Il cliente ha sempre ragione? Non sempre. Una pizzeria di Offenbach, cittadina indipendente, di fatto alla periferia di Francoforte, ha avuto l’onore di un articolo sulla Frankfurter Allgemeine, il più importante quotidiano nazionale insieme con la Süddeutsche Zeitung, la Faz. Ma non nella rubrica gastronomica. Il «Papi» è lodato come esempio di tutela culturale. Anche la pizza è cultura, non si dovrebbe precisarlo, e come i würstel, un simbolo di identità, italiana o tedesca.
I 99 euro della pizza come “penale” per il cattivo gusto
Il locale è stato aperto appena nel ‘23, e Papi, vuol dire papà, una sigla per indicare il nome del proprietario Paolo Pizzuto, e anche Pizza e Pasta. Nel proporre il menu, Herr Paolo pensando ai gusti dei clienti, non sempre ortodossi, ha voluto includere la Pizza Hawai, quella con fette di ananas. Il figlio Umberto si è opposto: c’è un limite a tutto. Papà ha insistito: Infine il figlio ha dovuto arrendersi, ma ha voluto stabilire lui il prezzo: 99 euro, segnalato in giallo sul menu. Il cliente, al momento di pagare, non potrà obiettare di non averlo notato. Il cliente ha sempre ragione purché paghi una penale per il suo cattivo gusto. La margherita con l’ananas è un’offesa al buon nome di Napoli e dell’Italia, sostiene Umberto.
Era convinto che nessuno avrebbe ordinato la sua pizza, invece qualche cliente la chiede e paga senza fiatare. Da italiano ha avuto qualche rimorso. Che fare? La primaria del vicino ospedale per bambini è cliente fissa, e, gli ha suggerito la soluzione: dia i 99 euro in beneficenza. Una pizza fuori ordinanza a fin di bene.
La foto gogna sul muro non è un deterrente
Ma chi ordina la variante Hawaii viene immortalato da una foto, incorniciata e appesa su una parete, come un muro della vergogna, che però per alcuni clienti è un premio, non una gogna. Basta essere ricordati, non importa come e perché. Una Pizza Hawai in Italia è un Totsünde, un peccato mortale, come il cappuccino dopo cena insieme con la grappa, ha dovuto spiegare la Faz ai lettori.
Pizzerie e ristoranti italiani hanno contribuito a cambiare i tedeschi. A Colonia, nei primi Anni Sessanta, il primo locale del meridionale Salvatore Sorriento, più spaccio segreto che ristorante, fu aperto per accogliere gli emigrati italiani che avevano nostalgia di un piatto di spaghetti al pomodoro. Conto, due marchi e 50, neanche trecento lire dell’epoca. E cominciarono a venire anche i tedeschi.
Salvatore cacciò fuori dal locale il Borgomastro, un successore di Konrad Adenauer, perché pretese il formaggio sugli spaghetti alle vongole. Un sacrilegio. Il sindaco denunciò Salvatore: il cliente ha sempre ragione. E il giudice condannò l’oste. Salvatore non doveva avere un buon avvocato, o il giudice non conosceva ancora gli spaghetti.
A Offenbach sono andato per anni, durante la Buchmesse. In quei giorni gli hotel triplicano i prezzi, e anche se pagava il giornale, preferivo sfuggire al ricatto.
A Offenbach, in metro a 8 km dalla Fiera del Libro, erano più moderati. Su 131845 abitanti (nel ‘23), 50mila hanno un passaporto straniero, è il centro in Germania con il più alto numero di immigrati. Io per cinque giorni, vivendo da straniero, non incontravo mai un tedesco. Difficile trovare un locale dove mangiare in modo accettabile. Una sera, disperato, finii da Pizzahut.
Gli americani sono convinti che la pizza l’abbiano inventata loro. Ordinai per prudenza un’insalata. Accanto a me, giovani tedeschi divoravano una pizza: spessa, e con un cordone in rilievo, imbottito di formaggio squagliato, che grondava colesterolo.
Non per citarmi, il libro è esaurito, ma scrissi un romanzo «Pizza con crauti», una storia gialla per parlare dei rapporti culturali tra Italia e Germania. Il mio pizzaiolo investigatore era sposato con una pastora luterana, un prete (possibile, mi assicurò la mia editor tedesca, figlia di un pastore, sposata con un pastore).
Il titolo era simbolico, ma il mio editore italiano organizzò una presentazione in un locale a Roma, e venne offerta una pizza con i crauti. Ero impegnato con le interviste, quando finii, era finita anche la pizza. Mi hanno assicurato che era buona.
Potrei consigliare a Umberto Pizzuto, nomen omen, di metterla in menu, come simbolo multiculturale a metà prezzo.
I crauti costano meno della mozzarella.
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