crescita economica nonostante inflazione e tassi d’interesse

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di Stefano Montanari e Ulpiana Kocollari Il 2023 è stato un anno di rallentamento dell’economia globale. La ripresa post-pandemica del biennio 2021-2022 ha lasciato spazio a una fase di consolidamento, ostacolata dall’incertezza geopolitica – con la crisi russo-ucraina e il conflitto in Medio Oriente – dall’inflazione ancora sostenuta e dalla conseguente stretta monetaria che ha determinato un generale rialzo dei tassi d’interesse. L’Italia, così come l’Europa, ha risentito della brusca frenata dell’economia tedesca, aggravata dallo spostamento dei consumi verso i servizi e da condizioni più stringenti per gli investimenti produttivi, che ha prodotto un deciso rallentamento soprattutto nel comparto manifatturiero. Dalla relazione di Banca d’Italia per l’anno 2023 emerge che l’economia nazionale non ha sfigurato, chiudendo l’anno con una crescita, a prezzi costanti, dello 0,9%, in netto ribasso sul 2022 (4%), ma superiore alla media dell’area Euro pari allo 0,4% (3,4% nel 2022) e a quella di paesi come la Germania, pari a -0,3%.

Le Top 500 aziende di Modena e provincia, pur operando in un contesto complesso, hanno mostrato indubbi segni di resilienza e vitalità. I ricavi aggregati, infatti, sono aumentati del 3,52% in termini nominali, attestandosi a 55,7 miliardi, con un incremento di 1,9 miliardi rispetto all’anno precedente. Tuttavia, considerando il tasso d’inflazione, i ricavi reali hanno visto un calo di circa il 2,2%. La crescita nominale è risultata più marcata tra le imprese più piccole (+6,47% il Q1), anche se il dato complessivo è spiegato in larga misura dalle prime 10 società che da sole hanno incrementato il fatturato di circa 1,65 miliardi.

Se l’aumento dei ricavi è stato in larga misura trainato dall’incremento dei prezzi, l’aumento dell’attivo netto appare più robusto (+7,9% il valore mediano). Questo dato va inquadrato in un generalizzato rafforzamento patrimoniale delle imprese modenesi in cui, accanto all’incremento dell’attivo netto, si osserva anche un aumento generalizzato del patrimonio netto (+7,9% il valore mediano) ed un aumento complessivo della forza lavoro che passa da 125.318 addetti a 133.051 (+6,17%). Incrociando questi dati con l’evoluzione del risultato operativo e del margine operativo lordo, che hanno evidenziato un aumento del peso degli ammortamenti nel corso del 2023, si può affermare che l’incremento dell’attivo netto è conseguenza degli investimenti compiuti dalle imprese e che è stato finanziato prevalentemente con autofinanziamento, data la crescita del patrimonio netto. Del resto questa interpretazione è supportata anche dall’andamento del leverage, in marcata riduzione sul valore medio (da 5,75 a 4,30), segno che la gran parte delle imprese ha diminuito l’indebitamento, probabilmente anche sulla spinta dell’incremento degli oneri finanziari, pressoché raddoppiati dal 2022 al 2023 (+91,05% sull’aggregato).

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Sul piano economico si osserva un incremento della marginalità operativa, sia a livello di margine operativo lordo, che di risultato operativo. Per entrambi i risultati il loro valore aggregato è cresciuto di oltre il 10% (da 6,38 a 7,07 miliardi l’Ebitda, da 3,96 a 4,37 miliardi il Reddito operativo), grazie al miglioramento della redditività delle vendite (ROS), passata dal 4,80% al 5,10% per il valore mediano. Sebbene tali dati siano in parte amplificati dall’inflazione, la crescita resta significativa. Tale performance assume ulteriore rilievo se si considera che è stata ottenuta rispetto ai risultati del 2022, anno caratterizzato da un tasso di inflazione ben superiore rispetto al 2023 (8,1% nel 2022 contro 5,7% nel 2023).

La buona performance operativa, tuttavia, non si è riverberata nell’utile netto a causa dell’incidenza degli oneri finanziari schizzati ad un livello mai visto da oltre un decennio. L’utile netto delle imprese modenesi, infatti, ha fatto rilevare un calo medio di oltre il 20%, anche se con una distribuzione piuttosto disomogenea (+6,81% il valore mediano).

In conclusione dall’analisi delle Top 500 sembra emergere la tendenza a consolidare i risultati raggiunti in termini di crescita, con un rafforzamento della marginalità e della sostenibilità patrimoniale. Il costo del debito in forte aumento non ha frenato gli investimenti che, tuttavia, compiuti in larga misura con autofinanziamento, potrebbero essere stati inferiori rispetto al necessario. Si ha la sensazione che, in attesa che si completi il calo dell’inflazione, che il costo del denaro ritorni a livelli pre-crisi e che il quadro macroeconomico sia più favorevole, le imprese modenesi si stiano preparando ad una nuova fase di espansione. Nel 2023 hanno puntato a ottimizzare le vendite, a fare gli investimenti e le assunzioni necessarie e a ridurre i debiti, ponendo le basi per affrontare la prossima sfida tecnologica, ormai in arrivo, se non già arrivata, in tutti i settori.



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