Cresce il numero di donne che si è rivolto al centro Anti Violenza di Parma

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Il 2024 si è chiuso con un lieve aumento, rispetto all’anno precedente, delle donne che hanno deciso di chiedere aiuto al Centro Anti Violenza di Parma sperando che altre donne possano ascoltarle ed accoglierle. “Nell’anno 2024 le donne che ci hanno riportato di aver subito violenza sono state 359, nel 2023 erano 351. Negli anni evidenziamo un trend in aumento delle donne che si rivolgono al nostro Centro Antiviolenza, negli ultimi dieci anni l’incremento è stato del + 54 % – spiega in un comunicato il presidente del Centro Antiviolenza di Parma, Samuela Friggeri. Delle 359 donne che hanno subito violenza 285 si sono rivolte a noi per la prima volta e 74 avevano cominciato il loro percorso precedentemente. Considerando le donne che hanno subito violenza, e che ci hanno contattate per la prima volta nel 2024, rileviamo come la maggior parte di loro era di origine italiana, inferiore il numero delle donne straniere. La complessità del fenomeno della violenza, che lo rende strutturale e persistente, è data anche dal non essere riconducibile alla sola violenza fisica, subita dal 70% delle donne che si è rivolta a noi per la prima volta quest’anno, e che risulta la più manifesta ma, dalla nostra esperienza, emerge che il tipo di violenza più frequente è quella psicologica (93%), che si configura con atteggiamenti denigratori, sminuenti e controllanti, agiti all’interno delle relazioni intime: mentre la violenza fisica non è sempre presente nel racconto delle donne, quella psicologica lo è nella maggior parte dei rapporti abusanti.

La violenza contro le donne, radicata nella nostra cultura, è agita anche in altre forme quali quella economica (43%) e quella sessuale (19%). In entrambi i casi si tratta di due modalità che consentono all’uomo di mantenere il controllo ed esercitare potere sulle donne e sui loro corpi perché è sempre presente l’idea della donna come “oggetto di possesso”. Dal racconto delle donne che si sono rivolte a noi rileviamo che i figli e le figlie che hanno subito violenza diretta e/o assistita, risultano essere il 76%. Durante l’anno 2024 abbiamo ospitato nelle nostre Case Rifugio 42 donne con figli/e e 20 donne sole per un totale di 62 donne e 75  figli/e ospitati/e.

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Non è possibile ignorare e fingere di pensare che i dati che abbiamo riportato non abbiano alcun rapporto con la situazione femminile oggi nel nostro paese: pochi giorni fa INPS ha pubblicato il Rendiconto di genere 2024 e l’indagine fotografa, drammaticamente, il profondo e radicato il divario tra uomini e donne nell’ambito del lavoro, dell’istruzione, della famiglia. E’ una sorta di doppio standard che segna il ruolo di donne e uomini e che ci racconta che sino a quando donne e uomini avranno aspettative, carichi, prospettive e possibilità diverse ci saranno le condizioni che alimentano e generano, nei fatti, la discriminazione delle donne e la violenza di genere all’interno della nostra società.

Come illustra il Rendiconto, le donne hanno prevalentemente contratti di lavoro a part time o a tempo determinato, la loro retribuzione è inferiore a quella dell’uomo di oltre il 20%, le donne hanno minori possibilità di avere ruoli manageriali, le donne garantiscono, quasi in via esclusiva, il lavoro di cura nelle nostre famiglie (nel 2023 le donne hanno chiesto 14,1 milioni di giornate di aspettativa contro il 4,1 milioni degli uomini), il tasso di occupazione delle donne è del 20% inferiore a quello degli uomini (52,5% contro il 70,4%) nonostante il numero delle donne diplomate e laureate abbia superato quello degli uomini. E tutto ciò non è solo una mera questione economica ma la manifestazione di strutture di potere storicamente diseguali, di rapporti ancora consegnati dal patriarcato in cui male si accettano e tollerano i pochi spazi di autonomia e di emancipazione che le donne stanno provando a raggiungere generando, in ambito familiare, una delle ragioni alla base della violenza maschile contro le donne. E, infatti, le donne sono quelle che subiscono il 91% delle violenze sessuali, subiscono l’81% dei maltrattamenti contro famigliari e conviventi e il 74% degli atti persecutori. Per questo la violenza sulle donne non è un’emergenza ma una questione strutturale, è la conseguenza di leggi insufficienti, di servizi di sostegno alle donne e alle famiglie inadeguati, di una imposizione culturale che relega le donne a un ruolo subordinato.

Come ha già scritto Di.re donne in rete contro la violenza <>.

Le storie delle donne che si rivolgono al nostro Centro Antiviolenza ci aiutano a scoprire come la discriminazione attraversi la vita di tutte in ogni ambito ed in ogni luogo. La lotta contro le discriminazioni e la violenza sulle donne è ancora rimessa alla forza ed alla volontà delle donne che spesso non trovano ascolto e reali, concreti e adeguati interventi di sostegno. In occasione della ricorrenza dell’8 marzo, tenendo fede al proprio impegno a favore delle donne e a favore del loro benessere, quest’anno il Centro Antiviolenza ha deciso di presentare una mostra che vuole interrogarsi sugli stereotipi della bellezza femminile per acquisire consapevolezza per combatterli e decostruirli. Occorre, infatti, promuovere un cambiamento culturale anche in questo ambito per promuovere la libertà delle donne affinchè siano libere della paura di non apparire conformi a canoni di bellezza che derivano da uno sguardo altro, maschile. Invitiamo tutte/i a visitare la mostra che si terrà a Lostello dall’8.3.3025 al 18.3.205 e che è stata realizzata dal Centro Antiviolenza Cerchi d’Acqua e viene esposta con il patrocinio del Comune di Parma e grazie all’ospitalità e il sostegno di coop. Emc2″ conclude la nota della Friggeri. 



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