Giovanni Campagna: la “Serenissima” da Fiume a Latina

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C’è un antico detto che recita: “Tutte le strade portano a Roma”, ma negli anni Trenta tutte le strade portavano a Littoria (poi Latina dopo la guerra), la meta più ambita d’Italia in quegli anni. Il fenomeno continuò anche dopo la guerra, alimentato dall’industrializzazione della Cassa del Mezzogiorno. Latina divenne anche una città di rifugio. I primi ad arrivare furono gli sfollati di guerra, seguiti dagli esuli giuliani, istriani, fiumani e dalmati. Poi giunsero i rifugiati dell’Est Europa e, infine, gli italo-tunisini e i libici. Tutti trovarono inizialmente rifugio nell’ex caserma dell’82° reggimento, trasformata in campo profughi. Anche Giovanni Campagna, la moglie Francesca Fiderlè e la figlia Vera, costretti a lasciare Fiume, trovarono rifugio lì nel 1948.

Nella mia ricerca spasmodica della Latina sparita, la soddisfazione più grande risiede nel riscoprire le storiche attività che non esistono più, ma delle quali ho sempre sentito parlare. Attività di cui sono rimaste traccia solo nei ricordi delle generazioni passate. Le cerco ossessivamente per evitare che svaniscano nell’oblio del tempo… e spero possano riapparire come navi fantasma in questi miei scritti, per le generazioni future.

Spero, inoltre, che possano essere utili a chi, un giorno, vorrà mappare quella Latina sparita a cui sono profondamente legato. Per trovare queste attività svanite nel nulla, ho bisogno di tutti voi che mi leggete. Se vi capita di ricordarne qualcuna che mi sia sfuggita, contattatemi pure. Considero questo un lavoro di squadra, perché da solo non sarei mai riuscito a scrivere tutte queste storie.

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È stato il libraio Marco Sicconi a contattarmi, dopo aver parlato con una signora nella sua libreria di via Emanuele Filiberto. Scoprendo che anche la sua famiglia era stata costretta a lasciare l’Istria dopo la guerra, come quella di suo padre, e che avevano avuto una trattoria in centro a Latina chiamata “Serenissima” (in onore della Repubblica Marinara di Venezia), sparita tanti anni fa. Ha ritenuto interessante la storia e me l’ha segnalata, mettendomi poi in contatto diretto con Patrizia De Nicola, che mi ha raccontato della sua famiglia: dei suoi nonni Giovanni e Francesca e della mamma Vera Campagna.

Latina fine anni '40: Vera Campagna all'ingresso della trattoria "Serenissima"

la storia che mi appresto a narrarvi è complicata, ma a me le storie complicate affascinano molto. È come se ogni volta rappresentassero una sfida. Raccontarle, per me, è un po’ come mettermi alla prova…

la storia di Giovanni Campagna da Roma a Fiume e infine a Latina

Giovanni Campagna nasce nel cuore di Roma, a Trastevere, il 23 giugno del 1897. Rimane orfano giovanissimo, ma fortunatamente ha un fratello maggiore che si prenderà cura di lui. Già da ragazzino inizia a frequentare le botteghe artigianali di decorazione. Successivamente, lavorerà come apprendista e imparerà le diverse tecniche di lavorazione da un maestro artigiano di lunga esperienza. È molto giovane, ma già ricercato per la sua bravura. Sarà poi costretto, suo malgrado, a interrompere il lavoro per la leva obbligatoria.

La città di destinazione sarà Trieste, una città che lo incanterà subito per la sua unicità, dove il fascino nasce dall’incontro di diverse culture e tradizioni. In una delle sue uscite, mentre passeggia per il centro storico godendosi la città, un panno cade da un balcone proprio davanti a lui. Alzando lo sguardo, nota una donna che sta stendendo i panni. Lui raccoglie quello che le è caduto e decide di portarglielo fino a casa.

Fiume anni '30: l'albergo trattoria "Serenissima"

Per lui sarà un colpo di fulmine: rimarrà stregato dalla bellezza di quella giovanissima donna, Maria Anna di origine slava, che lavora come cuoca e parla tre lingue. Una donna determinata e molto acculturata. Si rivedranno ancora, ma sempre di nascosto perché lei è sposata e ha due figli. Il marito è molto più grande di lei ed è anche geloso: diverse volte le ha messo pure le mani addosso. La storia con Giovanni andrà avanti per tutto il periodo del militare, finirà al momento della sua partenza per Roma.

Fiume anni '30: la piccola Vera Campagna con la mamma adottiva Francesca Finderlè

Giovanni, pur essendo profondamente innamorato di quella donna, cerca di dimenticarla immergendosi nel suo lavoro; unico modo per distoglierlo da pensiero di lei. Poi, un giorno, trascorso quasi un mese, la sorpresa: alla porta di casa bussa Maria Anna. Ha lasciato il marito a Trieste e, purtroppo, ha dovuto abbandonare anche i figli a causa dell’adulterio. Giovanni è felicissimo di accoglierla. Durante la loro storia d’amore nasceranno due gemellini, ma dopo pochi mesi di vita moriranno a causa di una meningite.

Fiume fine anni '30: la piccola Vera Campagna con lo zio Giovanni Udovicich

Arriveranno altre due bambine: Letizia e Vera. La storia durerà circa venti anni, poi, un giorno, Maria Anna dirà a Giovanni che non lo ama più e che ha un altro uomo. Andrà via con Letizia, la figlia maggiore, mentre Vera, che ha quattro anni, rimarrà con il padre. Giovanni confida tutto al cognato Giovanni, fratello di Maria Anna, che gestisce la “Serenissima” un albergo ristorante a Fiume ed è sposato con Francesca Finderlè. Così, nel 1936, decide di portare la piccola Vera dagli zii, che non hanno figli, perché ha difficoltà a tenerla con sé a causa del suo lavoro.

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Fiume anni '40: Giovanni Campagna

Lo zio Giovanni, però, morirà presto di tubercolosi, e Giovanni sarà costretto ad andare più volte a Fiume per dare una mano a Francesca, che Vera ormai chiama mamma. Queste frequentazioni porteranno a una relazione stabile tra i due, e alla fine si sposeranno. Giovanni si trasferirà definitivamente a Fiume, ma anche qui non troverà pace, perché la guerra per l’Italia si mette male e per l’Istria anche peggio. Dopo la guerra, tutti gli italiani di Fiume saranno costretti a esodare e a lasciare i propri averi alla nascente Jugoslavia di Tito.

L’arrivo a Latina

La scelta di preferire Latina ad altre destinazioni non è casuale: Giovanni è romano e Roma dista solo sessanta chilometri da Latina, e inoltre ci sono maggiori opportunità di lavoro. Nei primi tempi, alloggiano all’ex 82, insieme agli sfollati di guerra e agli altri esuli provenienti dall’Istria. Vera, appena arrivata a Latina, prenderà la malaria, fortunatamente non in forma letale; sarà curata con il chinino e guarirà.

Anche se hanno dovuto lasciare tutti i loro averi, sono riusciti a trasferire qualche risparmio. Così, Giovanni e Francesca decidono di aprire una trattoria che chiameranno “Serenissima”, come quella che avevano a Fiume. Per pochi mesi, la apriranno di fronte al bar Mimì. Poi, trovato un appartamento in via Eugenio di Savoia, la sposteranno di una cinquantina di metri, proprio sotto casa.

La prima ubicazione della trattoria Serenissima di fronte il bar Mimì

Le loro specialità sono le stesse della trattoria di Fiume: la pasta fatta in casa con il ragù, la polenta e la pizza, magistralmente impastata da Francesca e cotta nel forno a legna. La “Serenissima”, oltre a essere una trattoria, sarà una delle prime pizzerie di Latina. Dopo l’apertura del cinema-teatro Giacomini, nel 1952, sarà frequentata anche da personaggi famosi dello spettacolo. In cucina ci sono Francesca e Vera, mentre Giovanni si occupa della sala.

Francesca e Vera nella cucina della trattoria Serenissima insieme a due aiutanti

Nei primi anni Cinquanta apriranno anche un negozio di pasta all’uovo fatta in casa, in via Pio VI. Rimarrà aperto solo per pochi anni, perché gestire due attività risulterà troppo impegnativo. Al loro posto, un certo Salvatore Rizzo, detto Turi, arrivato dalla Tunisia, aprirà una pasticceria. Per Giovanni, Francesca e Vera saranno anni molto prolifici, lo saranno fino al 1966, un anno tragico purtroppo per loro: a marzo verrà a mancare Francesca e, dopo cinque mesi, il 31 agosto, morirà anche Giovanni a causa di un ictus.

Latina primi anni '50: Giovanni Campagna davanti la sua trattoria

Vera, già sposata e con tre figli – Fiorella, Patrizia e Massimo – è rimasta sola a gestire la trattoria. Ma senza il papà e la mamma adottiva, non se la sente di proseguire. La Serenissima chiuderà definitivamente nel 1966. Vera troverà lavoro in fabbrica come operaia e, successivamente, con il titolo di studio ottenuto a Fiume, riuscirà a trovare un posto come ragioniera.

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Vera Campagna

L’incontro con Patrizia De Nicola, figlia di Vera e nipote di Giovanni

Incontro Patrizia in un bar di Latina; di vista ci conosciamo da una vita, anche perché abita in centro, nella casa storica della sua famiglia. Chi l’avrebbe mai detto che alle sue spalle ci fosse una storia che cercavo da tanto tempo?!

Patrizia, che ricordi hai dei tuoi nonni e della Serenissima?

“Avevo sette anni quando morirono i miei nonni, ho ricordi vaghi di loro, ma tutti belli. Se chiudo gli occhi, avverto ancora il profumo della trattoria, ed è una bella sensazione”

Una domanda forse un po’ scomoda. Cosa pensi di tua nonna naturale, Maria Anna?

“Io l’ho vista qualche volta, lei viveva a Ostia. Certo, mia mamma ha vissuto da bambina l’abbandono e quindi, per lei, la sua vera mamma è stata nonna Francesca, che ha sempre chiamato mamma. Questo è stato anche motivo di litigi con la sorella Letizia, che non apprezzava il fatto che lei la chiamasse mamma. Comunque, della mia nonna naturale, penso che sia stata una donna avanti coi tempi: si è sempre mantenuta da sola, lavorando sodo, e ha sempre scelto la sua vita.”

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Latina anni '50: Giovanni Campagna con la moglie Francesca e la figlia Vera

Bene, vi ho raccontato un’altra storia nascosta nelle pieghe della pelle della nostra città. Ma c’è ancora un’altra chicca che mi ha rivelato Patrizia: Mario, della “Rusticanella”, che ora è felicemente in pensione, imparò a fare la pizza proprio dalla nonna Francesca.

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