È fissata per il prossimo 18 marzo, a Roma, presso la V Sezione penale della Corte di Cassazione, un’ulteriore udienza del processo contro l’avvocata Gabriella Cassano e il suo compagno Fabio Degli Angeli, già condannati per sequestro, circonvenzione, abbandono e sottrazione di Marta Garofalo Spagnolo. Tuttavia la loro unica colpa è quella di aver accolto una loro amica – Marta, appunto – in occasione di una delle sue tante fughe da quelle che venivano chiamate Case Famiglia (ma erano dei veri e propri istituti) in cui era stata rinchiusa contro la propria volontà dalla sua amministratrice di sostegno.
È fissata per il prossimo 18 marzo, a Roma, presso la V Sezione penale della Corte di Cassazione, un’ulteriore udienza del processo contro l’avvocata Gabriella Cassano e il suo compagno Fabio Degli Angeli, accusati di sequestro, circonvenzione, abbandono e sottrazione di Marta Garofalo Spagnolo.
Quattro anni e sei mesi di reclusione erano state le condanne inflitte a Cassano e Degli Angeli nel primo grado di giudizio. Condanne confermate dalla Corte di Appello di Lecce il 26 giugno 2024. Tuttavia l’unica colpa di Cassano e Degli Angeli è quella di aver accolto una loro amica – Marta Garofalo Spagnolo, appunto – in occasione di una delle sue tante fughe da quelle che venivano chiamate Case Famiglia (ma erano dei veri e propri istituti) in cui era stata rinchiusa contro la propria volontà dalla sua amministratrice di sostegno. Ora Marta è morta e non può testimoniare, ma parlano per lei i tanti audio e video che Cassano e Degli Angeli hanno iniziato a registrare quando hanno constatato le violenze che subiva Marta nelle diverse Case Famiglia in cui era stata reclusa. Abbiamo già raccontato nel dettaglio la storia di Marta (essa disponibile a questo link), ed abbiamo anche reso conto di alcuni momenti importanti della vicenda processuale di Cassano e Degli Angeli (si vedano i testi segnalati in calce).
Riassumiamo di seguito solo alcuni elementi di questa storia, per dare modo a chi non la conosce di farsi un’idea.
Non voleva essere sottoposta ad amministrazione di sostegno Marta Garofalo Spagnolo, che nel 2010-2011 si stava diplomando al Liceo Psicopedagogico Pietro Siciliani di Lecce, quando chiese aiuto al Servizio Sociale Territoriale. La sua sofferenza psicologica era ingenerata dall’essere cresciuta in un ambiente familiare degradato, da un difficile rapporto con sua madre, dall’aver scoperto l’identità di suo padre solo al compimento del suo diciottesimo compleanno. I nonni materni, Pietrina e Ercole, erano per Marta gli unici riferimenti affettivi stabili, e la morte di Ercole rappresentò per lei un’ulteriore ferita emotiva. Quando chiese aiuto al Servizio Sociale Territoriale voleva ascolto e attenzione, ma l’unica risposta che questo seppe offrirle erano gli psicofarmaci, e poiché Marta rifiutava di prenderli, il Servizio Sociale si sentì autorizzato ad avviare la procedura perché le venisse assegnato un amministratore di sostegno. Il 25 luglio 2011 venne nominata come amministratrice di sostegno di Marta un’avvocata. All’inizio di ottobre 2011, a vent’anni appena compiuti, Marta verrà rinchiusa contro la propria volontà nella Casa Famiglia di Casarano, un piccolo Comune in provincia di Lecce. Nei suoi undici anni di reclusione di Case Famiglia Marta ne cambierà diverse, ma non riuscirà più a riconquistare la sua libertà. Da quel momento, per un tempo che si è protratto per anni, ha vissuto isolata dal mondo, senza che soggetti esterni potessero liberamente salutarla anche solo telefonicamente. Da questi luoghi Marta scapperà tante volte, e dopo ogni fuga subirà ulteriori restrizioni della libertà e l’aumento delle dosi degli psicofarmaci che lei non voleva prendere. Fallito ogni tentativo di uscire da questa situazione, portata all’esasperazione e non sapendo più come chiedere aiuto, Marta ha assunto una quantità tale psicofarmaci da procurarsi la morte. Eppure Marta non voleva morire. Voleva essere vista e voleva tornare libera, ma quella che nelle sue intenzioni voleva essere l’ennesima disperata richiesta d’aiuto le è stata fatale. Marta è morta il 3 novembre 2022, aveva appena 31 anni. Ha passato un terzo della sua vita da reclusa perché questa è ancora, in moltissimi casi, l’unica risposta che il nostro Stato sa dare alla vulnerabilità.
Esistono dunque una verità processuale e una verità esperienziale che non sempre coincidono. La verità processuale ci dice che Cassano e Degli Angeli, per rispettare la legge, avrebbero dovuto attivarsi con solerzia per rispedire subito Marta nell’inferno da cui stava scappando, e da cui chiedeva di essere aiutata a uscire (voi lo avreste fatto?). La verità esperienziale ci dice che in tanti – troppi – casi l’amministrazione di sostegno non si limita a devastare la vita della persona che vi è sottoposta, ma deve anche farle “terra bruciata” intorno sanzionando chi non riesce a stare indifferente davanti allo scempio. Dunque chi ha rinchiuso Marta per ben undici anni contro la sua volontà non ne risponderà in alcun modo e potrà comminare anche ad altre persone il medesimo trattamento, mentre chi l’ha accolta dietro sua richiesta rischia il carcere. C’è qualcosa di patologico in tutto questo, e c’è anche, purtroppo, un’indifferenza generale sorretta dall’illusoria convinzione che quel che accade sotto l’ombrello degli istituti di tutela riguardi sempre qualcun altro/altra e non noi e le persone che amiamo.
Il 18 marzo la diffesa legale di Gabriella Cassano è stata affidata all’avvocato Cosimo Visconti, mentre quella di Fabio Degli Angeli è stata affidata all’avvocato Michele Capano, presidente di Diritti alla Follia, l’Associazione che segue la vicenda da diverso tempo e che, tra le altre cose, sta promuovendo una Proposta di Legge di iniziativa popolare proprio per promuovere la riforma dell’amministrazione di sostegno (se ne legga a questo link). Come già in occasione dell’udienza della Corte d’Appello, daremo conto della Sentenza. (Simona Lancioni)
Vedi anche:
Storia di Marta, l’ennesima vittima dell’amministrazione di sostegno, 20 ottobre 2023.
Amministrazione di sostegno, ancora un processo ai danni di chi ha cercato di aiutare una beneficiaria, 15 marzo 2024.
Lecce, prima udienza d’Appello per gli amici che cercarono di aiutare una vittima dell’amministrazione di sostegno, 25 maggio 2025.
L’amministrazione di sostegno e il «delitto di umanità», 19 giugno 2024.
Amministrazione di sostegno, brutte nuove da Lecce, 27 giugno 2024.
Amministrazione di sostegno: Diritti alla Follia commenta l’esito del processo di Lecce, 1° luglio 2024.
Le Istituzioni e la tutela della dignità della persona: la storia di Marta Garofalo Spagnolo, 12 novembre 2024.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema della “Tutela giuridica”.
Ultimo aggiornamento il 9 Marzo 2025 da Simona
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