La corsa al riarmo contagia anche la Cina. In vista dell’appuntamento strategico politico delle Due Sessioni, il governo di Pechino ha riaggiornato target, budget e obiettivi. E se, da un lato, il Dragone è pronto a indebitarsi pur di rafforzare la sua economia con l’obiettivo chiaro di preservarne potenzialità e valore a dispetto dei dazi americani di Trump, dall’altro il Paese è pronto a riarmarsi. Le notizie che arrivano dall’Asia rivelano che il governo cinese ha deciso di aumentare la spesa militare annuale nella misura del 7,2%. Proseguendo, così, il trend rialzista degli investimenti nella Difesa. Il bilancio militare cinese, oggi, rappresenta circa l’1,6% del Pil, ammonta a circa 232,2 miliardi di dollari (pari a circa 1.780 miliardi di yuan) e rappresenta oggi il secondo budget al mondo dietro, chiaramente, a quello degli Stati Uniti d’America. La sproporzione tra gli investimenti nel settore, tra Usa e Cina, è notevole e sostanziale. Washington, infatti, spenderà per la Difesa poco meno di 900 miliardi di dollari, una cifra di quasi tre volte superiore a quella che si appresta a spendere, in armi e sistemi, la Cina. L’America ha visto lievitare, letteralmente, le spese per la Difesa nel corso degli ultimi anni. Nel 2024, infatti, il budget è stato di 886 miliardi mentre l’anno prima non aveva superato gli 820 miliardi. Per l’anno fiscale 2025, però, il fabbisogno impresso nel Ndaa, il National Defense Authorization Act, è stato pari a ben 895 miliardi. Cifre che sono, e rimangono almeno per ora, inavvicinabili dalle altre potenze globali. Che intanto stanno proseguendo una corsa al riarmo che è iniziata molto prima che l’Ue annunciasse il suo piano da 800 miliardi in quattro anni.
Il Giappone, a dicembre scorso, ha licenziato la sua finanziaria che ha visto, per la prima volta da anni, investimenti da record nel settore della Difesa sfondando la soglia degli otto trilioni di yen. Il governo di Tokyo, infatti, investirà circa 8,7 trilioni di yen pari a poco più di 50 miliardi di euro. Le spese militari salgono anche in India. Il governo di Narendra Modi ha scelto di aumentare del 9% il budget in materia di difesa portando la spesa complessiva prevista, per il 2025, a 80 miliardi di euro di cui poco più di 21,5 saranno utilizzati per svecchiare le forze armate e dotarle di strumentazioni, armi e dotazioni più al passo coi tempi. Restando nell’area asiatica, rimangono altissime le spese militari per la Corea del Sud, da decenni impegnata in una lotta serrata contro Pyongyang, e il governo di Seul, nelle scorse settimane, ha scelto di investire, nei prossimi due anni, altri due miliardi di dollari (3 miliardi di won) per sostenere ricerca e produzione in dieci aree strategiche per la difesa, a cominciare dalla frontiera cibernetica e dall’Ai. Una somma imponente in un bilancio già ricco di suo: solo nel 2023, infatti, la Corea del Sud ha investito l’equivalente di 47,9 miliardi di dollari per la sicurezza.
Ma le spese militari sono in netto aumento anche in Europa e da prima che Ursula von der Leyen annunciasse il piano di riarmo Ue. Come riportano i dati del Consiglio Europeo, la spesa militare dei Paesi membri s’è attestata a 326 miliardi di euro nel 2024. È più che raddoppiata rispetto al 2005 quando ammontava a 149 miliardi. L’accelerata è arrivata in concomitanza della guerra in Ucraina. Tra il 2021, quando per la prima volta hanno superato i 200 miliardi, e il 2024 la spesa è aumentata del 30%. Ed è solo l’inizio. In Italia, stando ai piani Ue, le spese in armamenti e difesa dovrebbero aumentare di 20-30 miliardi per un ammontare complessivo, nel quadriennio, pari a 80 miliardi. Praticamente dovrebbero quasi raddoppiare se si considera che, solo nel 2024, sono stati impiegati circa 33 miliardi. Il ministro alla Difesa Guido Crosetto ha invitato, con un post sui social, a considerare che “investire nella Difesa di una nazione non può e non deve essere considerato alternativo ad altre cose fondamentali, come la sanità, la scuola, il sociale. Ci sono stati tempi nei quali non ne sentivamo la necessità e non ne percepivamo l’urgenza e quindi non lo abbiamo fatto. Oggi, purtroppo, è necessario ed urgente. Ma non in contrapposizione con altri interventi”. Gli fa sponda il vicepremier Antonio Tajani: “Spendere per la difesa non significa essere guerrafondai, significa garantire la sicurezza dei nostri cittadini, saranno soldi ben spesi. Saremo parte di un’alleanza che proteggerà l’Europa dall’Ucraina fino all’Atlantico. Qua non si parla di corsa al riarmo, si tratta di una cosa diversa. Non c’è nessuna corsa alla guerra, c’è soltanto la necessità di rinforzare la nostra sicurezza, che significa rinforzare la sicurezza del Mediterraneo, rinforzare la sicurezza delle frontiere orientali, rinforzare la sicurezza interna”.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link