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In Italia, la classificazione economica degli individui e delle famiglie in categorie come poveri, benestanti e ricchi si basa su parametri statistici e socio-economici. Queste classificazioni tengono conto di variabili come il reddito, la spesa per consumi e la distribuzione della ricchezza. Vediamo in questo articolo:
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Misurare la povertà in Italia, assoluta e relativa -
La classe media e i benestanti, chi sono e quanto guadagnano -
Essere ricchi in Italia, quale reddito distingue la fascia alta
Misurare la povertà in Italia, assoluta e relativa
In Italia, la definizione di povertà si articola in due categorie: povertà assoluta e povertà relativa, due concetti che rispondono a criteri differenti ma complementari per comprendere il disagio economico. La povertà assoluta si riferisce all’impossibilità per una famiglia o un individuo di sostenere la spesa minima necessaria per acquistare beni e servizi essenziali per uno standard di vita accettabile. Questa soglia è determinata dall’Istat e varia in base alla composizione familiare, all’età dei componenti e all’area geografica. Ad esempio, nel 2023, la soglia di povertà assoluta per una famiglia di due persone oscillava da circa 1.050,95 euro al mese, a seconda della regione di residenza.
Secondo i dati Istat, nel 2023 la povertà assoluta ha coinvolto oltre 2,2 milioni di famiglie, pari all’8,4% del totale delle famiglie italiane, e quasi 5,7 milioni di individui, corrispondenti al 9,7% della popolazione. Questi numeri sono rimasti stabili rispetto al 2022: una situazione di crisi persistente soprattutto per i nuclei familiari più fragili e per le aree geografiche meno sviluppate. La difficoltà economica si riflette anche sulla impossibilità di risparmiare e di fronteggiare spese impreviste. A differenza di quanto accade con i cittadini con un altro posizionamento economico.
La povertà relativa non è definita da una soglia fissa, ma dipende dalla distribuzione del reddito all’interno della società. Si parla di povertà relativa quando il reddito disponibile di una famiglia è molto inferiore rispetto alla media nazionale, rendendo difficile mantenere uno standard di vita adeguato rispetto alla società di appartenenza. Nel 2023, la povertà relativa familiare ha interessato circa il 10,6% delle famiglie e ha coinvolto più di 2,8 milioni di nuclei, mentre a livello individuale ha toccato il 14,5% della popolazione, pari a quasi 8,5 milioni di persone. Si è assistito, in questo caso, a un lieve aumento rispetto all’anno precedente, segno di una crescente disuguaglianza economica.
La classe media e i benestanti, chi sono e quanto guadagnano
La definizione di benestante in Italia è più sfumata rispetto a quella della povertà. In genere si considera appartenente alla classe media chi dispone di un reddito sufficiente per garantire un tenore di vita confortevole, senza eccessive difficoltà nell’accesso a beni e servizi sia essenziali sia discrezionali. Nel 2023, la spesa media mensile delle famiglie italiane per i consumi era di 2.738 euro, con un aumento del 4,3% rispetto all’anno precedente. Le famiglie che riescono a sostenere una spesa pari o superiore a questa media.
Il benessere economico si riflette anche nella possibilità di risparmiare, investire e accedere a servizi di qualità superiore, come l’istruzione privata, le cure mediche avanzate e le esperienze culturali. La percezione soggettiva di appartenenza alla classe media varia ed è influenzata dal contesto regionale e dalle aspettative personali. Nelle grandi città, dove il costo della vita è più alto, una famiglia con un reddito mensile di 3.000 euro potrebbe sentirsi solo moderatamente benestante, mentre nelle aree rurali o nel Sud Italia, lo stesso reddito garantirebbe un comfort economico superiore.
Essere ricchi in Italia, quale reddito distingue la fascia alta
Quando si parla di ricchezza, la definizione diventa ancora più complessa e spesso legata a percezioni culturali e aspirazioni personali. Le analisi economiche offrono alcuni punti di riferimento oggettivi. Secondo uno studio basato sui dati delle dichiarazioni dei redditi, in Italia il 1% più ricco della popolazione, ovvero circa 430.000 contribuenti, detiene quasi 97,7 miliardi di euro, equivalenti al 10,1% della ricchezza complessiva del Paese. Per far parte di questa élite economica bisogna dichiarare un reddito annuo superiore ai 120.000 euro.
Oltre al reddito, un altro indicatore della ricchezza è il patrimonio netto tra proprietà immobiliari, investimenti finanziari e altre attività. In questo contesto si può considerare ricco chi possiede un patrimonio capace di generare rendite passive che permettano di mantenere un alto tenore di vita anche senza lavorare. In molte città italiane, soprattutto nelle metropoli come Milano e Roma, possedere una o più proprietà immobiliari di pregio è un indicatore concreto di status economico elevato.
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