Per il boss Muto previsto il rientro ai domiciliari a Cetraro, in attesa della decisione, è stata ordinata la scarcerazione su istanza dell’avvocato difensore Michele Rizzo
Cetraro, 8 marzo 2025 – La Procura generale della Repubblica presso la corte d’Appello di Catanzaro ha accolto l’istanza dell’avvocato Michele Rizzo sullo stato di detenzione attuale del boss Francesco Muto, 84 anni, noto come il “Re del Pesce” che dovrebbe rientrare a cetraro in regime degli arresti domiciliari. Ieri, con un provvedimento, è stato disposto il ripristino del differimento facoltativo della pena, nelle forme della detenzione domiciliare, fino alla decisione del Tribunale di sorveglianza di Catanzaro e l’immediata scarcerazione del condannato, se non detenuto per altra causa”; il tutto subordinato alla “sottoscrizione del verbale che detta le prescrizioni”.
Detenuto a Napoli
Risolte le questioni burocratiche il boss Franco Muto dovrebbe far ritorno a Cetraro agli arresti domiciliari. Si fa rilevare che Muto è attualmente detenuto presso la casa circondariale di Napoli, con decorrenza pena dal 10 giugno 2021 e scadenza al 22 dicembre 2034. L’iter è complesso e le decisioni sullo stato di detenzione del boss provengono da più parti. La Corte di Cassazione con propria sentenza, meno di un mese fa, lo scorso 14 febbraio, ha annullato con rinvio l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro del 19 settembre 2024. Quest’ultimo tribunale aveva respinto la richiesta avanzata nell’interesse di Francesco Muto di proroga del differimento dell’esecuzione della pena per ragioni di salute nelle forme della detenzione domiciliare, già concessa, invece, con la precedente ordinanza del 9 febbraio del 2023 del Tribunale di Sorveglianza di Sassari per la durata di un anno e prorogata provvisoriamente con un decreto che risale al 9 febbraio dello scorso anno dal magistrato di Sorveglianza di Cosenza. Tutto questo fino alla decisione del Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro.
“Rivive” il decreto
La Procura evidenzia che nelle more del giudizio di rinvio dinanzi al Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro “rivive” ora il decreto del Magistrato di Sorveglianza di Cosenza del 9 febbraio dello scorso anno. In quel decreto era stato disposto nei confronti di Francesco Muto il ripristino del differimento facoltativo della pena nelle forme della detenzione domiciliare. A questo punto la Procura generale ritiene che occorra dare urgente esecuzione al provvedimento, e ordina il ripristino del differimento facoltativo della pena nelle forme della detenzione domiciliare fino alla decisione del Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro e, quindi, l’immediata scarcerazione.
La richiesta dell’avvocato Rizzo
C’è da aggiungere che l’avvocato difensore di Francesco Muto, Michele Rizzo, mercoledì scorso 5 marzo, aveva inviato una comunicazione al Tribunale della Sorveglianza di Catanzaro con la quale insisteva nella richiesta “di ripristino immediato della detenzione domiciliare nei confronti di Francesco Muto, così come ab origine stabilito dal Tribunale di Sorveglianza di Sassari con l’ordinanza in data 9 febbraio 2023”, tutto questo, in attesa del nuovo giudizio a seguito dell’annullamento della Suprema Corte. La Cassazione, ricorda lo stesso legale Michele Rizzo, in accoglimento del ricorso in data 11 ottobre 2024 supportato da memoria difensiva ha disposto l’annullamento con rinvio dell’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro, facendo rilevare che la Procura Generale della Repubblica aveva chiesto l’annullamento senza rinvio del provvedimento impugnato.
La condanna a venti anni
Il Boss Francesco Muto, lo ricordiamo, in riferimento al processo convenzionalmente denominato “Frontiera” E’ stato condannato nei tre gradi di giudizio a luglio del 2019 dal tribunale di Paola, a maggio del 2021 dalla Corte d’Appello di Catanzaro e in via definitiva il 15 settembre del 2022 dalla Corte Suprema di Cassazione, alla pena principale stabilita per i delitti commessi alla reclusione di venti anni con varie pene accessorie come, per esempio, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, con misure di sicurezza della libertà vigilata. Le ultime decisioni, lo ricordiamo, sono da ricondurre allo stato di salute del boss di Cetraro che non sarebbe compatibile con lo stato di detenzione.
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