Continua il trend negativo della metalmeccanica italiana, che nell’ultimo trimestre del 2024 ha registrato un calo della produzione del 5,6%, portando il dato annuale ad una riduzione del 4,2%. Una situazione più critica rispetto a quella di tutta l’industria che ha registrato un calo del 2,2% nel periodo ottobre-dicembre e del 2,5% nell’intero anno.
Sono alcuni dei risultati della 173° indagine congiunturale di Federmeccanica sull’Industria Metalmeccanica – Meccatronica italiana.
Un anno difficile per tutta l’industria
Dopo un 2023 caratterizzato da andamenti altalenanti, la produzione industriale (non solo quella del comparto metalmeccanico) nel corso del 2024 è risultata in grande sofferenza: nell’ultimo trimestre dell’anno passato i volumi di produzione sono diminuiti dell’1,2% rispetto al trimestre precedente, mentre rispetto all’analogo periodo del 2023 la contrazione è stata del 2,2%.
“Serve senso di responsabilità di tutti gli attori per affrontare una fase che potrebbe essere senza precedenti. L’Europa e i singoli Paesi devono sviluppare politiche industriali efficaci e coordinate. Le Parti Sociali sono chiamate a mettere in campo azioni che incidano positivamente sulla competitività delle imprese. La competitività del Sistema Paese è la priorità, ora come non mai”, aggiunge.
Male la metalmeccanica
La situazione è ancora più critica per quanto riguarda la metalmeccanica, in quanto il risultato congiunturale in tutti i trimestri dell’anno non solo è stato negativo, ma anche costantemente intorno al -2%.
Nel confronto con l’anno precedente, dopo i cali tendenziali tra il 3% e il 4% osservati nei primi tre trimestri, nel quarto la contrazione è stata molto più marcata (-5,6%).
Complessivamente nel 2024, i livelli di produzione metalmeccanica sono diminuiti mediamente del 4,2% rispetto all’anno precedente, un risultato di gran lunga peggiore di quello registrato per l’intero comparto industriale (-2,5%).
Le dinamiche produttive sono state disomogenee nei diversi comparti e questo anche perché il settore metalmeccanico è fortemente eterogeneo al suo interno.
A condizionare l’attività produttiva metalmeccanica del 2024 è stata, in particolar modo, l’evoluzione negativa della produzione di Autoveicoli e rimorchi con volumi trimestrali in significativa contrazione. Al peggioramento hanno altresì contribuito i comparti della Metallurgia, dei Prodotti in metallo e, in misura più contenuta, anche quello delle Macchine e apparecchi meccanici.
Trend negativo anche nel resto dell’UE
Nell’Unione europea l’attività metalmeccanica continua ad essere in forte sofferenza: i volumi di produzione sono diminuiti del 5,6% rispetto al 2023 (fonte Eurostat), pur evidenziando dinamiche congiunturali in attenuazione nei singoli trimestri.
Nel 2024 la produzione settoriale in Germania è diminuita del 7,3% rispetto al 2023. Stabile invece la situazione in Spagna (+0,1%), mentre in Francia è diminuita del 3,8%.
Crollano le esportazioni verso la Germania
In uno contesto geopolitico ed economico sempre più complesso, anche l’export del nostro Paese peggiora. Le esportazioni metalmeccaniche, nel 2024, pari a circa 277 miliardi di euro, hanno chiuso l’anno con una diminuzione in valore del 3,8% rispetto all’anno precedente, risultato molto più marcato della flessione dell’export totale nazionale (-0,4%).
Le importazioni sono mediamente diminuite del 2,9% e l’avanzo commerciale è così risultato pari a 49,4 miliardi di euro. I risultati trimestrali dell’export metalmeccanico, nel 2024, permangono negativi e in peggioramento in corso d’anno: se nel primo trimestre il calo tendenziale è stato del 2,3% nei successivi si è andato ampliando con una caduta di oltre il 4%.
Con riferimento alle aree di destinazione, nel 2024 le esportazioni verso l’Unione Europea sono diminuite del 4,6% su base annua e il calo, pur avendo interessato tutti i nostri principali partner commerciali, è stato determinato in particolar modo dal crollo registrato sul mercato tedesco (-10,4% rispetto al 2023).
La fase recessiva che la Germania sta attraversando, oramai da più di due anni, influisce infatti in misura non trascurabile sulle imprese italiane e in particolar modo su quelle meccaniche/meccatroniche, in quanto il mercato tedesco ne rappresenta il principale partner commerciale (13% circa del totale dell’export settoriale).
A tal riguardo, il 40% circa delle imprese intervistate ha visto, nel 2024, contrarsi le proprie esportazioni in Germania, con ripercussioni negative sulla produzione industriale (già in calo dal 2022), mentre solo l’8% ha registrato un aumento.
Più contenuta è stata la contrazione dei flussi indirizzati verso i mercati esterni all’area Ue (-2,9%) legata in particolare al mercato statunitense (-11,4%).
Nel breve periodo si prevede una situazione di stabilità
Dai risultati della consueta indagine trimestrale sul sentiment delle imprese emerge un’attenuazione dell’evoluzione negativa che ha caratterizzato la congiuntura settoriale per gran parte del 2024 e le prospettive a breve sono all’insegna di una sostanziale stabilità per la maggior parte delle imprese intervistate.
C’è da tener conto, tuttavia, che l’indagine si è conclusa a fine gennaio e pertanto gli esiti non considerano pienamente i recenti accadimenti internazionali: in particolare, le dichiarazioni dell’amministrazione statunitense sui dazi all’UE e le crescenti tensioni geopolitiche che potrebbero condizionare, in misura più o meno significativa, il sistema economico/finanziario globale.
L’indagine ha sottolineato che:
- il 19% delle imprese ha dichiarato un aumento delle consistenze in essere del portafoglio ordini (in continua discesa dal 30% segnato nel primo trimestre), mentre sale al 50% la quota di quelle che hanno mantenuto inalterati il livello degli ordini (erano il 38% a fine settembre)
- il 50% pensa di mantenere stabile i propri volumi di produzione (il 26% prevede aumenti contro il 24% che, al contrario, prospetta diminuzioni)
- rimane significativa e pari all’11%, la percentuale di imprese che valuta “cattiva o pessima” la situazione della liquidità aziendale
- il 70% non pensa di modificare la propria forza lavoro (il 17% prevede aumenti a fronte del 14% che, invece, pronostica ridimensionamenti
- sono poco più di un terzo (31%) le imprese rispondenti che, rispetto al passato, pensano di aumentare le attività di investimento nei prossimi 6-12 mesi, mentre poco più della metà (51%) non ne prevede di nuove a fronte del 18% che, invece, dichiara di volerle ridurre
I dati INPS mostrano poi un incremento del ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni (CIG): +33,2% nel 2024 rispetto al 2023. Le ore autorizzate di CIG ordinaria sono aumentate del 68,4% , mentre quelle di CIG straordinaria sono diminuite dell’8,1%.
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