Onu: due arabi denunciano l’ipocrisia della Commissione per i diritti dell’uomo

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di Ilaria Myr
Davanti alla Commissione per i diritti umani, la sirio-libanese Rawan Osman e lo yemenita Luai Ahmed hanno evidenziato il doppio standard riguardo a Israele, rispetto a tanti altri regimi e altre guerre che dall’Onu non vengono neanche considerate. Soprattutto se sono arabi a uccidere altri arabi…

“Siete indignati dalla guerra a Gaza?  Lo sono anche io. Mi chiamo Rawan Osman, sono per metà siriana e per metà libanese. Dal 7 ottobre ho visitato Israele 9 volte, e voglio testimoniare davanti a D-o e a voi che Israele non è il problema”. Ha esordito così il 3 marzo alla annuale Conferenza della Commissione per i diritti Umani dell’Onu a Ginevra (dal 25 aprile al 4 aprile) la coraggiosa sirio-libanese che, cresciuta nell’odio per gli ebrei e Israele, è diventata una sionista sostenitrice dei diritti di Israele, e soprattutto una grande oppositrice dell’odio all’occidente e del falso sostegno alla causa palestinese dei Paesi arabi.

«La settimana scorsa Israele ha seppellito Shiri Bibas con i suoi due figli Ariel e Kfir – ha continuato Osman davanti alla platea riunita a Ginevra -. Hamas ha detto che erano stati arrestati. I rapporti forensi dimostrano invece che sono stati soffocati a morte a gaza. Ma molti di quelli che puntano il dito a Israele dovrebbero invece guardarsi allo specchio».

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E poi ha iniziato a rivolgersi in modo diretto ai vari Paesi arabi che sostengono la causa palestinese, mettendone a nudo l’ipocrisia. «Ho chiesto al Qatar: “perché non avete chiesto l’arresto dei capi di Hamas da voi rifugiati e non avete chiesto loro la liberazione degli ostaggi? Perché avete finanziato il terrorismo?.
Chiedo all’Iran: perché mandate miliardi a Hamas e Hezbollah invece di liberare il vostro popolo che soffre oppressione e povertà?
Egitto: avete fatto pagare ai gazawi migliaia di euro per scappare dalla guerra, come potete dare lezioni di moralità sullo sfollamento degli abitanti di Gaza?
Giordania: perché vi siete rifiutati di accogliere i Gazawi? Non sono forse il vostro popolo?
Libano: invece di discutere del potere politico di Hezbollah, bandite il loro partito.
Siria: se il nuovo presidente è sincero sulla sua trasformazione, gli chiedo di restituire il corpo di Eli Cohen, sono sei decenni (che ce l’avete, ndr). Permetta a sua moglie di seppellire il suo corpo prima che lei muoia».

E poi l’appello finale: «Hamas abusa dei cadaveri. Siate arabi migliori, siate musulmani migliori».

 

 

Rawan Osman, però, non è l’unica ad avere sbattuto in faccia alla commissione per i diritti umani la sua ipocrisia e doppio standard quando si parla di Israele. Qualche giorno prima, infatti, il 27 febbraio, ha parlato alla stessa platea Luai Ahmed (a sinistra nella foto in alto), yemenita naturalizzato svedese, anche lui una voce araba “contro” la narrativa mainstream che vede Israele come il carnefice e i palestinesi come vittima. E come Rawan e Ahmed, ce ne sono anche tante altre, che attraverso i social stanno cercando sentire la propria voce di persone che conoscono da dentro la realtà di cui si parla e ne vedono i pericoli.

All’Alto Commissario per i diritti dell’Uomo, Volker Turk, Ahmed ha chiesto: «Posso chiederle perché il suo rapporto cita Israele 188 volte, ma non menziona la Repubblica islamica dell’Iran nemmeno una volta? Come potete parlare del conflitto ignorando la parte che ha armato, addestrato e finanziato i proxy del terrore – Hamas, Hezbollah, gli Houthi – che hanno bombardato Israele migliaia di volte? Perché non parlate degli Houthi in Yemen, che hanno speso milioni di dollari per lanciare missili contro Israele, invece di sfamare il mio popolo affamato?”.
Parlando poi del suo Paese di provenienza, ha detto: «Chiedo alle Nazioni Unite, alla Lega Araba e a tutti coloro che dal 7 ottobre innalzano la bandiera palestinese: dov’è la bandiera dello Yemen? Nel mio Paese, negli ultimi 10 anni sono morte mezzo milione di persone. La più grande carestia e crisi umanitaria della storia moderna. Perché nessuno si preoccupa quando mezzo milione di yemeniti muore? E il Sudan? In meno di due anni sono state uccise più di 150.000 persone. Dov’è la bandiera del Sudan? E la Siria? Mezzo milione di siriani sono stati uccisi. Dov’è la bandiera siriana?».

E poi, la stoccata finale. «Alto Commissario, perché quando gli arabi uccidono milioni di arabi, nessuno batte ciglio? Dov’è l’indignazione e dove sono le proteste? E perché il Qatar siede qui come membro di questo Consiglio per i diritti umani quando ospita i capi del terrorismo di Hamas in hotel di lusso?”

 

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Queste due importanti voci hanno potuto esprimersi grazie all’intervento Un Watch, organizzazione senza scopo di lucro dedicata a proteggere i diritti umani in tutto il mondo, portando i dissidenti a testimoniare alle Nazioni Unite e in occasione di eventi paralleli, nonché voce di spicco nella lotta contro l’antisemitismo e i pregiudizi anti-israeliani all’ONU, impegnandosi in attività di advocacy ai più alti livelli di governo e contrastando la disinformazione dei media.

Proprio in questi giorni il suo direttore esecutivo sta invitando a firmare un appello per rimpiazzare l’UNRWA, di cui in questo anno e mezzo è stata più volta provata la collusione con Hamas.





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