È ormai chiaro a tutti che il nostro paese sta vivendo una fase buia, dove il governo sembra decidere di fare il “forte con i deboli” e il “servile con i forti”, un modo di governare che non solo è moralmente inaccettabile, ma che ha conseguenze devastanti per la nostra democrazia. La decisione della Cassazione di ordinare il risarcimento ai migranti della Diciotti è solo l’ennesimo segno di quanto sia lontana la politica italiana dai principi di giustizia e equità. In un Paese che si definisce democratico e civile, come è possibile che una questione che coinvolge diritti umani fondamentali, venga trattata con tanta leggerezza e disprezzo? La Cassazione, facendo il suo dovere, ha deciso che lo Stato italiano deve risarcire i migranti che, proprio a causa delle scelte politiche di alcuni membri del governo, sono stati sottoposti a trattamenti inumani e degradanti, costretti a restare bloccati a bordo di una nave in attesa di una soluzione che non arrivava mai.
In una situazione del genere, invece di ammettere gli errori e fare ammenda, ci troviamo davanti a un governo che gioca la sua partita politica sulla pelle dei più deboli. La risposta del governo non è stata quella di fare mea culpa, ma di sfidare la giustizia, come se il risarcimento fosse solo una parte di un gioco politico, una pedina da sacrificare per ottenere consensi. E intanto i cittadini italiani, che pagano con le tasse i costi di questo risarcimento, si ritrovano ad affrontare un altro problema: i famosi “49 milioni” di euro che la Lega deve restituire allo Stato, una cifra colossale derivante da anni di malversazioni e abusi legati ai rimborsi elettorali.
Nel 2012, quando si è scoperto che l’allora tesoriere della Lega, Francesco Belsito, stava utilizzando i fondi pubblici destinati ai rimborsi elettorali per spese personali e per finanziare altri membri del partito, la vergogna era tanta. Ma nonostante la condanna e il danno fatto, il partito, che aveva giurato di essere al fianco degli italiani, è riuscito a non pagare il conto come avrebbe dovuto. Ed è proprio qui che si evidenzia una delle grandi contraddizioni di questo governo: quelli che dovrebbero essere i “paladini della giustizia” e dei cittadini, quelli che si ergono a difensori dei più deboli, si dimostrano invece i primi ad approfittare delle proprie posizioni per sfuggire alle proprie responsabilità.
La realtà è che mentre gli italiani sono costretti a pagare per il risarcimento dei migranti della Diciotti, e mentre i più deboli vengono trattati come merce di scambio per fare politica, i responsabili di gravi malversazioni e abusi economici non solo non vengono chiamati a rispondere dei loro crimini, ma continuano a occupare poltrone importanti, proteggendo i propri interessi. Un governo che si definisce forte con i deboli e servile con i forti non ha il diritto di parlare di giustizia, non ha il diritto di rivendicare l’onestà e la trasparenza, quando a pagare sono sempre i cittadini onesti.
Come è possibile che ci venga chiesto di pagare i conti di un partito che ha ingannato lo Stato per anni, di un partito che ha usato i fondi pubblici come se fossero soldi propri? Perché la giustizia non viene applicata con la stessa severità verso chi ha fatto un danno reale e tangibile alla collettività?
L’esempio della Lega che non restituisce i 49 milioni è la prova di quanto il nostro sistema sia malato, di quanto la politica non solo non sappia rimediare agli errori, ma addirittura li difenda, facendo in modo che i colpevoli non paghino mai davvero.
E il risultato di tutto questo è che siamo noi, i cittadini, a fare da bancomat per tutto. Siamo noi che continuiamo a pagare per i capricci di chi sta al governo, per le sue scelte sbagliate, per la sua incapacità di affrontare i problemi seri del Paese. E tutto questo, in nome di una politica che si fa forte con i più deboli – i migranti, le categorie vulnerabili, i poveri – mentre si fa sempre più morbida e accomodante con i potenti.
Il risarcimento deciso dalla Cassazione non dovrebbe essere visto come una semplice conseguenza di una causa civile, ma come un campanello d’allarme. Perché quando chi ha il potere decide di svincolarsi dalle proprie responsabilità, e allo stesso tempo si fa scudo delle sue mancanze politiche, non possiamo più accettarlo.
È giunto il momento di chiedere a gran voce la fine di questa farsa. Non possiamo più permettere che chi è stato colto in flagrante a fare il gioco delle poltrone, continui a farla franca. Non possiamo più tollerare un governo che si nasconde dietro il proprio errore, che scambia la giustizia con una moneta da scambiare a proprio piacimento. Non possiamo più permettere che ci venga chiesto di pagare per l’incapacità di un sistema che ha ormai perso ogni credibilità. Basta con questa politica che non sa fare il bene del paese, che non sa fare il bene dei cittadini. È ora di mandarlo a casa. Subito.
Fino ad oggi, non risulta che la Lega abbia restituito i 49 milioni di euro che sono stati oggetto di una condanna definitiva. La cifra è stata sequestrata dalla Guardia di Finanza nell’ambito di un’inchiesta che ha coinvolto il partito per l’uso improprio di fondi pubblici destinati ai rimborsi elettorali. La condanna definitiva risale al 2020, quando la Lega è stata obbligata a restituire i 49 milioni di euro allo Stato, ma nonostante gli annunci e le dichiarazioni pubbliche, non sono emersi progressi significativi in merito al risarcimento completo della somma.
Il partito aveva chiesto più volte di dilazionare i pagamenti e di trovare soluzioni alternative per estinguere il debito, ma non ci sono stati sviluppi ufficiali che confermino la restituzione totale dei 49 milioni. Al contrario, la vicenda è stata oggetto di discussione politica e mediatica, con diverse polemiche in merito alla gestione di questi fondi.
Quindi, ad oggi, la questione non è risolta e il partito non ha restituito completamente l’importo dovuto.
Forse che Salvini e Meloni vanno avanti a colpi di condoni fiscali per riuscire a condonnare anche i 49 milioni? perché le opposizioni non chiedono conto dei 49 milioni al Governo e all’Agenzia delle Entrate? perché i nostri i nostri parlamentari non presentano un’interrogazione a tal proposito?
Schiacciati come formiche
est désormais clair pour tout le monde que notre pays traverse une phase sombre, où le gouvernement semble avoir décidé d’être “fort avec les faibles” et “servile avec les puissants”, une manière de gouverner qui n’est pas seulement moralement inacceptable, mais qui a des conséquences dévastatrices pour notre démocratie. La décision de la Cour de cassation d’ordonner l’indemnisation des migrants de la Diciotti n’est que le dernier signe de l’éloignement de la politique italienne des principes de justice et d’équité. Dans un pays qui se dit démocratique et civilisé, comment est-il possible qu’une question qui touche aux droits humains fondamentaux soit traitée avec autant de légèreté et de mépris ? La Cour de cassation, en accomplissant son devoir, a décidé que l’État italien devait indemniser les migrants qui, à cause des choix politiques de certains membres du gouvernement, ont été soumis à des traitements inhumains et dégradants, contraints de rester bloqués à bord d’un navire en attendant une solution qui n’arrivait jamais.
Dans une telle situation, au lieu d’admettre ses erreurs et de faire amende honorable, nous nous retrouvons face à un gouvernement qui joue sa partie politique sur le dos des plus faibles. La réponse du gouvernement n’a pas été de faire son mea culpa, mais de défier la justice, comme si l’indemnisation n’était qu’une partie d’un jeu politique, une pièce à sacrifier pour obtenir des soutiens. Et pendant ce temps, les citoyens italiens, qui paient par leurs impôts le coût de cette indemnisation, se retrouvent confrontés à un autre problème : les fameux “49 millions” d’euros que la Ligue doit restituer à l’État, une somme colossale issue d’années de malversations et d’abus liés aux remboursements électoraux.
En 2012, lorsqu’il a été découvert que le trésorier de la Ligue de l’époque, Francesco Belsito, utilisait les fonds publics destinés aux remboursements électoraux pour des dépenses personnelles et pour financer d’autres membres du parti, la honte était immense. Mais malgré la condamnation et le préjudice causé, le parti, qui jurait d’être aux côtés des Italiens, a réussi à ne pas payer la facture comme il l’aurait dû. Et c’est ici que se révèle l’une des grandes contradictions de ce gouvernement : ceux qui devraient être les “paladins de la justice” et des citoyens, ceux qui se dressent comme défenseurs des plus faibles, se révèlent être les premiers à profiter de leurs positions pour échapper à leurs responsabilités.
La réalité, c’est que pendant que les Italiens sont contraints de payer pour l’indemnisation des migrants de la Diciotti, et que les plus faibles sont traités comme des objets d’échange pour faire de la politique, les responsables de graves malversations et d’abus économiques ne sont non seulement pas appelés à répondre de leurs crimes, mais continuent d’occuper des fauteuils importants, protégeant leurs propres intérêts. Un gouvernement qui se définit comme “fort avec les faibles” et “servile avec les puissants” n’a pas le droit de parler de justice, n’a pas le droit de revendiquer l’honnêteté et la transparence, quand ce sont toujours les citoyens honnêtes qui paient.
Comment est-il possible qu’on nous demande de payer pour un parti qui a trompé l’État pendant des années, un parti qui a utilisé les fonds publics comme s’il s’agissait de son propre argent ? Pourquoi la justice n’est-elle pas appliquée avec la même sévérité envers ceux qui ont causé un réel préjudice tangible à la collectivité ?
L’exemple de la Ligue qui ne restitue pas les 49 millions est la preuve de la maladie de notre système, de l’incapacité de la politique non seulement à réparer ses erreurs, mais même à les défendre, de manière à ce que les coupables ne paient jamais vraiment.
Et le résultat de tout cela, c’est que ce sont nous, les citoyens, qui faisons office de distributeur automatique pour tout. C’est nous qui continuons à payer pour les caprices de ceux qui sont au pouvoir, pour leurs mauvais choix, pour leur incapacité à résoudre les vrais problèmes du pays. Et tout cela, au nom d’une politique qui se fait forte avec les plus faibles – les migrants, les catégories vulnérables, les pauvres – tout en devenant de plus en plus molle et accommodante avec les puissants.
L’indemnisation décidée par la Cour de cassation ne devrait pas être vue comme une simple conséquence d’une cause civile, mais comme un signal d’alarme. Parce que lorsque ceux qui détiennent le pouvoir décident de se soustraire à leurs responsabilités, tout en se cachant derrière leurs manquements politiques, nous ne pouvons plus l’accepter.
Il est temps de demander à haute voix la fin de cette mascarade. Nous ne pouvons plus permettre à ceux qui ont été pris en flagrant délit de jouer le jeu des fauteuils, de continuer à s’en sortir. Nous ne pouvons plus tolérer un gouvernement qui se cache derrière ses erreurs, qui échange la justice contre une monnaie qu’il échange à sa guise. Nous ne pouvons plus permettre qu’on nous demande de payer pour l’incapacité d’un système qui a déjà perdu toute crédibilité. Assez de cette politique qui ne sait pas faire le bien du pays, qui ne sait pas faire le bien des citoyens. Il est temps de les renvoyer chez eux. Tout de suite.
Jusqu’à aujourd’hui, il ne semble pas que la Ligue ait restitué les 49 millions d’euros qui faisaient l’objet d’une condamnation définitive. La somme a été saisie par la Guardia di Finanza dans le cadre d’une enquête impliquant le parti pour l’utilisation abusive de fonds publics destinés aux remboursements électoraux. La condamnation définitive remonte à 2020, lorsque la Ligue a été obligée de restituer les 49 millions d’euros à l’État, mais malgré les annonces et déclarations publiques, il n’y a pas eu de progrès significatifs concernant l’indemnisation complète de la somme.
Le parti a demandé à plusieurs reprises d’étaler les paiements et de trouver des solutions alternatives pour éteindre la dette, mais aucun développement officiel n’a confirmé le remboursement total des 49 millions. Au contraire, cette affaire a fait l’objet de discussions politiques et médiatiques, avec de nombreuses polémiques concernant la gestion de ces fonds.
Ainsi, à ce jour, la question reste non résolue et le parti n’a pas restitué la totalité de la somme due.
Peut-être que Salvini et Meloni continuent à recourir aux amnisties fiscales pour réussir à amnistier aussi les 49 millions ; pourquoi les oppositions ne demandent-elles pas des comptes sur les 49 millions au gouvernement et à l’Agence des impôts ? Pourquoi nos parlementaires ne présentent-ils pas une question à ce sujet ?
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