(dal numero di marzo 2025 di Liberetà Toscana)
L’ateneo del tempo libero di Prato accoglie centinaia di anziani che desiderano approfondire le loro conoscenze. Nasce grazie al coordinamento donne della Cgil e all’ex assessore regionale Eliana Monarca, cui oggi è intitolato il corso di studi. «Perché sono qui? Perché così mantengo viva la mente», dice una signora di 88 anni. Il racconto dei nostri inviati
La voce si rompe, la commozione prevale e un fremito percorre l’aula magna del polo universitario di piazza Ciardi a Prato, stracolma di persone. «Dov’è il buon Dio? Dov’è? Domandò qualcuno dietro di me. A un cenno del capo le tre seggiole vennero tolte…»,
scrive Elie Wiesel, ripercorrendo, lui sopravvissuto ai lager nazisti di Auschwitz e Buchenwald, l’orrore dell’Olocausto nelle pagine de La notte. Quelle pagine
raccontano anche l’impiccagione del piccolo Pipel, appena 13 anni, rimasto muto nonostante la tortura delle Ss e per questo condannato a morte, insieme ad altri due prigionieri nel lager. Il lagerkapò rifiutò di servire da boia, sostituito da tre Ss. Il piccolo angelo dagli occhi tristi resta agonizzante per più di mezz’ora «davanti ai nostri occhi…
Era ancora vivo quando gli passai davanti. La lingua era ancora rossa, gli occhi non ancora spenti. Dietro di me udii il solito uomo domandare: dov’è dunque il buon Dio? E io sentivo in me una voce che gli rispondeva: Dov’è? Eccolo: è appeso lì, a quella forca».
Mentre sta leggendo la professoressa Daniela Belliti, docente di filosofia politica, si ferma, commossa. «Mi succede sempre così – dice a bassa voce – ogni volta che leggo queste pagine». In sala il silenzio. È uno degli incontri all’Università del tempo libero
di Prato. Un’iniziativa che va avanti da 25 anni. Nata grazie al coordinamento donne del sindacato pensionati della Cgil di Prato, nel segno dell’ex assessore regionale Eliana Monarca, e proseguita con successo fino a oggi. «L’anno scorso – dice il presidente Doriano
Cirri – abbiamo dovuto rinunciare a una trentina di nuove iscrizioni perché ci mancano gli spazi per accogliere tutti». L’aula magna dell’università pratese può ospitare circa 130 persone ma gli iscritti all’Università del tempo libero sono 207. Alcuni hanno aggiunto
delle sedie.
«Perché sono qui? Perché così mantengo viva la mia mente, la conservo giovane. Io ho 88 anni e ho partecipato alle lezioni dell’Università del tempo libero fin dalla sua fondazione» dice con un certo orgoglio Anna Maria Pagliai. È una donna elegante, vestita con cura, sorridente. «Ho preso la licenza di scuola media a 25 anni – aggiunge –, ho lavorato al telaio e poi come bidella nelle scuole». Intorno a lei ci sono alcuni soci storici, un gruppetto presente fin dagli esordi dell’università. «Sì, sono qui anch’io fin dai primi anni», dice Danilo Ramazzotti. Ha gli occhi vivaci, è magro, ben tenuto. «Sono del 1930 – aggiunge soddisfatto –, ho 94 anni e due mesi. Abito qui vicino e vengo due volte a settimana». Ha lavorato come tessitore, poi autista in una ditta e quindi in una azienda di dolciumi. È appassionato di musica lirica. Una passione sbocciata quand’era ancora piccolo. «Avevo otto anni – racconta – e mio babbo mi portò al teatro Metastasio a vedere la Traviata. Me lo ricordo ancora, ero sulle sue ginocchia. Da lì è cominciato tutto. Ho visto anche tutte le opere al Maggio musica». Una signora al suo fianco interviene: «Ricorda tutto, ha una memoria straordinaria». E se qualcuno gli chiede cos’è del mondo di oggi che lo colpisce di più, risponde: «La maleducazione. Per dirne una, vado a trovare mia sorella in autobus, oggi non succede quasi mai che qualcuno lasci il posto per farti sedere».
L’associazione che ha dato vita all’università del tempo libero risale al 1996. Conta sulla collaborazione di docenti universitari ed esperti di alto livello. Per l’anno in corso sono stati
scelti cinque grandi temi di approfondimento, uniti da un unico filo conduttore: l’uomo in tutte le sue manifestazioni. Così si parla di famiglia, di felicità, di storia, economia, politica con i padroni del mondo dall’Occidente all’Oriente, del contributo che i progressi della scienza offrono alla cura di sé, del cinema. «Prima di tutto devo dire grazie allo Spi Cgil, senza di loro non saremmo qui – aggiunge Cirri – ci sostengono in tutto, anche nel rapporto con le istituzioni locali, dal Comune alla Regione, al polo universitario di Prato». Gli iscritti versano all’università del tempo libero una quota annuale di 110 euro (100 per gli iscritti allo Spi Cgil). «Per noi questa iniziativa è motivo di vanto – sottolinea Luciano Lacaria, segretario dello Spi Cgil di Prato – e continueremo a sostenerla con forza e passione, come fatto finora».
«Io ci sono dal novembre 2008 – dice Fiorenza Macchi, 76 anni –. È un’esperienza molto bella. A cominciare dalle tante gite insieme che abbiamo fatto in giro per il mondo. Cominciai a frequentare questi incontri subito dopo aver smesso di lavorare. E oggi sono ancora qui». Una pausa e Fiorenza si accende: rifiuta il luogo comune dei giovani di oggi menefreghisti e indifferenti, per abbracciare invece «quei giovani, tanti, che aiutano gli altri» e soprattutto, quasi emozionata, «quel bambino di 12 anni che un giorno mi venne incontro mentre ero con mio marito, che ha dei problemi, per dirmi semplicemente: ti posso aiutare? Sono cicciottello ma sono forte». Alcune file più indietro, Donatella Innocenti, 60 anni, gentile e sorridente ha in mano il libro La notte di Wiesel, prende appunti su un piccolo quaderno: «Vengo volentieri a questi incontri perché mi incuriosiscono gli argomenti, per ascoltare come vengono esposti». La voglia di conoscere, dunque, e il bisogno di socialità. «Ho 76 anni – dice Rosetta Mozzi – partecipo a questi incontri da diciotto. Facevo e faccio la casalinga. Dopo la morte di mio marito, spronata anche da mia figlia, cominciai a venire qui per trovare anche un po’ di compagnia. E ho trovato una bella comunità».
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