Tanta, troppa Norvegia. Un’altra sfilata trionfale a tinte norvegesi caratterizza la staffetta maschile dei Mondiali di Trondheim. Il quartetto composto da Erik Valnes, Martin Løwstrøm Nyenget, Harald Østberg Amundsen e Johannes Høsflot Klæbo domina la prova a squadre a Granåsen, facendo esultare di gioia i quasi 30 mila tifosi accalcati sul percorso, con una prova al comando – come da pronostico – praticamente dal primo all’ultimo metro. L’Italia (G. Ticcò, F. Pellegrino, D. Graz, S. Daprà) sogna un piazzamento sul podio fino all’ultima frazione, ma deve arrendersi alle qualità di velocisti degli ultimi staffettisti avversari, chiudendo alla fine con un comunque dignitosissimo 6° posto. La Svizzera (C. Faehndrich, J. Baumann, J. Rueesch, V. Grond) a sorpresa acchiappa l’argento grazie anche al finale di Valerio Grond che stampa la Svezia (T. Gisselman, W. Poromaa, J. Burman, E. Anger) di Edvin Anger, alla quale rimane il bronzo in volata.
Reclama spazio sulla copertina di giornata una grandissima Svizzera che con una gestione della gara perfetta si prende uno storico podio, il primo per questa nazione al maschile in questo format ai Mondiali. Ma non si può non dedicare fiumi di elogi alla Norvegia, protagonista assoluta in casa, con un Klæbo che può permettersi la sfilata trionfale in ultima frazione, andando letteralmente a ritirare il 5° titolo su 5 in palio fin qui a Trondheim. Il fenomeno norvegese riscrive ancora i libri di storia eguagliando il 5 su 5 di Elena Vaelbe ai Mondiali di Trondheim 1997 e soprattutto superando Petter Northug nel conto degli ori iridati totali. Nessuno come lui. Klæbo sale a 14 titoli mondiali, lasciandosi alle spalle Petter e prendendosi la testa solitaria di questa speciale classifica. Ma non solo, il norvegese eguaglia anche Bjørn Dæhlie a 17 medaglie totali ai Mondiali. Insomma, il modo migliore per avvicinarsi a una 50 km conclusiva che si preannuncia storica per molti motivi. Da segnalare anche il secondo bronzo su due gare di squadra della Svezia al maschile, che dopo la team sprint si porta a casa una medaglia anche nella staffetta.
Per l’Italia, il risultato è ben meno eloquente di quanto il quartetto azzurro abbia effettivamente fatto vedere in pista. Il posizionamento finale è un 6° posto – alle spalle anche di Francia e Canada – ma per buona parte della competizione il bronzo e addirittura l’argento rimangono assolutamente alla portata. E questo grazie a una prova matura e consapevole di tutti gli effettivi azzurri: a partire da un Giovanni Ticcò bravo a limitare i danni in prima frazione, passando per un Federico Pellegrino arrembante e sempre più certezza in ogni format, fino ad arrivare a un rinato Davide Graz e un Simone Daprà determinato nel rimanere agganciato alle speranze fino all’ultimo.
CRONACA DELLA GARA
La staffetta si apre fin da subito su ritmi altissimi e – dopo una preliminare fase di studio – la caduta del finlandese Niko Anttola (chiamato all’ultimo a sostituire Ahonen) spinge le altre nazioni a imporre fin da subito un ritmo infernale, con Michal Novak a guidare l’offensiva per la Repubblica Ceca. Si fa selezione e solo poche squadre reggono il ritmo, con Ticcò un po’ più attardato, ma comunque bravo a rimanere agganciato al secondo gruppetto. Sale poi in cattedra Valnes che nel finale di frazione allunga e consegna il testimone a Nyenget con qualche secondo di vantaggio sulla Repubblica Ceca, mentre sono sostanzialmente tutte comprese dai 15 ai 25 secondi di distacco le altre squadre in lotta per i posti migliori, con l’Italia decima al primo cambio. Mentre Nyenget amministra (e incrementa) il vantaggio, dietro si ricompattano le nazioni inseguitrici con un brillantissimo Pellegrino spalla a spalla con grossi calibri come Lapalus e Poromaa. L’azzurro se la gioca all’attacco, mettendosi davanti nell’ultimo giro e presentandosi al cambio al 2° posto con pochi metri di vantaggio su Svezia, Francia, Svizzera e Canada. Per Amundsen la terza frazione è un’altra cavalcata solitaria, mentre dietro Graz tiene botta battezzando le code di Lapierre nel primo giro e lanciandosi coraggiosamente all’attacco nell’ultima tornata. L’azzurro è in stato di grazia e può addirittura permettersi di fare selezione nell’ultima salita dando il cambio a Daprà al 2° posto: si rimane tuttavia sempre in 5 a giocarsi le due medaglie ancora in palio. Klæbo questa volta non deve sforzarsi neanche per portarsi a casa l’oro e si gode i 7.5 km di sfilata trionfale. Dietro è invece bagarre per i posti sul podio, con i 5 atleti che tuttavia si guardano per buona parte della frazione, non osando sferrare un attacco. Ne giovano così le nazioni dotate di buoni finisher, su tutti la Svizzera di Grond e la Svezia di Anger, mentre pagano nel finale Desloges, Leveille e Daprà che consegnano il 4°, 5° e 6° posto a Francia, Canada e Italia.
LA CLASSIFICA DELLA TOP 10
- NORVEGIA 1:08.13
- SVIZZERA +21.6
- SVEZIA +21.8
- FRANCIA +25.2
- CANADA +25.3
- ITALIA +31.1
- STATI UNITI +1:03.0
- GERMANIA +1:12.2
- GRAN BRETAGNA +2:12.0
- FINLANDIA +2:13.2
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