Vini rossi piemontesi: DOC e abbinamenti | Blog

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Con il suo territorio diversificato, che prende forma tra alture alpine, colline, pianure e affascinanti borghi, il Piemonte è un vero e proprio gioiello dal punto di vista enologico, frutto di un terroir sfaccettato e di una storia antica. È in questa terra magica – tra Langhe, Monferrato, Roero e altre zone produttive – che vengono prodotti alcuni dei rossi più apprezzati al mondo.

Vuoi saperne di più? Ecco una panoramica sui migliori vini rossi piemontesi, tra denominazioni, vitigni e abbinamenti gastronomici!

 

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Vitigni, denominazioni e proposte di degustazione

 

Chi si avvicina per la prima volta ai vini rossi piemontesi rimane subito colpito dalla loro intensità e complessità, caratteristiche che si affinano ulteriormente con l’invecchiamento. Questi vini, espressione autentica di un territorio straordinario, si distinguono per struttura, eleganza e grande versatilità negli abbinamenti gastronomici.

Tra i vitigni più rappresentativi della regione troviamo il Nebbiolo, la Barbera e il Dolcetto, protagonisti di alcune delle denominazioni più prestigiose. Il Barolo DOCG e il Barbaresco DOCG, entrambi ottenuti da uve Nebbiolo in purezza, offrono profili aromatici complessi e una straordinaria longevità. La Barbera d’Asti DOCG, invece, è un rosso intenso e avvolgente, perfetto per accompagnare piatti ricchi di sapore. Per chi cerca un vino più morbido e fruttato, il Dolcetto Piemonte DOC rappresenta un’ottima scelta, ideale per esaltare primi piatti e secondi di carne.

Scopri le migliori espressioni di questi grandi vini rossi piemontesi e lasciati guidare in un viaggio di gusto tra le eccellenze enologiche della regione!

 

Barolo DOCG

 

“Vino dei re, re dei vini”, lo definì il sovrano Carlo Alberto di Savoia, quando ebbe il piacere di assaggiare il Barolo portato in dono dalla marchesa Giulia Colbert Falletti di Barolo.

A conquistarlo furono la struttura decisa, il gusto corposo e la maturità delle note organolettiche di questo vino, non solo uno dei migliori vini delle Langhe (dove la vite viene coltivata da circa 2500 anni), ma anche uno dei vini rossi italiani più noti e apprezzati. 

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Vuoi assaporare le caratteristiche di questo eccellente rosso piemontese ottenuto da uve Nebbiolo? Puoi farlo a tutto pasto, stappando una bottiglia di Barolo DOCG, la cui identità aromatica è amplificata dagli anni di invecchiamento. Caratterizzato da un colore rosso intenso e da eleganti riflessi granata, questo vino ti conquisterà con i suoi profumi di marasca e vaniglia, e con un sorso robusto e balsamico.

Provalo durante degli antipasti eleganti a base di formaggi stagionati e saporiti, come del Castelmagno, del Raschera o del Bra, oppure puoi affiancarlo a primi e secondi dal gusto avvolgente, come i tagliolini al tartufo, il risotto al Barolo, il brasato, lo spezzatino di cinghiale o la lasagna al ragù di lepre.

 

Barbaresco DOCG

 

 

Prodotto anch’esso da uve Nebbiolo usate in purezza, il Barbaresco nasce sulle colline nei pressi dell’omonimo borgo delle Langhe, e lo fa da molti secoli, sebbene la sua produzione sia stata valorizzata soprattutto nel XIX secolo, a opera dall’imprenditore Domizio Cavazza.

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La prima cosa che colpisce quando ci si approccia a questo vino, è probabilmente il nome, che si dice derivi da Barbarica silva, ossia il modo in cui era chiamata l’attuale zona di produzione.

Il nome sembra inoltre suggerire l’animo robusto e grintoso di questo vino, ben rappresentato da una bottiglia di Barbaresco DOCG. Il suo colore delicato e screziato da sfumature aranciate sembra quasi suggerire un’identità sensoriale soave, quando invece l’olfatto si scontra con un profilo penetrante, tra sentori di marasca, vaniglia e spezie. Altrettanto energico è il gusto, dal finale lungo, vivace, ma equilibrato, ideale per tenere testa ai piatti arricchiti con il tartufo o a base di carne rossa e selvaggina. Ottimo da stappare assieme a dei gustosi ravioli al tartufo, risotti, tagliatelle o formaggi stagionati aromatizzati con questo tubero pregiato, oppure con un bollito misto, un brasato o arrosti vari.

 

Barbera D’Asti DOCG

 

C’è chi questo vino lo menziona al maschile e chi al femminile, ma su una cosa sono tutti d’accordo: Barbera – soprattutto nella denominazione Asti DOCG –  è sinonimo di storia, pregio, qualità e grinta. Il vitigno omonimo viene coltivato nell’area del Monferrato fin dall’epoca Romana, ma fu menzionato in forma scritta solo nel XIII secolo. Grazie alla sua robustezza, fu piantato dopo la devastazione della fillossera, e oggi occupa circa il 30% di tutta la superficie vitata della Regione.

In un calice di Barbera d’Asti DOCG puoi percepire di persona questa vigoria, che si esprime in ogni tratto organolettico. La puoi notare nel colore rosso profondo dai riflessi violacei, ma anche nelle intense note di mora, con sentori legnosi e balsamici. Lo ritrovi poi nel gusto, corposo e accuratamente bilanciato tra acidità e morbidezza

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Gli abbinamenti con i vini rossi piemontesi come questo – potenti ed eleganti – non possono che essere altrettanto decisi. Lo puoi servire in tavola con un ricco tagliere di salumi, nazionali o regionali, come del salame al tartufo, del Salame Piemonte o della Mocetta. Oltre ai tipici piatti di carne, inoltre, si trova particolarmente a proprio agio accanto a minestre e zuppe saporite, rappresentando così un vino ideale per l’inverno o per le giornate uggiose.

 

Nebbiolo Langhe DOC

 

Il Nebbiolo è un vino che nasce da una varietà coltivata nel Nord Italia fin dall’epoca romana, perfezionato poi dall’enologo Louis Oudart e dalle iniziative di Camillo Benso di Cavour. Alcuni affermano che si chiami così per via della patina opaca che ricopre tipicamente i suoi acini, mentre altre ipotesi attribuiscono l’etimologia al fatto che i grappoli maturino nel mese di ottobre, in un periodo spesso caratterizzato da nebbia.

Potresti già aver apprezzato le caratteristiche del vitigno in un calice di Barbaresco o Barolo, ma questa varietà dà vita in purezza anche al vino Nebbiolo Langhe DOC. Ottimo come vino da conservare nella propria cantina e da lasciare invecchiare per qualche anno, è caratterizzato da un colore rosso intenso dai riflessi ramati, e da aromi accesi e complessi di ciliegia e viola, con toni speziati conferiti dall’invecchiamento in legno. Il gusto è pieno e robusto, fruttato e dai tannini pieni.

Il consiglio per un perfetto abbinamento è proporlo durante una ricca degustazione di formaggi, da quelli stagionati a quelli erborinati, meglio ancora se di capra. 

 

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Dolcetto Piemonte DOC

 

Chiude questa rassegna dei migliori vini piemontesi il Dolcetto, un vino che deve probabilmente il proprio nome alla dolcezza e alla scarsa acidità delle uve omonime, piuttosto che alla propria carica zuccherina.

Sebbene le sue origini siano contese tra Liguria e Piemonte, è in quest’ultima regione che ha trovato la propria terra prediletta, oggi coltivato e vinificato tra le province di Asti, Cuneo e Alessandria, nelle Langhe.

Il Dolcetto Piemonte DOC si presenta nel calice con un colore rosso rubino dagli eleganti riflessi viola, mentre all’olfatto sfoggia un bouquet floreale con note vinose profonde. Al palato è armonioso, avvolgente dai tannini importanti, con un’acidità molto contenuta. 

Malgrado il proprio nome, il Dolcetto non si sposa bene a crostate, pasticcini e torte morbide, ma offre grandiosi abbinamenti con molte ricette salate, dalle lasagne al ragù ai ravioli di carne, dal risotto con salsiccia alla maggior parte dei piatti di carne. Straordinario anche assieme a un piatto di trippa o di lumache alla piemontese condite con pomodoro e burro.

 

Breve storia dei vini piemontesi

 

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Bisogna compiere parecchi passi indietro (fino al VII secolo a.C.) per assistere alla nascita della viticoltura in Piemonte, attribuita alle popolazioni celtiche. A importare nuovi vitigni e a potenziare in modo provvidenziale le tecniche di vinificazione furono però i Romani, mentre i monaci benedettini nel Medioevo fecero prosperare l’attività.

La diffusione del vitigno Barolo nel XVIII secolo fu determinante per l’enologia locale, poiché l’apprezzamento da parte dei nobili (tra cui il re Carlo Alberto di Savoia) diede lustro ai vini piemontesi, favorendo ricerche e iniziative su come migliorare la produzione, alle quali partecipò anche Camillo Benso conte di Cavour. 

Superata la devastazione causata dalla fillossera, il Piemonte si è ripreso soprattutto grazie a Barolo e Barbaresco, che hanno diffuso il proprio nome anche all’estero, grazie all’ottenimento di ben 19 DOCG e 41 DOC.

 

 

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