mercati internazionali per garantire un futuro solido al settore. La Calabria può diventare una delle destinazioni più ambite del Mediterraneo, ma per farlo deve cambiare passo. Il tempo delle scuse è finito: o si agisce subito, o si perderà l’unica vera risorsa su cui il turismo calabrese si regge ancora.

 



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