di Giuseppe Gagliano –
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato con toni trionfali il completamento di un accordo da 22,8 miliardi di dollari che vede un consorzio guidato da BlackRock, il colosso americano della gestione patrimoniale, acquisire due porti strategici del Canale di Panama, fino ad oggi controllati dalla conglomerata hongkonghese CK Hutchison Holdings. “Oggi una grande azienda americana ha annunciato che sta comprando entrambi i porti intorno al Canale di Panama e molte altre cose relative al canale”, ha dichiarato Trump durante un discorso al Congresso, ribadendo che “il Canale di Panama è stato costruito dagli americani, per gli americani, non per altri, anche se altri possono usarlo”. L’obiettivo dichiarato? Contrastare l’influenza cinese nella regione e riportare sotto l’orbita statunitense un’arteria cruciale del commercio globale. Ma quali sono le implicazioni finanziarie ed economiche di questa mossa? Proviamo a fare luce.
Un’operazione titanica: i numeri e i protagonisti.
L’accordo, che coinvolge BlackRock insieme a Global Infrastructure Partners e Terminal Investment Limited (società svizzera legata al magnate dello shipping Gianluigi Aponte), prevede l’acquisto del 90% di Panama Ports Company, controllata da CK Hutchison, e di una rete di 43 porti in 23 Paesi, con un valore complessivo di 22,8 miliardi di dollari. Per CK Hutchison, la vendita si traduce in un incasso netto di oltre 19 miliardi di dollari, una cifra che si avvicina alla sua intera capitalizzazione di mercato prima dell’annuncio, scatenando un balzo del 22% delle sue azioni alla Borsa di Hong Kong nella giornata di mercoledì. Goldman Sachs ha svolto un ruolo chiave come advisor della conglomerata di Li Ka-shing, orchestrando una transazione definita “rapida, discreta ma competitiva” dal co-direttore Frank Sixt.
Per BlackRock, si tratta della più grande operazione infrastrutturale della sua storia, un segnale della crescente ambizione del gruppo nel settore delle infrastrutture critiche. Larry Fink, CEO di BlackRock, ha descritto l’accordo come una dimostrazione della capacità dell’azienda di mobilitare “capitale paziente e a lungo termine”, sottolineando il ruolo vitale dei porti nel commercio marittimo globale. I porti di Balboa e Cristóbal, situati alle estremità del Canale di Panama, gestiscono circa il 40% del traffico di container statunitense, rendendoli asset strategici di inestimabile valore.
Implicazioni finanziarie: un gioco di potere e profitti.
Dal punto di vista finanziario, l’acquisizione rappresenta una scommessa ambiziosa ma potenzialmente redditizia. Il Canale di Panama collega 1.920 porti in 170 Paesi e, nonostante recenti sfide come la siccità che ne ha ridotto la capacità operativa, rimane una delle vie commerciali più importanti al mondo. Per BlackRock, il controllo di questi porti non significa solo incassi immediati dai pedaggi e dai servizi logistici, ma anche un posizionamento dominante in un mercato globale in cui la logistica e le infrastrutture sono sempre più sinonimi di potere economico. Gli analisti stimano che i ricavi annuali generati dai porti panamensi possano superare i 500 milioni di dollari, con margini operativi significativi grazie all’automazione e alle sinergie con gli altri 41 porti inclusi nell’accordo.
Per CK Hutchison, la vendita rappresenta una mossa strategica per alleggerire il proprio portafoglio e reinvestire in altre aree. L’azienda, che negli ultimi decenni ha diversificato i propri interessi fuori da Hong Kong e dalla Cina (oggi solo il 12% dei suoi ricavi proviene da questi mercati), potrebbe destinare i proventi a settori come le telecomunicazioni o le energie rinnovabili in Europa e Canada, dove è già fortemente presente. Tuttavia, la cessione di asset così strategici potrebbe anche segnalare una ritirata tattica sotto la pressione geopolitica statunitense, un aspetto che gli osservatori non mancano di sottolineare.
L’impatto economico: dagli Stati Uniti alla Cina.
A livello economico, l’acquisizione rafforza il controllo statunitense su un’infrastruttura chiave, rispondendo alle preoccupazioni di Trump e dei suoi alleati – come il senatore Ted Cruz – che da mesi denunciano una presunta influenza cinese sul Canale, pur senza prove concrete. Il passaggio dei porti da mani hongkonghesi a un consorzio a guida americana potrebbe alleviare le tensioni con Panama, il cui presidente José Raúl Mulino ha respinto le affermazioni di Trump sul “riprendere il Canale”, chiarendo che la sovranità del Paese non è in discussione. Tuttavia, l’operazione potrebbe avere ripercussioni più ampie sulla competizione economica globale.
La Cina, che non controlla direttamente il Canale ma ha investito pesantemente in infrastrutture nella regione attraverso la Belt and Road Initiative, potrebbe interpretare la mossa come un ulteriore tentativo degli Stati Uniti di contenerne l’espansione. Gli analisti del South China Morning Post avvertono che la vendita di CK Hutchison potrebbe essere solo l’inizio di una serie di pressioni su aziende asiatiche per cedere asset strategici sotto la minaccia di ritorsioni economiche o politiche da parte di Washington. Questo scenario rischia di alimentare una nuova fase di “guerra economica” tra le due superpotenze, con il commercio marittimo come terreno di scontro.
Per gli Stati Uniti, il ritorno dei porti sotto un’entità americana consolida la loro influenza su una rotta che facilita il 6% del commercio mondiale. Ciò potrebbe tradursi in una leva negoziale più forte nei confronti di Panama – che dipende economicamente dal Canale – e in una maggiore capacità di dettare i termini delle tariffe e delle operazioni portuali, a beneficio delle aziende statunitensi. Sul fronte interno, l’operazione è stata accolta con favore dai mercati: le azioni di BlackRock hanno registrato un lieve rialzo, riflettendo la fiducia degli investitori nella capacità del gruppo di generare valore a lungo termine.
Sfide e incognite.
Nonostante l’entusiasmo, l’accordo non è privo di ostacoli. La finalizzazione richiede l’approvazione del governo panamense, che potrebbe imporre condizioni o ritardare il processo per riaffermare la propria sovranità. Inoltre, i costi operativi e gli investimenti necessari per modernizzare i porti – specie in un contesto di cambiamenti climatici che minacciano la navigabilità del Canale – potrebbero erodere i margini attesi. Infine, resta da vedere come BlackRock gestirà le tensioni geopolitiche: un’eccessiva politicizzazione dell’operazione potrebbe alienare partner commerciali internazionali o complicare i rapporti con la Cina, un attore fondamentale nel traffico del Canale.
Una nuova era per il Canale di Panama?
L’acquisizione dei porti del Canale di Panama da parte di BlackRock segna un capitolo significativo nella storia di questa infrastruttura leggendaria, costruita dagli Stati Uniti nel 1914 e ceduta a Panama nel 1999. Per Trump, è una vittoria simbolica e concreta nella sua crociata per riaffermare il primato americano. Per BlackRock, è un’opportunità di consolidare il proprio ruolo come gigante non solo della finanza, ma anche delle infrastrutture globali. Ma per il mondo, potrebbe essere l’ennesimo segnale di un’economia sempre più intrecciata alla geopolitica, dove ogni porto, ogni canale, diventa una pedina in un gioco molto più grande. Una cosa è certa: il Canale di Panama, con i suoi 80 chilometri di lunghezza, non è mai stato così al centro della scena mondiale.
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