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Trieste, 8 marzo 2025 – Liliana Resinovich è stata sorpresa alle spalle, picchiata e poi soffocata la mattina del 14 dicembre 2021. Questa è la conclusione di Cristina Cattaneo, antropologa forense, consulente della procura di Trieste. “Un evento accidentale risulta tecnicamente non prospettabile”, “non vi sono elementi tecnico scientifici che supportino l’ipotesi del suicidio”.
Il 15 gennaio è attesa la perizia medico legale su Liliana Resinovich, trovata morta il 5 gennaio 2022 in un parco della sua Trieste
Ma dove è stata uccisa Lilly? Dove è morta? Dove si colloca quella scena di “afferramenti, urti, compressioni, pugni, graffi” descritta nella relazione, firmata anche da Stefano Tambuzzi, Biagio Eugenio Leone e Stefano Vanin? “Molto probabile che il corpo di Liliana Resinovich sia sempre rimasto nello stesso luogo in cui è stato ritrovato”, scrivono gli esperti. Ma neanche questo sembra rispondere alla domanda.
La storia per punti
Il caso ora torna sul doppio binario delle indagini investigative e della scienza. Cattaneo suggerisce “approfondimenti genetici” su peli e capelli scovati su abiti, corpo e sacchetti. Ma, in parallelo, dovranno essere anche verificati gli alibi di chi ruotava attorno a Lilly, 63 anni, pensionata della Regione Friuli Venezia Giulia. E c’è un arco temporale molto preciso, consegnato da questa relazione. La morte, “in via di elevatissima probabilità”, risale a poche ore dopo la colazione consumata la mattina del 14 dicembre 2021, il giorno stesso della scomparsa.
Cosa sappiamo di quella mattina? Liliana Resinovich viene ripresa dalle telecamere di via Damiano Chiesa, vicino a casa, con le borse della spazzatura. E c’è la testimonianza di Iva, la fruttivendola di via San Cilino, agli atti dell’inchiesta. Ripete al telefono una descrizione fatta già tante volte: “Era mia cliente, è passata davanti alla vetrina, tra le 8.30 e le 9. Ricordo uno sguardo preoccupato, indossava la mascherina ma non aveva occhiali e non portava il cappellino”. Per la cronaca: l’orologio della 63enne, di colore rosa, sarà trovato fermo alle 9.17 (o 21.17). “Polso sinistro”, aveva annotato in un primo momento il medico legale. Per poi correggere con “destro”.
Allora, dove è morta Lilly? In quel boschetto pieno di rovi, nel parco dell’ex ospedale psichiatrico, un luogo che prima di essere perlustrato a tappeto dalle troupe di tutta Italia colpiva soprattutto per il degrado, ti addentri e per terra scopri scarpe abbandonate e bottigliette di plastica, ovunque vegetazione incolta. Invece erano integri e puliti i sacchi da spazzatura che avvolgevano il corpo, neri anzi grigi scuro, e anche questa annotazione nelle carte ha alimentato qualche perplessità (giornalistica). Ma si tratterebbe solo di una sfumatura di colore diverso, era buio quando il cadavere è stato trovato, il pomeriggio del 5 gennaio 2022. Quei sacchi integri, verrebbe da concludere, non possono essere stati trascinati. Lilly, aveva svelato fin dall’inizio la perizia sulle scarpe, aveva nelle suole degli scarponcini tracce botaniche compatibili anche con quel terreno. Ma neanche questo risponde per ora alla domanda: dove è morta?
Stefano D’Er rico, medico legale nella squadra di consulenti che assiste Sergio, il fratello di Lilly, chiarisce: “La risposta a questa domanda oggi non c’è. Ma non può certo darla uno scienziato”. Invece potrebbero fornire tracce preziose le analisi genetiche su peli e capelli, Cattaneo suggerisce “nuove tecnologie di sequenziamento ultramassivo (Ngs), nell’ottica della ricerca di terze persone coinvolte”.
Traduce D’Errico: “Il test punta a estrarre il profilo genetico del possessore del materiale biologico rinvenuto. Poi, naturalmente, quel che si trova dovrà essere confrontato con eventuali sospetti. Contaminazioni sulla scena? In linea teorica non lo possiamo escludere. E ricordiamoci che su quel cadavere sono intervenute davvero tante persone”.
La perizia Cattaneo con un “lavoro minuzioso” – per usare l’aggettivo del procuratore Frezza – dà conto di tutte le lesioni sul corpo di Lilly. Il volto sarebbe stato “attinto da lesioni non solo anteriormente ma anche alla superficie laterale destra e sinistra. A seguire poi la mano destra”. I
Sebastiano Visintin, il marito di Lilly, la sera del 14 dicembre in questura aveva raccontato di essere uscito di casa la mattina “intorno alle 8, dopo aver fatto colazione insieme a lei”. Di averla lasciata in pigiama, “era serena e non sembrava avere alcun atteggiamento strano o che potesse in qualche modo insospettirmi (…) Sono uscito con la mia auto e sono rientrato attorno all’ora di pranzo. Quando sono rincasato, mia moglie non era in casa ma mi sono accorto che aveva lasciato il suo cellulare su un tavolino in soggiorno”. Si scoprirà poi che entrambi i telefonini erano in casa, assieme al portafoglio e alla fede nuziale.
Claudio Sterpin, l’amico speciale di Lilly, il 15 dicembre poco dopo le 10 si era presentato in questura e aveva raccontato che la mattina precedente, “alle ore 8.30 circa, come ogni martedì negli ultimi due o tre mesi, Liliana mi aveva contattato telefonicamente per avvertirmi che alle 9 aveva in programma di passare al centro WindTre di via Battisti per fare qualche operazione sul proprio telefono e, successivamente, venire a casa mia”. Ma “dalla telefonata sopra riferita, io non l’ho più né sentita né vista”.
Sterpin descriveva così il suo rapporto con Lilly: “La mia conoscenza risale ad oltre 40 anni fa. Frequentavamo gli stessi ambienti sportivi, il mondo della corsa e dell’ultra maratona (…). Io sono rimasto vedovo da un anno e Liliana, circa 4 mesi fa, si era offerta di venire a darmi una mano nelle faccende domestiche quasi ogni martedì ed avevamo intrapreso una relazione sentimentale che si concretizzava, quasi esclusivamente, di martedì. Solitamente passavamo la mattinata assieme, talvolta pranzavamo e facevamo visita ai rispettivi parenti al cimitero”.
Fin dall’inizio Raffaele Barisani, medico legale e consulente di Sebastiano Visintin, aveva dato una lettura molto precisa (e allora controcorrente) delle lesioni. Non le considerava segni di una caduta ma “inferte da terzi”. Proponeva quindi “un’ipotesi alternativa” definita “logica e valida” per il decesso. “La vittima veniva a morte a causa di un malore (…) insorto a seguito di un diverbio, con colluttazione, con altre imprecisate persone”. Scenario sempre proposto da Fulvio Covalero, amico di gioventù di Lilly.
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