Oltre 5 miliardi in più l’anno, no di Crosetto al piano Masiello

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L’idea di avere 40mila soldati aggiuntivi fu già proposta dal capo di stato maggiore dell’esercito. Il ministro della Difesa attacca: «Non basta un semplice aumento di organici, serve riforma complessiva»

Il piano per rinforzare l’esercito da qui ai prossimi dieci anni esiste solo come ipotesi. Di concreto non c’è nulla. Anche perché prima di lanciarsi in operazioni del genere serve la calcolatrice: il costo dell’operazione si aggira almeno sui cinque miliardi all’anno quando (ammesso che accada) il meccanismo andrebbe a pieno regime.

Una cifra che è al netto del futuribile aumento delle spese per l’acquisto di armamenti, che è un capitolo a parte (comunque sostanzioso) e che a sua volta potrebbe provocare esborsi per decine di miliardi di euro.

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Si parla di cifre enormi come fossero bruscolini, insomma. E sono però le prime stime economiche sul progetto trapelato dalla Difesa – riportato da Repubblica e La Stampa – su una possibile campagna di potenziamento degli organici delle forze armate. Si tratta di un ritorno in campo dell’idea, descritta da mesi dal capo di stato maggiore dell’esercito, Carmine Masiello. Nei fatti non c’è nulla di più rispetto al ragionamento esplicitato peraltro in un’audizione a Montecitorio a fine gennaio.

Non in nome di Crosetto

Ma guai a parlare di piano di Crosetto. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha subito preso le distanze dalla paternità dell’iniziativa: «Facciamo finta che esista un presunto studio di diversi scenari possibili, fatto dall’organo tecnico della Difesa. Normale che nel giro di poche ore diventi il “piano del ministro”?», ha scritto su X con toni perentori.

Crosetto ha quindi ribadito la volontà di portare la questione nei luoghi istituzionali più opportuno, la Camera e il Senato: «La consistenza delle Forze Armate è fissata da una legge. Non ho problemi a dire, come ho già detto più volte che quel modello ormai è inadeguato e va cambiato. Lo si farà in parlamento. Ma, a mio avviso, all’interno di un provvedimento molto più ampio che un semplice aumento di organici, che affronti tutti i temi connessi alla difesa e sicurezza».

Il co-fondatore di Fratelli d’Italia non è convinto che mettere più soldati sia sufficiente. Anzi. Il ministro della Difesa, nelle conversazioni private, ha spesso spiegato che preferisce un numero anche ridotto delle forze armate, puntando sull’alta preparazione degli uomini in mimetica. Più qualità che quantità: l’opposto del disegno tratteggiato nelle ultime ore.

La posizione conferma una diversità di vedute con Masiello, con cui i rapporti non sono da tempo idilliaci. Masiello, che pure è stato promosso da Crosetto, secondo molti (generali e Quirinale compreso) avrebbe dovuto prendere il posto di Cavo Dragone a capo di stato maggiore della Difesa. Invece il ministro gli ha preferito un altra eccellenza come Luciano Portolano, che stava però per andare in pensione per limiti di età e che è riuscito a prendere il posto solo grazie alla decisione di Giuseppe Cavo Dragone di anticipare il suo addio di qualche mese.

Il costo del piano

Torniamo al piano. Oggi i militari – escludendo aeronautica e marina – sono poco meno di 100mila, esclusi i civili si arriva intorno a 94 mila unità.

Il piano prevederebbe un potenziamento dunque di circa il 40 per cento rispetto alla dotazione attuale. E qui arriva il nodo tutt’altro che secondario delle risorse.

Nell’attesa di capire la reale declinazione dell’iniziativa, dal bilancio del ministero della Difesa emerge che oggi per l’esercito vengono spesi poco meno di 6 miliardi di euro, esattamente 5 miliardi e 951 milioni di euro. La maggior parte, oltre 5 miliardi di euro, viene assorbita dalle spese per il personale.

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Il resto va alle altre voci, tra cui anche la formazione e gli addestramenti. L’immissione in organico di qualcosa come 40mila soldati comporta una serie di operazioni, che va oltre il semplice arruolamento.

È necessaria un massiccio lavoro di addestramento e di miglioramento della qualità delle dotazioni alle reclute. Al boost del numero di mimetiche nell’esercito corrisponde un sostanziale raddoppio delle spese. Le fonti contattate da Domani ritengono che «sono necessari quantomeno più di 10 miliardi di euro». La linea di demarcazione arriva sugli 11 miliardi di euro di spesa totale.

La stima, poi, si limita all’esercito. C’è da tenere in conto che la crescita numerica delle forze armate tira in ballo pure marina e aeronautica. Appena pochi giorni fa il capo di stato maggiore della marina, Enrico Credendino, ha sottolineato la necessità di avere almeno 9mila uomini in più.

Soldi e richieste

Insomma, tutti bussano alla porta della Difesa per avere militari a disposizione. Solo che tra il dire e l’arruolare, servono le risorse economiche, non solo la riforma della legge a cui ha fatto riferimento Crosetto. Per informazioni rivolgersi al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, da sempre restio ad allargare i cordoni della borsa. Trovando una sponda di Matteo Salvini, a meno che la vicenda non venga presentata come uno strumento di sicurezza interno.

Il segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, l’ha già buttata su questo binario: «Gli investimenti servono per la sicurezza delle città e delle nostre stazioni», ha già messo agli atti replicando al vicepremier leghista. Così per Salvini diventa difficile dire di no. Ammesso che il progetto diventi concreto. Opzione che, al momento, sembra esistere più sulla carta che nella realtà.

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