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Il Presidente americano Trump ha fatto una campagna elettorale con la promessa di rendere gli Stati Uniti la “capitale mondiale delle criptovalute“.
Ora si vedono gli esiti di questa strategia. In particolare è di ieri un decreto (ordine esecutivo) che stabilisce la prima riserva strategica federale (pubblica) di Bitcoin e altre criptovalute, stimata 17 miliardi di dollari.
Tuttavia, l’annuncio della riserva strategica ha fatto scendere il prezzo del Bitcoin del 5,7% perché Trump ha rinunciato a una politica di acquisti pubblici di criptovalute.
Come siamo arrivati a questo punto e cosa ci aspetta?
Trump e le criptovalute, le fasi
Nei suoi primi giorni di mandato, ha preso provvedimenti per portare avanti questo obiettivo, tra cui la firma di un ordine esecutivo volto a sostenere l’industria delle criptovalute statunitensi e la nomina di alti funzionari che sostengono la criptomoneta.
Sotto Trump, la Securities and Exchange Commission ha abbandonato le cause contro due delle più grandi società di criptovalute statunitensi e ha interrotto le indagini su molte altre.
Trump ha anche iniziato a smantellare alcuni aspetti delle politiche di regolamentazione e di applicazione delle criptovalute della precedente amministrazione Biden, istituendo anche il President’s Working Group on Digital Asset Markets (Working Group).
A sua volta, il presidente facente funzione della Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti, Mark Uyeda, ha rilanciato la Crypto Task Force della SEC, nominando il commissario Hester Peirce per guidare i suoi sforzi e stabilire gli obiettivi. La SEC si è anche mossa per annullare le problematiche linee guida contabili e sospendere alcune azioni di applicazione delle norme contro le principali società di criptovalute.
Poi, il 2 marzo scorso, Trump ha anche annunciato i nomi di cinque asset digitali che prevede di includere in una nuova riserva strategica di criptovalute, facendo aumentare vertiginosamente il valore di mercato di ciascuno di essi.
In particolare, il Presidente americano ha dichiarato sui social media che il suo ordine esecutivo di gennaio scorso sugli asset digitali avrebbe creato una riserva di valute, tra cui il bitcoin.
I nomi non erano stati annunciati in precedenza. Gli asset sono saliti dall’8% al 62% nelle contrattazioni di giornata. Trump ha dichiarato che il suo ordine “ha diretto il gruppo di lavoro presidenziale a procedere con una riserva strategica di criptovalute che includa XRP, SOL e ADA. Farò in modo che gli Stati Uniti siano la capitale mondiale delle criptovalute”.
Più di un’ora dopo, Trump ha aggiunto un altro post: “E, ovviamente, BTC ed ETH, come altre criptovalute di valore, saranno al centro della riserva”. Il Bitcoin, la più grande criptovaluta al mondo per valore di mercato, è salito dell’8% circa a 90.828 dollari. L’Ether, la seconda criptovaluta più grande, era in rialzo dell’8,3% a 2.409 dollari.
Giovedì 6 marzo, infine, Trump ha firmato un ulteriore ordine esecutivo che istituisce, in via definitiva, una riserva strategica di Bitcoin, in vista del White House Crypto Summit del giorno successivo, venerdì 7 marzo.
Esempi di altri Stati
E’ una strategia unica. Negli USA, Texas, Ohio e Pennsylvania hanno tutti presentato progetti di legge per creare riserve Bitcoin a livello statale e alcuni sostenitori pensano che fino a dieci stati americani potrebbero adottare tale misura. Tuttavia, a gennaio 2025, nessuno stato ha ancora approvato una legge sulle riserve Bitcoin.
Altri paesi hanno iniziato ad accumulare strategicamente Bitcoin in vari modi. El Salvador ha adottato Bitcoin come moneta a corso legale e ha iniziato ad acquistare Bitcoin per tenerlo in riserva. Ma di recente ha fatto passi indietro.
Il Bhutan ha istituito operazioni di mining di Bitcoin di proprietà statale e sta tenendo in riserva i Bitcoin estratti. Altri paesi, tra cui la Cina, stanno detenendo grandi quantità di Bitcoin che hanno sequestrato ai partecipanti di attività illecite.
La riserva strategica di Bitcoin e quella di criptovalute
L’ordine esecutivo del 6 marzo istituisce, dunque:
una riserva strategica di bitcoin, costituita da bitcoin di proprietà del Dipartimento del Tesoro che sono stati sequestrati nell’ambito di procedimenti penali o civili di confisca dei beni. Nessun acquisto fatto ad hoc quindi né costo per il bilancio dello Stato.
Il provvedimento dispone, inoltre, che altre agenzie possano valutare eventuali trasferimenti di bitcoin di proprietà alla riserva strategica. Secondo la norma, gli Stati Uniti non potranno vendere i bitcoin depositati nella riserva strategica. Trump ha anche ordinato ai Segretari al Tesoro e al Commercio di sviluppare “strategie neutre dal punto di vista del bilancio” per acquisire ulteriori bitcoin, purché non comportino costi per i contribuenti.
Tale provvedimento istituisce, inoltre, un U.S. Digital Asset Stockpile (in sostanza una riserva di criptovalute), costituito da beni digitali diversi dal bitcoin di proprietà del Dipartimento del Tesoro, anch’essi oggetto di confisca in procedimenti penali o civili. Anche in questo caso, il governo non potrà acquistare altri beni per lo U.S. Digital Asset Stockpile oltre a quelli ottenuti attraverso i procedimenti di confisca. Il Segretario del Tesoro potrà stabilire strategie per una gestione responsabile, comprese le potenziali vendite di tale riserva.
L’ordine di Trump richiede, inoltre, che le agenzie forniscano una contabilità completa delle loro disponibilità di asset digitali al Segretario del Tesoro e al Gruppo di lavoro del Presidente sui mercati degli asset digitali. Il Presidente del Working Group on Digital Asset Markets, David Sacks, ha stimato che il governo possiede circa 200.000 bitcoin, ma ha aggiunto che non è mai stata effettuata una verifica completa.
Perché Trump crede che le cripto fanno il bene degli Usa
Donald Trump punta sui Bitcoin e altre criptovalute per diversi motivi strategici e politici.
- Trump intende posizionare gli Stati Uniti come leader mondiali nel settore delle criptovalute, sfruttando il loro potenziale per guidare la crescita economica e la leadership tecnologica. Questo approccio è coerente con la sua promessa di rendere gli Stati Uniti la “capitale mondiale delle criptovalute”.
- La riserva strategica di Bitcoin offre diversi vantaggi strategici, tra cui la possibilità di mantenere una posizione di leadership nel mercato delle criptovalute e di sfruttare la scarsità di Bitcoin come riserva di valore unica nel sistema finanziario globale.
- Tra l’altro, Trump spera di usare i bitcoin per abbattere il debito americano.
- Ultimo punto, questo approccio può rafforzare la posizione degli Stati Uniti rispetto ad altre nazioni che stanno esplorando l’uso delle criptovalute come strumenti di politica monetaria o di riserva anche in chiave di autonomia dal sistema monetario internazionale basato sul dollaro. E’ insomma una risposta a questo trend, provando a cavalcarlo invece di subirlo.
Redazione
Cosa si intende per “riserva strategica” di Bitcoin
La Strategic Bitcoin Reserve (“SBR”), è una sorta di fondo in cui miliardi di dollari di valuta digitale Bitcoin verrebbero conservati in modo sicuro come nuova copertura finanziaria e supporto per il dollaro statunitense.
La SBR è stata concettualizzata agli albori del Bitcoin, è stata sviluppata nell’opera fondamentale “The Bitcoin Standard” nel 2018 e si è poi concretizzata con l’adozione delle riserve strategiche di Bitcoin da parte di MicroStrategy (a livello aziendale) e di El Salvador (a livello sovrano), rispettivamente nel 2020 e nel 2021. Nel luglio 2024, Donald Trump, in piena campagna presidenziale, ha partecipato alla conferenza Bitcoin 2024 e ha appoggiato la proposta di legge della senatrice del Wyoming Cynthia Lummis “Boosting Innovation, Technology, and Competitiveness through Optimized Investment Nationwide Act” (BITCOIN Act) (S. 4912) che istituirebbe una SBR.
Gli Stati Uniti non creano spesso riserve di asset strategici e quella istituita ieri da Trump è la prima riserva di un asset puramente digitale.
“L’istituzione di un SBR sarebbe il pioniere di un nuovo paradigma. A causa della novità della tecnologia, l’accumulo di una riserva virtuale di questo tipo può sembrare insolito. Tuttavia, è simile all’accumulo di riserve storiche, dovrebbe essere gestibile in modo ragionevole e ha il potenziale per un impatto positivo sulla gestione del futuro finanziario dell’America”, afferma uno studio legale statunitense.
“Il BITCOIN Act afferma che il suo scopo è quello di contribuire alla stabilità economica degli Stati Uniti, fornire una copertura innovativa contro l’instabilità monetaria e incoraggiare l’integrazione degli asset digitali nel sistema finanziario statunitense. Inoltre, molti leader si aspettano che questo fondo di valore venga utilizzato in futuro per pagare il debito nazionale e per fornire al governo un’ulteriore flessibilità geopolitica. Essendo un asset deflazionistico, il Bitcoin può contribuire a proteggere dall’inflazione eccessiva, come è avvenuto in altri Paesi. Può anche contribuire a stabilizzare il valore del dollaro in periodi di stress. Inoltre, diversificherebbe ulteriormente le riserve del governo, una mossa prudente in ogni caso”.
“La senatrice Cynthia Lummis (R-WY) ha presentato una legge che prevede che gli Stati Uniti acquistino 1 milione di Bitcoin, in quattro tranche da 250.000 Bitcoin ciascuna, nell’arco di quattro anni. Il risultato netto sarebbe che gli Stati Uniti possiederebbero 1 milione di Bitcoin, ovvero circa il 5% dell’offerta totale fissa.
Il finanziamento
Il finanziamento avverrebbe da tre fonti.
In primo luogo, i Bitcoin già sequestrati dal governo, che ammontano a oltre 200.000 Bitcoin; in secondo luogo, l’eccedenza che la Federal Reserve restituisce al Tesoro (cioè i profitti del sistema bancario centrale statunitense); in terzo luogo, il valore non realizzato dei certificati d’oro degli Stati Uniti, che rappresentano il valore dell’oro detenuto dal Tesoro. Questi certificati sono stati ancorati a un prezzo di 42 dollari l’oncia dal 1973, per un valore totale stimato di 10,5 miliardi di dollari. Ma se fossero valutati al mercato, il loro valore sarebbe di circa 643 miliardi di dollari”, precisa Stephen Gannon dello studio legale Davis Wright Tremaine LLP. “L’SBR dovrebbe essere gestito in coordinamento con tutte le agenzie di servizi finanziari per mantenere la sicurezza e l’utilità dell’asset. Ma, in sostanza, verrebbe semplicemente conservato in un caveau digitale come un bene (o portafoglio) che si apprezza, come qualsiasi altra merce.
A un certo punto, se l’apprezzamento raggiunge un punto significativo, potrebbe essere usato come garanzia, o potrebbe essere venduto per pagare parte del debito nazionale. Se il governo decidesse che l’impiego di una parte del Bitcoin potrebbe aiutare a gestire le questioni geopolitiche che si presenteranno nel tempo, potrebbe anche impiegare il Bitcoin in modo strategico. Il vantaggio di detenere le riserve governative in Bitcoin è che l’intero Paese potrebbe controllare l’asset in qualsiasi momento sulla blockchain. Inoltre, qualsiasi movimento del prezzo del Bitcoin potrebbe essere tracciato dal pubblico, garantendo sicurezza e responsabilità su una scala mai vista prima”, aggiunge Gannon.
Il precedente ordine esecutivo progettato per supportare l’industria delle criptovalute
Il White House Crypto Summit arriva dopo che il Trump a gennaio aveva firmato un ordine esecutivo per dare una spinta al settore degli asset digitali.
Tale ordine, intitolato “Rafforzare la leadership americana nella tecnologia finanziaria digitale”, stabilisce, infatti, un nuovo quadro per la politica sulle criptovalute. Il provvedimento revoca il precedente provvedimento esecutivo 14067 e il “Quadro per l’impegno internazionale sulle risorse digitali” del Dipartimento del Tesoro, invertendo di fatto l’approccio della precedente amministrazione alla regolamentazione delle criptovalute. “La politica dell’amministrazione Trump suggerisce una preferenza per reti blockchain pubbliche aperte, si oppone alla creazione di una valuta digitale della banca centrale statunitense (CBDC) o al riconoscimento delle CBDC emesse da altri paesi e cerca di fornire certezza normativa attraverso confini giurisdizionali meglio definiti”, affermano esperti legali.
L’ordine esecutivo ha anche creato il President’s Working Group on Digital Asset Markets, presieduto da David Sacks in qualità di Special Advisor per AI e Crypto. Il mandato del Working Group è di sviluppare un quadro normativo federale che disciplini le criptovalute, comprese le stablecoin, e di valutare la potenziale creazione e il mantenimento di una riserva nazionale di criptovalute. Hanno il compito di presentare un rapporto al presidente entro 180 giorni, raccomandando proposte normative e legislative che promuovano le politiche stabilite nell’ordine esecutivo.
Anche la SEC forma una nuova task force sulle criptovalute
Il 21 gennaio 2024, il presidente facente funzione della SEC, Mark T. Uyeda, ha annunciato la creazione di una nuova task force “Crypto 2.0” incaricata di creare un quadro normativo chiaro per le criptovalute. Il commissario Hester Peirce, che in precedenza ha sostenuto la chiarezza normativa per il settore delle criptovalute, guiderà la task force. Il comunicato stampa della SEC che annunciava la task force ha criticato le precedenti interpretazioni legali “nuove e non testate” e le azioni di applicazione della SEC che hanno tentato di regolamentare le criptovalute “retroattivamente e reattivamente”.
La task force Crypto 2.0 cercherà invece di sviluppare “un quadro normativo completo e chiaro” per le criptovalute. Aiuterà, inoltre, la SEC a “distribuire giudiziosamente le risorse di applicazione”. La task force collaborerà con altri funzionari e agenzie federali, tra cui la CFTC e gli enti di regolamentazione statali e internazionali, e cercherà anche il contributo delle parti interessate e del pubblico.
Riserva federale bitcoin? Le voci critiche
Alcuni commentatori, come George Selgin del CATO Institute, hanno sostenuto che un SBR non avrebbe alcuno scopo utile. Egli osserva che gli Stati Uniti detengono oro quasi per tradizione, dato che le riserve auree non sono più utilizzate per regolare i conti internazionali.
Inoltre, poiché il dollaro è attualmente sicuro come valuta di riserva globale, non ha bisogno di essere ulteriormente rafforzato. Selgin sottolinea anche che le riserve degli Stati Uniti, in particolare quelle in valuta estera, sono relativamente modeste, il che riflette lo status unico del dollaro come la più libera delle valute a libera fluttuazione. Questo fa parte del “privilegio esorbitante” di cui gli Stati Uniti godono grazie al loro status di mezzo di scambio nazionale e globale.
Altri, come l’esperto e sostenitore di Bitcoin Nick Carter, sostengono che assegnare al Bitcoin un ruolo monetario, sia come equivalente delle riserve valutarie o qualcosa di simile, potrebbe implicare che gli Stati Uniti stanno perdendo fiducia nell’attuale sistema basato sul dollaro.
Inoltre, Carter sottolinea che il Bitcoin potrebbe essere un asset straordinariamente costoso da acquisire, dato che il prezzo delle monete probabilmente aumenterebbe una volta che si sapesse che il Tesoro degli Stati Uniti è un acquirente.
Infine, una politica SBR potrebbe essere vista come un massiccio trasferimento di ricchezza dai contribuenti statunitensi ai “Bitcoiners”. Questo rischierebbe di essere sia regressivo che impopolare. Anche se l’SBR fosse finanziato in modo fiscalmente neutro, ad esempio rivalutando l’oro come indicato sopra, potrebbe essere visto come un’elemosina immeritata per i Bitcoiners.
“La proposta di una riserva strategica di Bitcoin offre una visione convincente per modernizzare la strategia finanziaria degli Stati Uniti, con potenziali vantaggi tra cui una maggiore flessibilità finanziaria, una copertura contro l’incertezza economica e i mercati mondiali, un sostegno alla pressione inflazionistica sul dollaro e la possibilità di sfruttare il potenziale rialzo del Bitcoin per affrontare il debito nazionale”, affermano Stephen Gannon e Daniel M. Payne dello studio legale Davis Wright Tremaine. “Inoltre, gli Stati Uniti sono in grado di partecipare all’economia digitale emergente. Tuttavia, la proposta presenta anche alcune sfide. Il Bitcoin è un asset altamente volatile con meno di due decenni di esperienza di mercato. Potenziali conflitti di interesse potrebbero sorgere durante l’implementazione”.
“Inoltre, il dirottamento di risorse verso l’SBR ha un costo opportunità significativo quando la nazione deve affrontare altre esigenze di investimento in settori come le infrastrutture, l’istruzione e la sanità. Apprezziamo tuttavia l’introduzione di idee innovative per capitalizzare le innovazioni emergenti come il Bitcoin”, aggiungono.
Conflitti di interesse
Gli scettici hanno attaccato la proposta come uno schema per arricchire un piccolo numero di investitori in criptovalute. Gli stessi che venerdì 7 marzo si sono incontrati alla Casa Bianca con Trump, in un evento definito “Crypto Summit”.
L’incontro ha anche ricordato l’investimento personale di Trump in criptovalute, che gli esperti di etica hanno descritto come un allarmante conflitto di interessi.
Un tempo scettico nei confronti delle criptovalute, l’anno scorso Trump ha abbracciato le valute digitali durante la campagna elettorale, mentre le società di criptovalute spendevano decine di milioni di dollari per sostenere lui e i candidati al Congresso che sostenevano la tecnologia.
La lista degli invitati al Summit comprendeva Zach Witkoff, il figlio di Steve Witkoff, un amico intimo del Presidente che ricopre il ruolo di inviato speciale dell’amministrazione in Medio Oriente. Il più giovane Witkoff è il fondatore di World Liberty Financial, un’azienda di criptovalute che Trump ha fortemente promosso l’anno scorso e dalla quale lui e la sua famiglia traggono direttamente profitto.
World Liberty ha una propria valuta digitale, WLFI, e la famiglia Trump riceve una parte delle vendite.
Pochi giorni prima del suo insediamento, Trump ha anche iniziato a vendere una cosiddetta memecoin, un tipo di criptovaluta legata a una battuta su internet o a una mascotte di una celebrità. La moneta, chiamata $Trump, ha avuto una breve impennata e poi è crollata, costando agli investitori un totale di 2 miliardi di dollari.
Il ruolo del Congresso: le incognite legali
Analisti ed esperti legali sono divisi sulla necessità o meno di un atto del Congresso. Alcuni hanno sostenuto che la riserva poteva essere creata tramite l’Exchange Stabilization Fund del Tesoro degli Stati Uniti, che può essere utilizzato per acquistare o vendere valute estere.
Il presidente della Commissione per i servizi finanziari della Camera, French Hill, e il presidente della Commissione bancaria del Senato, Tim Scott, invece, hanno dichiarato il loro interesse nell’approvazione del Financial Innovation and Technology for the 21st Century Act (FIT21) , che in precedenza era stato approvato dalla Camera dei rappresentanti con il sostegno bipartisan.
Questo disegno di legge classificherebbe la criptovaluta come una merce, conferendo alla CFTC l’ autorità esclusiva sui mercati in contanti o spot per le merci digitali e alla SEC l’autorità quando un asset digitale è associato a una blockchain non decentralizzata. Non è ancora chiaro se il Congresso promulgherà questa legislazione, ma c’è un chiaro interesse nel Congresso a intervenire per fare chiarezza nella regolamentazione delle criptovalute.
Le aziende devono ancora confrontarsi con i regolatori statali
“L’amministrazione Trump sta fornendo un quadro normativo più chiaro per l’industria della criptovaluta, ampliando le opportunità per le aziende di fornire servizi innovativi in criptomonete, è probabile che il governo federale continui a perseguire casi di frode, riciclaggio di denaro, violazioni delle sanzioni e reati simili nel contesto della criptovaluta”, ha precisato lo studio legale Pillsbury Winthrop Shaw Pittman LLP in una nota pubblicata prima della firma dell’ordine esecutivo di giovedì scorso.
“Inoltre, molte società dovranno ancora districarsi nella complessa rete di normative statali che si applicano alle criptovalute e agli altri asset digitali. Ad esempio, le società di criptovaluta che operano a New York continueranno a essere soggette al regime di regolamentazione e licenza “BitLicense” di New York”, si legge nella nota. “Anche la California ha recentemente emanato e sta implementando la sua Digital Financial Assets Law, che richiederà a molte società di criptovalute di ottenere una licenza. Anche le leggi sulle licenze di trasmissione di denaro di molti Stati continueranno ad applicarsi alle società di criptovaluta”.
“Inoltre, i procuratori generali degli Stati e le autorità di regolamentazione dei titoli potrebbero tentare di colmare un vuoto percepito nell’applicazione delle norme relative alle criptovalute. Il procuratore generale di New York, Letitia James, è stata particolarmente attiva nell’avviare azioni legali contro importanti società di criptovalute. Questa attività di enforcement statale continuerà, ed è anzi probabile che aumenti, durante il secondo mandato del Presidente Trump”.
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