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Il Milan è in un momento sempre più delicato. Vigilia di campionato per i rossoneri, che nella 28esima giornata di Serie A fanno visita al Lecce con l’obiettivo di interrompere la striscia negativa: parla Sergio Conceicao.
Tre sconfitte consecutive in A per il Diavolo (Torino, Bologna, Lazio) e nono posto in classifica, una situazione difficile alla quale si aggiungono le turbolenti vicende legate al portavoce del tecnico portoghese e alla dirigenza.
In vista della partita di Lecce, Sergio Conceicao è intervenuto in conferenza stampa: le sue dichiarazioni.
IL CAOS SUL PORTAVOCE – “Anche a me dispiace questa situazione, veramente. Non ho capito perché e voglio capire nelle sedi legali, non si capisce cosa ha fatto questo ex collaboratore. Non so se per cattiveria o pagato da qualcuno. Una giornalista mi ha chiamato e mi ha mandato gli screen dei punti a cui si riferiva. L’ha fatto sicuramente per cattiveria. Dispiace per tutti, per quelli che lavorano al Milan. Noi siamo qua tutti i giorni, Ibrahimovic, Moncada e i giocatori. Sono testimoni di questo. Noi tutti insieme, abbiamo avuto una settimana pulita per parlare con la squadra con tutto il gruppo, anche Florenzi che è rientrato. E’ stata la prima settimana e sono contento perché la squadra ha fatto un buon lavoro e sono tutti coinvolti. Sono uscito dal Porto con una situazione non bella e fino ad oggi non ne ho parlato ancora. Immagina allora che io sono qua a lavorare e mi metto a parlare di queste cose delicate. Mi dispiace per la gente coinvolta, risponderà nelle sedi legali perché l’ha fatto e chi l’ha pagato per farlo”.
CHI E’ FRANCISCO EMPIS, L’EX PORTAVOCE DI CONCEICAO
TALENTO E MENO VOGLIA O MENO TALENTO E PIU’ VOGLIA: QUALE VA DI PIU’? – “Per me è stato importante lavorare con tutti i giocatori su cui non hanno lavorato quelli che hanno giocato di più. Se un giocatore viene a Milanello e già parliamo di voglia non va bene, devono averla tutti. E’ qualcosa che deve esserci tutti i giorni in qualcuno che entra a Milanello per difendere questa maglia. Vedo chi mi dà più garanzie per iniziare e chi per subentrare. Tutti hanno dato buone risposte, poi sono io che devo scegliere la strategia migliore per andare a Lecce a vincere una partita difficile”.
COME SI ESCE DA QUESTO MOMENTO NEGATIVO E COME SI SCACCIANO LE ENERGIE NEGATIVE – “Con i risultati. Conosco solo una strada, i risultati. E per ottenerli abbiamo bisogno di due cose: lavorare al massimo e fare di più come squadra, la seconda è credere che gli episodi che succedono di partita in partita gireranno e miglioreremo. Tutto è diverso quando si vince, noi abbiamo bisogno di vincere. Perdere tre partite di fila è una novità anche per me, non ci sono abituato in carriera. Non c’è altra strada, credere e fare, lavorare con la massima convinzione”.
COME RESTARE ATTACCATI ALLA STAGIONE – “Tutte le partite sono decisive da quando sono arrivato qua. Abbiamo 13 partite sicure, 11 in campionato e 2 di Coppa Italia. Guardando questo derby e vedendo le parole di Inzaghi ha detto che possono vincere tre titoli, noi possiamo vincerne due in una stagione negativa. Dobbiamo vincere la prossima partita, è banale ma è così. Se pensiamo in avanti non va bene, dimentichiamo quello che è essenziale per vincere oggi”.
I GIOCATORI HANNO LA VOGLIA DI USCIRE DA QUESTO MOMENTO? – “Sì, ho questa sensazione. In questi due mesi ho avuto giornate difficile in questo senso qua, ma ora convinto che ora sono tutti molto… Quando sono arrivato qua abbiamo avuto 10 giorni incredibili con la Supercoppa, poi contro il Cagliari si è persa quell’anima e quell’energia grandissima presa a Riad. Come media punti eravamo dietro il Napoli in campionato, poi dopo Zagabria è stato brutto con tanti errori, miei e dei giocatori. Dopo questa partita anche le due partite col Feyenoord, episodi di sfortuna… Non posso escludere una cosa dall’altra: Theo ha preso il rosso, ma potevamo 2-3 gol nel primo tempo. In quel momento eravamo in partita ed ero convinto che avremmo vinto. Con l’espulsione è cambiata la partita. Si è persa questa anima che non dobbiamo perdere, altrimenti entriamo in un buco da cui non usciamo più. Sono solo parole, lo so. Ma mi costa, così come costa ai tifosi. Mi costa stare qui con voi e vedere qualcuno di voi al telefonino… Ho un rispetto grandissimo. L’Arsenal ha battuto 7-1 il PSV è la stessa Arsenal contro cui io ho perso ai rigori l’anno scorso. Non è che da un giorno all’altro non capisco più niente di calcio, ho un percorso prima di arrivare qui. Mi devo giustificare tutti i giorni sul perché sono l’allenatore del Milan. Ci sono problemi grandissimi di negatività a tutti i livelli, ma bisogna guardare avanti e vincere. Io parlo, la settimana è stata molto buona a livello di lavoro. Ma non vuol dire che domani vinci 4-0 col Lecce, magari. Non dobbiamo guardare al passato, ma al futuro e il futuro è domani”.
LA FORMAZIONE PROVATA CON TANTI BIG ESCLUSI – “Sono il primo che non voglio perdere. Sarei masochista a pensare di mettere una squadra che non sia la migliore per vincere la partita. Poi ci sono altri momenti, ci sono 90 e più minuti, c’è questa gestione da fare e mi pagano per questo. Io scelgo in base alla forma dei giocatori, ad esempio uno ha tanta qualità e fisicamente non è a posto o in allenamento non mi dà le sensazioni giusti. Non è che hanno firmato per giocare sempre, gioca chi mi dà più garanzie. Pagano i leader domani? Sono io il leader, sono io che pago”.
QUANTO MANCA PER VEDERE IL MILAN CHE VUOLE TATTICAMENTE? – “Si sta lavorando. In questo momento non voglio entrare nello specifico. Giampaolo sarebbe contento se dicessi qualcosa del genere. Stiamo lavorando, la settimana è stata importante per le dinamiche che vogliamo quando abbiamo e non abbiamo la palla”.
ERRORI FUORI CONTESTO CONSEGUENZA DEL CLIMA DI EMOTIVITA’ ECCESSIVA? – “Noi cerchiamo di tranquillizzare i giocatori in quei momenti. Non è che le cose non vanno bene e dobbiamo reagire con poca intelligenza in questi momenti importanti della partita. Quest’anno l’ambiente dall’inizio non è bellissimo, dobbiamo concentrarci su quello che possiamo controllare: prestazione, allenamenti quotidiani. I giocatori devono avere questa responsabilità e ce l’hanno. Ci sono momenti nella vita in cui cerchiamo di fare il passo giusto e non esce quello che vogliamo”.
GIMENEZ NON HA SMALTITO L’INFORTUNIO CON CUI E’ ARRIVATO? – “Sta lavorando. E’ arrivato in un campionato che non è facile, con rispetto per Olanda e Portogallo ma è diverso in Italia. C’è sempre un periodo di adattamento, è normale. Non è che si dice giocare con due punte e si toglie spazio a lui. Non abbiamo castrato la sua qualità come giocatore, anzi: vogliamo che lui metta le sue qualità. E’ quello su cui stiamo lavorando, lui è molto concentrato e ha fatto una bella settimana. Ho visto tanti giocatori nella sua posizione che sono arrivati qua e hanno fatto fatica, guardate Retegui: non è facile arrivare e fare subito 15 gol. Sta lavorando per migliorare”.
DOVE HA SBAGLIATO CONCEICAO DOPO LA SUPERCOPPA? – “Ho sbagliato come sbagliano tutti gli allenatori. Nei principi e di una dinamica di squadra ho le mie caratteristiche personali, quello che faccio lo faccio pensando al meglio. In questo percorso che ho avuto ci sono state più soddisfazioni che cose negative. Fuori dal gioco io e il mio staff abbiamo le nostre dinamiche, sono dinamiche dove il rispetto tra loro, tra lo staff tecnico e loro, tra loro e chi lavora qua è importante. Sono cose che dico anche ai miei figli. Come campo dico che è stata la prima settimana di lavoro sul campo che ho avuto a disposizione. Io provo a sbagliare il meno possibile. Un’esperienza così, anche nei momenti difficili, ti fa crescere”.
DALL’INTERNO COME VIVONO IL MOMENTO NEGATIVO – “Cerchiamo di essere molto concentrati sul lavoro. Zlatan e Moncada sono tutti i giorni qua per fare il meglio per la squadra. Dobbiamo concentrarci su quello che possiamo controllare, fuori sono liberi di giudicare. Qualcuno è stato anche il mio allenatore… Sacchi due mesi fa ha detto che ero un signor allenatore, oggi mi spacca tutti i giorni. Lui ha avuto grandissimi campioni ed ha vinto, gli ho anche mandato un messaggio e non mi ha risposto. Viviamo del momento, c’è grande rispetto, le persone possono dire quello che vogliono”.
COSA HA NOTATO NEI GIOCATORI PIU’ RAPPRESENTATIVI? – “Ci sono due cose, l’allenatore con i giocatori e Sergio Conceicao con Theo Hernandez, Rafa Leao e Mike Maignan. La persona è una cosa, l’allenatore è un’altra. Ho sentito uno dei migliori al mondo, Carlo Ancelotti, dirlo. Si devono dividere le cose. Come persone sono grandissimi ragazzi, come professionisti hanno alti e bassi come tutti. Per questo lavoriamo per migliorare, come hai detto sono giocatori che hanno già dimostrato qua al Milan di poter fare la differenza perché hanno una qualità enorme”.
LE BASI MANCANO: SITUAZIONE IRRECUPERABILE? – “A Zagabria abbiamo preso un gol che succede poche volte, poi c’è stata l’espulsione di Musah e abbiamo anche pareggiato. La base di cui parlavo era l’ambizione che ci portava direttamente agli ottavi di finale. Parlare dopo una sconfitta… Io sono appassionato, vivo le cose in questo modo. Anche se vinco non ho un sorriso pieno, la vivo così tutti i giorni. Sono fatto così, è il mio carattere. Ho 50 anni, è difficile che cambierò. Neanche quando giocavo con i miei figli ero tranquillo, figuriamoci ora nel mio sogno professionale che è stare qua al Milan. È il mio modo di vivere le cose come allenatore. Questa base è avere questo atteggiamento e voglia di migliorare. La vedo? Sì, è chiaro. Altrimenti che ci stavo a fare qua. È difficile spiegare. Contro la Lazio i primi 15 minuti sono stati bruttissimi, ma non era stanchezza. L’ambiente era difficile per i giocatori. Devo stare con la mia squadra, con i miei giocatori e dargli gioia e piacere in un momento difficile. Come uomini e come persone a volte guadagniamo qualcosa in più se pensiamo alle cose positive”.
COSA PIACEREBBE VEDERE DI QUEL SUO PORTO CHE QUASI BATTE L’ARSENAL E CHE QUI NON RIESCE A VEDERE? – “Parlavo di questo quando ho visto la partita. La compattezza, la solidità della squadra, anche con meno qualità tecniche dei miei giocatori di oggi. A livello di organizzazione era fantastico ed è quello che cerchiamo qua. Si parla di un comportamento collettivo quando non abbiamo la palla, deve essere un comportamento armonioso in cui tutti sappiano, portiere compreso, cosa facciamo per portare via palla all’avversario. Tutti i giocatori devono avere un comportamento da soldato. E’ qualcosa che ho avuto in questi anni al Porto e dove ho trovato più difficoltà ora. Abbiamo cominciato a lavorare su una forma diversa, altri tipi di esercizi, per cercare di lavorare a certe cose con quelli che hanno giocato di più. Io cerco di lavorare su questo. Domani un altro Milan dopo una settimana piena di lavoro? Dopo una settimana? Va bene, accetto la sfida”.
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