Come promesso il 4 marzo sono entrati in vigore i nuovi dazi voluti dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, con un aumento del 25% delle tariffe su tutte le merci provenienti da Canada e Messico. Una guerra commerciale che colpirà soprattutto il mercato automobilistico. O forse no. A sorpresa infatti la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ieri ha dichiarato che Trump concesso un’esenzione – valida per un mese – per le auto, a condizione però che rispettino i termini dell’accordo commerciale USA-Messico-Canada (USMCA).
Una decisione presa a seguito di una telefonata con Ford, General Motors e Stellantis, preoccupate che i nuovi dazi possano seriamente minare un’industria cruciale per il Paese, basata su una circolazione di mezzi e componentistica proprio con Canada e Messico. L’esenzione scadrà il 2 aprile. Cosa succederà a quel punto, o in qualsiasi momento tra oggi e allora, non è dato saperlo.
Le condizioni
Come detto, per non essere sottoposte ai dazi del 25% le auto dovranno rispettare l’Usmca (United States-Mexico-Canada Agreement) accordo di libero scambio firmato nel 2018 da Trump e i suoi omologhi canadese e messicano. Il documento prevede che vengano rispettate le seguenti condizioni:
- il 75% delle componenti delle auto vendute negli USA devono essere prodotti in nord America
- almeno il 40% del valore dell’auto (45% per i pick-up) deve provenire da stabilimenti in cui i lavoratori guadagnino almeno 16 dollari all’ora
- il 70% di acciaio e alluminio devono essere di origine nordamericana
Come sottolineato da Automotive News, che cita l’US Trade Rapresentative (l’ufficio del Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti d’America) nel 2023 l’8,2% dei veicoli importati da Canada e Messico era soggetto a dazi.
Le conseguenze
A sottolineare come i dazi, seppur rimandati, possano creare un danno da miliardi per le Case (e aumenti di prezzi per i consumatori) ci ha pensato il Detroit Free Press. I piani prodotto infatti prevedono generalmente un ciclo di cinque anni. Ciò rende virtualmente impossibile per le Case automobilistiche e i fornitori adattarsi rapidamente ai cambiamenti più importanti. A breve termine quindi tutto ciò che riguarda l’auto diventerà probabilmente più costoso. Auto nuove, ricambi per i veicoli usati e persino l’assicurazione auto, con aumento anche dei costi di riparazione.
Con un futuro ancora decisamente incerto, come stanno reagendo le Case automobilistiche ai dazi? I nostri colleghi di Motor1 USA hanno contattato le big three di Detroit – Ford, General Motors e Stellantis – per conoscere il loro punto di vista sulla situazione, assieme a Toyota, Honda, Hyundai, Volkswagen e BMW, tutte aziende che hanno almeno uno stabilimento di produzione negli Stati Uniti.
General Motors e Stellantis non hanno fornito risposte specifiche, ma entrambe sostengono la dichiarazione ufficiale dell’American Automotive Policy Council (AAPC), che rappresenta le Case automobilistiche di Detroit.
“Continuiamo a credere che i veicoli e i componenti che soddisfano i rigorosi requisiti di contenuto nazionale e regionale dell’USMCA debbano essere esentati dall’aumento delle tariffe. Le nostre case automobilistiche americane, che hanno investito miliardi negli Stati Uniti per soddisfare questi requisiti, non dovrebbero veder minata la loro competitività da tariffe che aumenteranno il costo di costruzione dei veicoli negli Stati Uniti e freneranno gli investimenti nella forza lavoro americana, mentre i nostri concorrenti al di fuori del Nord America beneficiano di un facile accesso al nostro mercato nazionale”.
Foto di: Chevrolet
Ford non ha risposto immediatamente, ma l’amministratore delegato Jim Farley ha dichiarato che le tariffe comporterebbero un aumento dei prezzi per i clienti, sottolineando che “avrebbero un impatto enorme sul nostro settore, con miliardi di dollari di profitti cancellati, effetti negativi sui posti di lavoro negli Stati Uniti e sull’intero sistema di valori del nostro settore”.
Al di fuori della Motor City, Hyundai ha diversi stabilimenti e impianti negli Stati Uniti. Negli ultimi tempi, l’azienda coreana ha pubblicizzato i suoi investimenti negli Stati Uniti.
“Il modo migliore per noi di gestire i dazi è aumentare la localizzazione”, ha dichiarato Jose Munoz, CEO di Hyundai Global. “Abbiamo deciso di investire molto in America come mercato più importante”.
Foto di: Jeff Perez / Motor1
Nella sua dichiarazione ufficiale tuttavia Hyundai non si pronuncia sulle conseguenze che i dazi potrebbero avere sull’azienda. Vale la pena notare che, al momento, non esiste una tariffa del 25% per le merci importate dalla Corea del Sud.
“Per quasi quarant’anni, Hyundai è stata un motore della crescita e dell’innovazione americana, contribuendo a creare posti di lavoro, attività economiche e investimenti che hanno aiutato gli americani a prosperare. Da quando è entrato negli Stati Uniti, Hyundai Motor Group ha investito 20,5 miliardi di dollari negli Stati Uniti, creando e sostenendo più di 570.000 posti di lavoro americani. Questo include il sito Hyundai Motor Group Metaplant America (HMGMA) nella contea di Bryan, in Georgia, il più grande progetto di sviluppo economico nella storia della Georgia, che avrà la capacità di produrre 300.000 veicoli all’anno per il mercato americano. Stiamo monitorando attentamente i nuovi sviluppi della politica statunitense e rivedendo le varie strategie commerciali”.
BMW ha rifiutato di commentare specificamente la situazione, ma ha rilasciato la seguente dichiarazione:
“Il libero scambio, che è sempre stato un principio guida per il BMW Group, è di immensa importanza in tutto il mondo: è uno dei motori più cruciali della crescita e del progresso. Le tariffe doganali, invece, ostacolano il libero scambio, rallentano l’innovazione e mettono in moto una spirale negativa. Alla fine, sono dannosi per i clienti, rendendo i prodotti più costosi e meno innovativi”.
Honda ha rifiutato di commentare direttamente, ma ci ha rimandato all’Alliance for Automotive Innovation (AAI), che ha risposto con la seguente dichiarazione del presidente e amministratore delegato dell’AAI John Bozzella:
“Da oltre 25 anni il commercio automobilistico in Nord America non conosce soluzione di continuità. Parti, componenti e veicoli attraversano regolarmente il confine, più volte prima di diventare un veicolo finito. Questo commercio sostiene i posti di lavoro dell’industria automobilistica statunitense, nonché la scelta e l’accessibilità dei veicoli in America. Non si tratta di un’ipotesi. Tutte le case automobilistiche subiranno l’impatto di queste tariffe su Canada e Messico. La maggior parte prevede che il prezzo di alcuni modelli di veicoli aumenterà fino al 25% e l’impatto negativo sul prezzo e sulla disponibilità dei veicoli si farà sentire quasi immediatamente.
Volkswagen ha dato forse la risposta più diretta alle tariffe, esortando l’amministrazione Trump a riconsiderare l’azione.
“Per oltre 75 anni, il Gruppo Volkswagen è stato un partner impegnato nell’economia statunitense, investendo miliardi nell’innovazione americana, sostenendo centinaia di migliaia di posti di lavoro, gestendo diversi impianti di produzione e promuovendo una vasta rete di fornitori e concessionari. I nostri investimenti si estendono alle infrastrutture portuali e di trasporto critiche, rafforzando l’ecosistema industriale e commerciale della nazione. Chiediamo con forza al governo degli Stati Uniti di riconsiderare la sua decisione di imporre tariffe, che sta già colpendo i posti di lavoro americani, la crescita economica e le famiglie in tutto il Paese. I dazi stanno avendo un impatto devastante sull’industria automobilistica e stanno aumentando i costi, interrompendo le catene di fornitura, danneggiando i concessionari americani e riducendo l’accessibilità dei veicoli per i consumatori.
Toyota, che possiede numerosi stabilimenti negli Stati Uniti, non ha voluto commentare.
Tocca all’Europa
Intanto Trump ha già minacciato anche l’Europa, annunciando dazi del 10% su tutte le merci provenienti dal Vecchio Continente, auto incluse. Secondo l’ACEA (associazione dei costruttori auto europei) gli USA sono la destinazione principale per le esportazioni di auto europee, per un valore di 40,3 miliardi di euro nel 2023. Per ora non ci sono ancora tempistiche certe.
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