Le donne e la politica. Un legame imprescindibile, ma compromesso da costumi e tradizioni patriarcali che hanno per decenni condizionato la Repubblica italiana e che ancora oggi frenano l’avanzata rosa. E questo lo sa molto bene la Sicilia.
Un lavoro minuzioso e preciso alla scoperta dell’universo femminile siciliano che ha varcato le porte dell’Assemblea Costituente e successivamente del Senato, della Camera e dell’Assemblea Regionale Siciliano. Il libro, presentato presso l’oratorio di Sant’Elena e Costantino, è nato sotto impulso della Commissione, grazie anche ai documenti contenuti all’interno dell’archivio storico dell’Ars, che per l’occasione sarà aperto. Tra i presenti il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, il presidente e i componenti della Commissione Biblioteca Ars Marianna Caronia, Valentina Chinnici e Roberta Schillaci e il presidente della Commissione parlamentare di Inchiesta sul femminicidio Martina Semenzato. Interverranno anche Laura Salamone, direttore del servizio delle Commissioni e capo ufficio della biblioteca e dell’archivio storico Ars, ed Elisa Cavasino, ordinaria di diritto costituzionale e pubblico presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università di Palermo.
“E’ un excursus di come si è arrivati al voto delle donne e dal numero di donne nella Costituente. Abbiamo fatto un focus sulle sole donne siciliane in parlamento, nazionale e regionale. In diverse legislature – ha raccontato il presidente della Commissione Biblioteca Ars Marianna Caronia – non ci sono donne e in altre solo una. Poi c’è stata una crescita e un calo è avvenuto negli ultimi anni. In 78 anni sono state elette in totale 85 donne, ma alcune come nel mio caso, hanno partecipato a più di una legislatura. C’è poca rappresentanza di donne e lo testimoniano la storia e i dati. Ho chiamato e coinvolto diverse deputate, anche del passato, una battaglia bipartisan“.
Le parole di Caronia sono avvalorata dai dati. Partiamo dall’Assemblea costituente. Delle 21 donne due erano le siciliane, entrambe della provincia etnea, Maria Nicotra Verzotto e Ottavia Penna Buscemi. Evidenti sono le differenze di genere tra i banchi del Senato e della Camera. Nel corso della prima legislatura furono 4 le parlamentari siciliane a Roma, una senatrice, Giuseppina Palumbo, e tre deputate Bianca Bianchi, Bontade Margherita e Maria Nicotra Verzotto. Ben 6 legislature non hanno visto siciliane approdare a Palazzo Madama, ma è la V legislazione a lasciare di stucco con 0 donne sia in Senato, sia alla Camera. Per attendere un cambio passo significativo bisognerà aspettare il 2008, con l’avvio della XVI legislatura, trasformatosi poi in un boom in quella successivo con i numeri più alti di sempre: 13 senatrici e 26 deputate. Una flessione però si è concretizzata al termine delle ultime elezioni con rispettivamente, 10 e 12 siciliane. Un trend simile è quello che si è realizzato nel corso dei decenni all’Ars, con la strada tracciata dalle prime tre deputate: Ines Giganti in Curella, Gina Mare in Poni e Paola Verducci Tocco. Poi fin troppe poche donne, numeri che si contano facilmente sulle dita di una mano. Se sul palcoscenico nazionale lo scatto avviene nel 2008, l’Isola dovrà aspettare altri quattro anni. Un parallelismo con il Parlamento di Roma però esiste. Anche in Sicilia il picco di presenza avviene tra il 2017 e il 2022, tranne poi avere un ribasso nell’ultima legislatura quella in corso.
Le parlamentari e le deputate regionali hanno saputo farsi promotrici di riforme che hanno migliorato la condizione non solo delle donne, ma dell’intera società italiana: dall’introduzione del divorzio alla riforma del diritto di famiglia, dalla legge sulla parità di 10 trattamento sul lavoro fino alle norme contro la violenza di genere, il loro impegno ha permesso conquiste di civiltà che hanno reso l’Italia un paese più giusto ed equo. I numeri della rappresentanza femminile nelle istituzioni sono anche lo specchio dell’evoluzione normativa che ha contraddistinto la storia italiana. Un percorso che, partendo da una totale privazione dei diritti elettorali e dei più basilari diritti di cittadinanza, ha visto un progressivo ampliamento delle tutele e delle opportunità. Dal riconoscimento del diritto di voto nel 1946 all’introduzione delle quote di genere nelle liste elettorali, fino alle più recenti misure per favorire la parità di accesso alle cariche elettive, la legislazione ha cercato di rimuovere gli ostacoli che impedivano una piena partecipazione femminile alla vita pubblica. Nonostante i progressi, la rappresentanza femminile resta però minoritaria in tutti i livelli istituzionali, peraltro con un arretramento in questi ultimissimi anni. Questo dato ci ricorda che le conquiste ottenute non possono essere date per scontate e che il cammino verso una democrazia pienamente paritaria richiede un impegno costante e condiviso.
“Ripercorrere la storia della rappresentanza femminile nelle istituzioni significa ripercorrere la storia dell’emancipazione delle donne in Italia. Un cammino iniziato in salita – ha dichiarato Caronia – in un contesto in cui le donne erano considerate prive di diritti fondamentali, dalla personalità giuridica autonoma alla libertà di scelta in ambito riproduttivo, fino al diritto di voto attivo e passivo. Sarebbe tuttavia un errore considerare questo percorso pienamente concluso. Come dimostrano i dati raccolti in questo volume, siamo ancora lontani da una vera parità di genere all’interno delle istituzioni. Nonostante i progressi, la rappresentanza femminile resta minoritaria in tutti i livelli istituzionali, peraltro con un arretramento nell’ultima legislatura. Questo dato ci ricorda che le conquiste ottenute non possono essere date per scontate e che il cammino verso una democrazia pienamente paritaria richiede un impegno costante e condiviso. La politica non può permettersi di fare passi indietro nella rappresentanza di genere. Le donne non sono una minoranza da tutelare, ma una parte essenziale della società e devono poter contribuire alla vita istituzionale in maniera sempre più incisiva“.
Un dibattito e una riflessione che si va a incastonare con il contesto attuale, dove in I Commissione all’Ars la rappresentanza di genere al 40%, articolo 5 del ddl Enti locali, è il tema più scottante e che tiene al palo i lavori. Le donne della politica siciliane erano già scese in campo una volta, accompagnate anche dall’ex presidente della Camera Laura Boldrini, e sono pronte a rialzare la voce.
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