Alla domanda “ma quali sono le più belle canzoni di Claudio Chieffo?”, ognuno – naturalmente – potrebbe rispondere in modo differente. Oltre 140 titoli: come fai a selezionare? È questione di orecchio, di storia, di cuore. Dal mio punto di vista rispondo così (senza mettere le canzoni in ordine di classifica, una cosa che farebbe troppo Sanremo).
1 – Liberazione Nr.2
Per le sue soluzioni armoniche e melodiche potrebbe forse essere la più bella canzone di Claudio. Sicuramente è tra le più mature, complete e personali. Lo stacco tra strofa dissonante e ritornello melodico è maestoso e appagante. Come anche l’incedere del canto, con il cantautore di Forlì che intona: «Ma Tu, Tu solo puoi riempire il vuoto della mia mente/ aprire il cuore di chi non sente/ e poi giocare coi miei pensieri, farmi sentire come nato ieri».
2 – Reina de la paz
La canzone dove più che mai risalta l’influenza delle melodie mediterranee. Chieffo era un istintivo miscelatore di suggestioni musicali: la canzone francese, il folk, il country, la napoletanità. In questo brano scritto subito dopo gli attentati islamici del 2004, il forlivese raggiunge l’apice della partecipazione. Il tutto con un’idea “collaborativa” di far musica visto che Claudio va a Madrid e la compone con un manipolo di musicisti spagnoli.
3 – Desire
Non molto conosciuta e diffusa, questa canzone del 1992 è dedicata a Bill Congdon, amico di sempre. Contiene alcuni dei passaggi più belli dell’intera produzione di Chieffo: «Io leggo la musica nei campi di grano e lungo i fianchi delle colline». E poi ancora quella percezione che «tutta la musica è una strada di luce che porta a Te, Amico mio». Claudio ne ha incise due versioni (una per chitarre acustiche ed una per piano solo): difficile scegliere la migliore…
4 – Gloria
Un canzone di dolore, di speranza e di compassione: «Volerà nel cielo senza nuvole una voce, un canto inconfondibile/ I bambini di Dio la gloria canteranno liberi/ Di Chi ha fatto la vita e ha dato la speranza agli uomini». È il brano che chiude Chieffo&Piano, l’album magico realizzato nel 1987 insieme a Mark Harris, uno dei più grandi pianisti ed arrangiatori della musica leggera italiana.
5 – Canzone degli occhi e del cuore
Una delle composizioni più intense e commoventi di Chieffo. Alla sua base c’è la storia di amicizia con Pigi Bernareggi, missionario in Brasile. Nel testo si susseguono immagini insolite (cuore piccolo e meschino paragonato ad un paese inospitale; bilanci della vita che imitano gli inventari fatti senza amore). Incisa per la prima volta nel 1982, con l’arrangiamento di Stefano Dall’Ora.
6 – Il popolo canta la sua liberazione
Due accordi, nulla più, ma una forza evocativa e partecipativa davvero straripante. Scritta originariamente come brano conclusivo di una delle rappresentazioni del Teatro dell’Arca, viene prodotto da Chieffo, Massimo Bernardini e dai musicisti della Signora Stracciona nel disco La casa, inciso nel 1977. Da allora è una canzone di impatto sociale, quasi una “risposta” al Pueblo Unido Jamas Serà Vencido di Quilapayun, Sergio Ortega e degli Inti Illimani.
7 – I cieli
Si fa presto a dire “una canzonetta troppo semplice, la poteva scrivere chiunque” parlando dei Cieli. Invece Chieffo mette insieme tutti gli ingredienti che rendono distinguibili i gospel e gli spiritual: scrittura musicale essenziale e quadrata, testo diretto e ben cantabile, contenuti chiari, elementari e non confondibili. Ricordando che quell’autore che scriveva “lui m’ha dato i cieli da guardar” aveva 19 anni.
8 – Padre
Un’altra delle canzoni che potrebbe ambire alla palma “della migliore”. Ed è un titolo che cerca di gettare un raggio di luce sull’oscurità della morte: non esattamente un argomentino da juke box. Ed inoltre quel «tu non sapevi ancora» è detto (e cantato) proprio dal Padreterno, che è il narratore della canzone. Una scelta di coraggio incastonata su un brano di trascinamento e intensità marmorea. Incisa sia nel 1977 che poi nel 2001, insieme a David Horowitz che la rende un titolo da brividi.
9 – Il viaggio
Tra le canzoni di Chieffo che contengono uno dei suoi “topos” ricorrenti (cavalieri, viandanti, cittadelle, viaggi e pellegrinaggi), il Viaggio è quella che si presenta in modo più completo e maturo. Nella sua complessità è quasi una piccola suite armonica che procede per quadri e suggestioni (anche ritmiche) differenti. Appare per la prima volta nel ’33 giri inciso nel 1977.
10 – Ballata dell’amore vero
Con questo titolo si risale ai primi tempi della produzione dell’autore di Forlì, nel 1969, e ci si trova (il titolo non mente) di fronte ad una canzone d’amore. È un brano in cui si sente fortissima l’ispirazione degli chansonnier francesi (Brassens, Brel, Duval ed Azanvour) nell’andamento armonico e melodico, ma in cui il testo segna in modo già definitivo l’originalità di Chieffo.
11 – Ballata del potere
Erano tempi duri e grigi, si affrontavano poteri vecchi e tentativi nuovi di dare l’assalto al palazzo. E Chieffo sfodera un brano che anche Walter Tobagi (e il Corriere della Sera) usa per ritrarre un “nuovo” movimento cattolico giovanile. La canzone andava bene a tutti, tranne che per quel suo esprimere un bisogno di “perdono” che non stava bene negli anni di piombo. Coraggiosa e simbolica. E musicalmente non scontata, tra piazza e personalizzazione.
12 – Canzone del melograno
Scritta con Giorgio Gaber in mente (l’artista milanese era gravemente ammalato dall’autunno del 2002) è una canzone luminosa sull’avere una casa, una dimora, un luogo di conforto e di pacificazione. Il melograno, la madre, la città, ancora una volta il viaggio (quel «venire anch’io» è ciò che mette sul cammino): ingredienti misti per un brano che fa di tenerezza e amicizia le colonne portanti di una canzone che è sia confessione che invito.
13 – Errore di prospettiva
È una canzone complessa, per nulla scontata: «Quando noi vedremo tutto…». C’è vita, amore, politica, sconforto, speranza, desiderio. Chieffo la scrive a ventisei anni e forse non sa di creare qualcosa che durerà nel tempo. Quella «cosa che vale», è abitare «la tua casa». La stessa casa che poi arriverà nella Canzone del melograno. Bellissima nella versione registrata nel ’99 ed inserita nell’album I cieli.
14 – Stella del mattino
Come se ad un certo punto fosse inevitabile scrivere rivolgendosi alla madre di Gesù, il cantautore di Forlì arriva nel ’92 ad un brano che sembra riprendere le tradizioni della musica sacra popolare: semplice, diretto, cantabile, umile, devoto. Dietro ci stanno le tante fatiche personali di Chieffo. Si respira un sentimento di “affidamento” potente. Lo stesso sentimento che più avanti animerà anche In questa notte splendida.
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