Le imprese femminili bergamasche sono cresciute nell’ultimo decennio del 3%, equivalente a 533 nuove realtà fondate e guidate da una donna. Il confronto con quelle maschili attualmente è uno a cinque, un divario ancora enorme, ma qualche nota positiva c’è. Innanzitutto si può dire che la crescita è stata costante. Se a fine 2015, infatti, le realtà imprenditoriali guidate da bergamasche erano 16.801, a fine 2024 se ne contavano 17.334, con una percentuale di crescita media ogni anno dello 0,3%, inferiore a quella lombarda (0,5%), ma superiore a quella nazionale (-0,1%). In particolare, è significativo il saldo positivo fatto registrare nel 2024, quando le nuove iscrizioni al registro delle imprese sono aumentate del 5,2% rispetto all’anno precedente e le cessazioni, principalmente quelle d’ufficio, sono diminuite. Non solo, tra le nuove imprese iscritte nel 2024, una su due era a conduzione femminile, proporzione che è rimasta costante lungo tutto il decennio e che dimostra una certa costanza. Un altro dato positivo risiede nel fatto che, nel decennio appena trascorso, le società di capitali sono cresciute di più (+2,2% in media all’anno) delle imprese individuali (+2,0%). Cooperative e società di persone registrano invece un segno negativo.
«Le imprese femminili rappresentano una componente dinamica e sempre più rilevante del tessuto produttivo bergamasco, come dimostra lo slancio nelle attività ad alto contenuto conoscitivo e abbiamo una chiara testimonianza della creatività e della professionalità della componente femminile, anche in ambiti che tradizionalmente erano a prevalenza maschile»
La fotografia data dai numeri, quindi, mostra una certa vitalità, tanto che Maria Paola Esposito, segretario generale della Camera di Commercio di Bergamo, sottolinea: «Le imprese femminili rappresentano una componente dinamica e sempre più rilevante del tessuto produttivo bergamasco, come dimostra lo slancio nelle attività ad alto contenuto conoscitivo e abbiamo una chiara testimonianza della creatività e della professionalità della componente femminile, anche in ambiti che tradizionalmente erano a prevalenza maschile». Il riferimento è a quel +41% fatto registrare dalle nuove imprese ad «alto valore aggiunto», nate nel settore dell’elevato contenuto conoscitivo, ovvero quelle realtà di consulenza che aiutano le imprese nell’ampliamento del proprio know how, nella difesa delle proprie conoscenze e nello sviluppo dell’innovazione tecnologica.
Le imprese femminili nei servizi
Nonostante questo, ancora oggi un’impresa femminile su due opera nei servizi, confermando una tendenza nettamente prevalente e che riguarda soprattutto i servizi alla persona, ovvero attività di parrucchiere, trattamenti estetici, alloggio e ristorazione ed immobiliare. In questo caso sei su dieci realtà contano una titolare. Altri settori che registrano una significativa concentrazione di imprese femminili sono commercio, manifattura, agricoltura e costruzioni, dove però il rapporto fra guida femminile e maschile scende a due su dieci. Una seconda crescita significativa (+17%) si registra invece su altre tipologie di servizio, come istruzione, attività professionali scientifiche e tecniche, noleggio, agenzie di viaggio e supporto alle imprese, attività artistiche, sportive e di intrattenimento, attività finanziarie e assicurative, servizi di informazione e comunicazione.
Le imprese guidate da donne under 35
Dal rapporto della Camera di commercio emerge anche che, tendenzialmente, le imprese femminili non sono giovani. Solo una realtà su dieci è gestita da donne sotto i 35 anni, tra queste la maggioranza opera nel commercio, nei servizi e nell’agricoltura. Nel decennio le imprese guidate da giovani donne, infatti, sono calate in linea con l’invecchiamento demografico della popolazione e settori come le costruzioni e la manifattura hanno risentito maggiormente di questa perdita. L’agricoltura, in controtendenza, ha invece registrato una crescita. Per quanto riguarda le realtà artigiane, invece, solo tre imprese su dieci sono a guida femminile. Infine, tra le realtà imprenditoriali straniere, una su quattro è a conduzione femminile, con una netta prevalenza in trattamenti estetici, ristorazione con somministrazione e pulizia generale non specializzata di edifici. In questo caso le titolari sono per lo più cinesi, rumene, marocchine, albanesi e svizzere.
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