Il consueto appuntamento con Ecoforum, XVII edizione, si è tenuto nel Salone Comunale del Comune di Forlì, dove sono stati illustrati i risultati dell’iniziativa di Legambiente “Comuni Ricicloni dell’Emilia-Romagna” che ha dovuto tenero conto anche della gestione dei rifiuti generati dall’alluvione: “Si tratta di un tema tutt’altro che limitato ai fenomeni alluvionali avvenuti in Romagna, dal momento che la distribuzione di questi eventi estremi è destinata ad ampliarsi in futuro, come segnalato dalla ricerca scientifica”.
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Il dossier si base sui dati 2023 forniti da ARPAE e sui questionari somministrati ai Comuni da Legambiente: “un quadro con luci e ombre. Da un lato le percentuali di raccolta differenziata che per alcuni Comuni sfiora ormai il 95%, dall’altro si evidenzia una tendenza, anche in Comuni comunque virtuosi, all’aumento del quantitativo generale di rifiuto prodotto rispetto al 2022. Si tratta questa di
una grandezza dipendente da fattori non omogenei e che possono variare nel tempo, e questo il segno della necessità di interventi più efficaci che possano aiutare cittadini e imprese nel loro impegno per la riduzione dei rifiuti che ogni giorno si producono”.
“L’impatto degli eventi estremi è destinato ad aumentare nei prossimi anni e, qualora le azioni di adattamento non siano sufficienti ad impedire fenomeni di erosione, alluvioni e danni a infrastrutture e edifici, sarà inevitabile dover pensare alla gestione di quantitativi di rifiuti davvero rilevanti – sottolinea il presidente di Legambiente Emilia-Romagna Davide Ferraresi – Comprendere quello che è accaduto negli anni passati è fondamentale per migliorare le azioni che dovranno essere messe in pratica qualora non si riuscirà a minimizzare l’impatto delle conseguenze dei cambiamenti climatici.”
“Rispetto alla gestione dei rifiuti urbani delineata dal dossier Comuni Ricicloni, si assiste a un miglioramento progressivo dei quantitativi raccolti attraverso le raccolte differenziate che però non si traduce immediatamente in una riduzione dei rifiuti prodotti”,
aggiunge il direttore di Legambiente Emilia-Romagna Francesco Occhipinti. “Servono azioni più incisive per intervenire alla fonte sui prodotti che diventano rifiuti: è questa la sfida che dovrà essere affrontata nei prossimi anni.”
La XVII edizione di Ecoforum Comuni Ricicloni è stata realizzata con il supporto di ALEA Ambiente S.p.A., Sabar S.p.A Aimag S.p.A., Biorepack e CONAI, e con il patrocinio del Comune di Forlì.
“Comuni in grande ritardo”
I risultati, fanno sapere da Legambiente, rivelano che l’obiettivo del Piano Regionale Rifiuti e Bonifiche di 120 kg/abitante/anno e 80% di raccolta differenziata è stato raggiungo da meno della metà dei Comuni della e molti, sotto i 5.000 abitanti, sono in ritardo su entrambi gli obiettivi: “Da segnalare che in tutti i Comuni più virtuosi per minor quantitativo di rifiuto indifferenziato prodotto e per maggiore raccolta differenziata è presente il sistema di tariffazione puntuale e che la raccolta avviene o totalmente porta a porta o con un sistema misto tra cassonetto stradale e porta a porta; la tariffazione puntuale e il porta a porta si dimostrano quindi i sistemi più efficaci per una migliore gestione del rifiuto, anche se per l’annualità considerata nel dossier non si sono viste variazioni significative nel numero di Comuni che hanno adottato questo sistema di tariffazione”.
Come nella precedente edizione del dossier, è stato inserita una stima della percentuale di materiali differenziati effettivamente riciclati, relativa ai soli Comuni capoluogo, che rappresentano una buona percentuale della popolazione regionale: “I valori ottenuti partendo dai dossier ufficiali pubblicati descrivono una situazione decisamente migliorabile, se consideriamo che indicativamente un quarto dei rifiuti differenziati viene scartato. Si tratta di un dato che dovrà essere affinato nei prossimi anni, anche tenendo conto della variabilità del tasso di riciclaggio in funzione del materiale (secondo i dati di ARPAE, questo valore passa dal 25% nel caso della plastica a oltre il 90% per il legno) e della correlazione tra le modalità di raccolta delle diverse frazioni e il grado di “impurità” presenti nelle rispettive raccolte differenziate”, si legge nel dossier che presenta anche le “Buone Pratiche” promosse dai Comuni dell’Emilia-Romagna in materia di riduzione dei rifiuti e promozione della raccolta differenziata. L’indagine si è concentrata in particolare sulla riduzione
dell’usa e getta nelle mense scolastiche e nelle sagre, sulle modalità di raccolta dei RAEE e dei rifiuti tessili, sulle attività di bonifica dell’amianto e sugli acquisti verdi delle Pubbliche Amministrazioni.
Comuni e rifiuti indifferenziati nel bolognese
A Bologna si produce 140,2 di rifiuto indifferenziato pro capite (72,9%), al sesto posto tra le città capoluogo dell’Emilia-Romagna, mentre la raccoltà differenziata è stimata al 72,9% nel 2023.
Monte San Pietro è tra i comuni con minor quantità di rifiuto secco non riciclabile (o indifferenziato) prodotto, insieme a Casalecchio di Reno e Bologna città, unici nella classifica ad avere non avere il sistema di tariffazione puntuale.
Tra i comuni con popolazione inferiore a 5mila abitanti, nella classifica troviamo Mordano, superiore a 25mila, San Giovanni in Persiceto.
Mordano e San Giovanni in Persiceto rientrano anche nella classifica comuni emiliano-romagnoli con maggior quantitativo di raccolta differenziata (RD), insieme a Castel del Rio. Mordano è l’unico comune premiato da Legambiente per percentuale di raccolta differenziata.
Le buone pratiche
Per questa edizione del dossier di Legambiente sono stati scelti alcuni argomenti, oggetto di maggiore approfondimento: la riduzione dell’usa e getta nelle mense scolastiche e nelle sagre, la corretta gestione dei RAEE, la corretta gestione dei rifiuti tessili e le attività di bonifica dell’amianto. Una sezione del questionario è stata invece dedicata a un’indagine sugli “acquisti verdi” delle Pubbliche Amministrazioni (Green Public Procurement o GPP). Quest’anno i Comuni che hanno risposto all’indagine sono stati 45, in calo rispetto all’anno scorso, ma comunque nella media rispetto agli anni precedenti, e rappresentano poco più del 13% delle amministrazioni comunali della ragione.
Plastica monouso e Raee
L’abolizione riguarda solo 12 Comuni sui 45, sono invece 28 i Comuni sul territorio dei quali è presente almeno una mensa che utilizza solamente stoviglie riutilizzabili, principalmente in scuole materne. In 15 comuni vengono organizzate feste e sagre che fanno uso esclusivo di stoviglie riutilizzabili.
Relativamente alla raccolta dei RAEE, la metà dei Comuni hanno dichiarato la presenza di punti raccolta per rifiuti apparecchiature elettriche ed elettroniche, mentre quasi tutti hanno punti per la raccolta dei tessili e degli oli esausti. I punti di
raccolta, oltre alle stazioni ecologiche, si trovano principalmente presso luoghi molto frequentati dalla popolazione, come le scuole e i supermercati e le farmacie
Molti Comuni hanno attivato anche misure per il monitoraggio della presenza di amianto e incentivi per la rimozione dagli edifici privati.
Criteri ambientali minimi negli appalti
L’applicazione del CAM (Criteri ambientali minimi) è cresciuta begli ultimi anni, ma per diversi questa pratica “risulta difficoltosa, per mancanza di conoscenza sul tema, per scarsa risposta del mercato dei fornitori e per il timore che le procedure di assegnazione e realizzazione degli appalti risultino poi molto più lunghe”.
Mappature e rimozione dell’amianto
Diversi Comuni non dispongono di dati, e di quelli che li hanno la maggior parte li ha solo per gli edifici comunali e non per quelli privati. A questo proposito, è stato posto un quesito relativo all’applicazione o meno di strumenti per favorire il monitoraggio e la rimozione dell’amianto presente sul territorio in edifici privati, domandando quindi ai Comuni che hanno risposto affermativamente se è stata compiuta una rilevazione geografica di questi siti.
Dei 45 Comuni rispondenti, 28 hanno adottato provvedimenti per favorire il monitoraggio o la rimozione dell’amianto da edifici privati. Di questi 28, 21 Comuni hanno emesso un’ordinanza di rimozione, creato incentivi o promosso altre politiche per la rimozione dell’amianto, mentre sono 18 quelli che hanno compiuto una mappatura dell’amianto sul territorio comunale. Gli strumenti prevalenti per il rilevamento dell’amianto sui tetti si confermano essere le foto satellitari e l’utilizzo di droni, che però per edifici multipli non consentono poi di avere un dato frazionato per proprietario.
Video: Amianto. Caratteristiche, smaltimento e tutela lavoratori: parola all’esperto | VIDEO
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