Nuovo Giornale Nazionale – MELONI E LA DIFESA EUROPEA PRAGMATISMO OLTRE LA RETORICA BELLICA

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di Adolfo Tasinato

Negli ultimi giorni, diversi organi di stampa vicini all’opposizione al Governo di Giorgia Meloni, hanno diffuso un’immagine distorta della posizione del Presidente del Consiglio sul tema della difesa europea. In particolare, testate come Il Sole 24 Ore e Domani hanno cercato di diffondere l’idea che esista una spaccatura insanabile nella maggioranza su questo tema, usando titoli sensazionalistici per attirare l’attenzione e alimentare la narrazione di un Governo debole e diviso.

Leggendo alcuni articoli si ha l’impressione che la destra italiana stia portando avanti un piano di militarizzazione sfrenata e che il Governo sia lacerato da divisioni profonde. Il Sole 24 Ore, ad esempio, parla di un “piano di riarmo e di esercito comune” come se fosse una decisione unilaterale. Domani sottolinea invece presunte divergenze tra Meloni e alcuni esponenti della maggioranza ma senza fornire reali prove di uno scontro interno che nei fatti, viste le dichiarazioni ufficiali, non esiste.

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Ma qual è la realtà?

La posizione del Presidente del Consiglio italiano sul rafforzamento delle capacità difensive dell’Unione Europea emerge con chiarezza, distante dalle semplificazioni e dai toni accesi che caratterizzano il dibattito di altri leader europei che probabilmente hanno la necessità di avere visibilità a scopo interno, nel tentativo di riprendersi una ribalta sempre più precaria.

In particolare alcuni, come il presidente francese Emmanuel Macron, sembrano orientati verso dichiarazioni ad effetto sul tema della difesa, talvolta con toni che sfiorano il bellicismo, Giorgia Meloni ha invece delineato una posizione più realistica e pragmatica sulla questione. Un visione da Leader che non indugia nella ricerca della visibilità a tutti i costi ma che cerca di usare le armi della diplomazia riservata per giungere a risultati di una qualche utilità.

Il Presidente del Consiglio italiano ha esplicitamente respinto l’utilizzo dei fondi di coesione europei per l’acquisto di armamenti, portando avanti una “battaglia per escludere che venissero forzatamente dirottate delle risorse dai fondi di coesione alle spese sulla difesa”. Una posizione che si distacca nettamente da quella di chi vorrebbe un riarmo indiscriminato.

Ricordo che I fondi di coesione europei sono strumenti destinati a ridurre le disparità economiche e sociali tra le diverse regioni degli Stati membri. Il loro obiettivo principale è favorire la crescita, la creazione di posti di lavoro e l’integrazione economica.

Meloni ha inoltre categoricamente escluso l’invio di truppe italiane in territorio ucraino, mantenendo una linea di prudenza che mette al centro gli interessi nazionali piuttosto che assecondare spinte belliciste vere o di facciata. D’altronde ve la immaginate la reazione della Russia alla idea di stabilizzare la eventuale tregua con le truppe di Paesi che hanno sostenuto e tuttora sostengono l’Ucraina, cioè uno dei due belligeranti?

Sicurezza come concetto ampio

Particolarmente significativa è la riflessione della premier italiana sul concetto stesso di “riarmo”, termine che Meloni considera inadeguato per descrivere la strategia di difesa europea. “Il concetto di sicurezza riguarda molti aspetti della vita quotidiana dei cittadini: materie prime, cybersicurezza, infrastrutture critiche”, ha dichiarato, evidenziando una visione multidimensionale che va oltre il semplice potenziamento militare.

Questa impostazione la voglio sottolineare perché dimostra una comprensione sofisticata delle sfide contemporanee alla sicurezza, che non si limitano alla dimensione militare tradizionale ma abbracciano ambiti come la protezione delle infrastrutture digitali e l’approvvigionamento energetico.

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La questione ucraina e la NATO

Sulla delicata questione delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina, la posizione di Giorgia Meloni appare ancora una volta equilibrata. La premier italiana ritiene che l’ambito NATO rappresenti lo strumento più efficace, ipotizzando l’estensione delle tutele previste dall’articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico a Kiev, pur senza prevedere un’adesione  all’Alleanza.

Questo approccio evidenzia un pragmatismo che non indulge né in promesse irrealistiche né in chiusure pregiudiziali, ma cerca di individuare soluzioni concrete nell’ambito degli strumenti esistenti che è quello che bisognerebbe fare quando si discute di questioni cosi delicate

Un nuovo approccio agli investimenti nella difesa

Il governo italiano, ha inoltre chiarito il Presidente del Consiglio, sta lavorando a soluzioni innovative nel quadro della revisione del Patto di Stabilità, tra cui strumenti di garanzia per gli investimenti privati nel settore della difesa. Questo approccio dimostra una visione strategica che cerca di conciliare le esigenze di sicurezza con i vincoli di bilancio, senza ricorrere a soluzioni semplicistiche o a proclami roboanti.

Mentre il dibattito europeo sulla difesa rischia di polarizzarsi tra posizioni ideologiche contrapposte, la linea del Governo italiano si distingue per un pragmatismo che cerca di coniugare la tutela degli interessi nazionali con il rafforzamento della sicurezza europea. Un approccio che, al di là delle narrazioni di parte, testimonia una maturità politica che potrebbe contribuire a un dibattito più costruttivo e meno condizionato da retorica bellicista o da propaganda in stile campagna elettorale.

Maturità politica che sembra far difetto all’opposizione che sbandiera il vessillo europeo per attaccare Trump (e la Meloni) e che poi si ritrova divisa in un campo largo che, per rimanere in tema, appare sempre più un campo minato.

In un momento in cui l’Europa si trova ad affrontare sfide complesse sul piano della sicurezza, l’azione del Governo italiano rappresenta un contributo significativo che merita di essere valorizzato nel dibattito pubblico europeo e che credo sia molto apprezzato dall’altra parte dell’oceano dove, anche sulla questione Ucraina, si hanno le migliori carte da giocare.

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