L’appello della S.Sede contro la retorica della deterrenza davanti al crescente rischio di escalation nucleare,

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L’intervento di monsignor Gabriele Caccia, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, al terzo incontro degli Stati parti del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW), ha riportato al centro del dibattito internazionale la posizione della Chiesa sulla minaccia atomica. In un momento storico caratterizzato dal ritorno della retorica della deterrenza e dal crescente rischio di escalation nucleare, la Santa Sede ha ribadito con fermezza la necessità di un cambiamento di priorità, ponendo la sicurezza umana e lo sviluppo integrale al di sopra della logica della guerra e dell’accumulo di armamenti.

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La deterrenza nucleare: un ritorno pericoloso

Nel suo discorso a New York, monsignor Caccia ha denunciato la recrudescenza di una retorica che considera la deterrenza nucleare come garanzia di sicurezza. La deterrenza, basata sulla minaccia reciproca di distruzione totale, ha a lungo costituito il pilastro della sicurezza internazionale durante la Guerra Fredda, ma il suo ritorno in un contesto di rinnovate tensioni geopolitiche preoccupa profondamente la Santa Sede. Il pericolo non è solo teorico: il deterioramento delle relazioni tra le potenze nucleari, il ritiro da trattati fondamentali come l’INF (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty) e la corsa al riarmo stanno minando l’architettura globale del disarmo, aumentando il rischio di un conflitto catastrofico.

La memoria di Hiroshima e Nagasaki

L’80° anniversario dei bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki, che ricorrerà nel 2025, offre un monito drammatico sulla devastazione che le armi nucleari possono infliggere. Monsignor Caccia ha sottolineato come le conseguenze di quei bombardamenti continuino a farsi sentire ancora oggi, non solo in termini di perdita di vite umane, ma anche per i danni psicologici, culturali e ambientali di lungo periodo. Il messaggio della Santa Sede è chiaro: la memoria storica deve guidare la comunità internazionale verso una scelta di responsabilità, per evitare che tragedie simili possano ripetersi.

Un cambio di priorità globale: dalla guerra allo sviluppo umano

Uno dei punti chiave dell’intervento del delegato vaticano è stata la denuncia dell’aumento vertiginoso delle spese militari a discapito di investimenti per la lotta alla povertà e allo sviluppo umano. In un’epoca segnata da crisi umanitarie, cambiamenti climatici e diseguaglianze economiche, l’impiego di risorse per l’accumulo di armamenti rappresenta una grave distorsione delle priorità globali. Monsignor Caccia ha ribadito che la sicurezza non si costruisce con la minaccia della distruzione, ma con la promozione della fraternità e della cooperazione internazionale.

Papa Francesco, in diverse occasioni, ha espresso una posizione netta contro il possesso e l’uso delle armi nucleari. Nel 2019, durante la sua visita in Giappone, il Pontefice dichiarò che “l’uso dell’energia atomica per scopi di guerra è immorale, così come il possesso stesso delle armi nucleari”. La Santa Sede è stata tra i primi Stati a ratificare il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, confermando il proprio impegno per un mondo libero dalla minaccia nucleare.

Il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari: un passo avanti nel disarmo

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Nonostante le difficoltà e le resistenze da parte delle potenze nucleari, il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW), entrato in vigore nel 2021, rappresenta un progresso significativo. Con 73 Stati ratificanti, il Trattato costituisce il primo strumento legalmente vincolante che vieta non solo l’uso, ma anche il possesso, il trasferimento e la minaccia di impiego delle armi nucleari. La Santa Sede considera il TPNW un “faro di speranza”, uno strumento che colma una lacuna nell’architettura del disarmo, e ha esortato la comunità internazionale a rafforzarlo attraverso meccanismi di verifica e cooperazione scientifica.

La responsabilità della comunità internazionale

Il messaggio della Santa Sede è chiaro: la comunità internazionale ha la responsabilità di garantire che le atrocità del passato non si ripetano. Questo significa lavorare non solo per l’eliminazione delle armi nucleari, ma anche per la costruzione di un ordine mondiale basato sulla fiducia reciproca e sulla giustizia sociale. Il riferimento agli Hibakusha, i sopravvissuti alle bombe atomiche giapponesi, citato da Papa Francesco nel suo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 2020, sottolinea l’urgenza di conservare la memoria storica come strumento per evitare gli errori del passato.

L’intervento di monsignor Caccia alle Nazioni Unite riafferma il ruolo profetico della Chiesa nella promozione della pace e del disarmo. Di fronte a un mondo sempre più polarizzato e a un ritorno della retorica della deterrenza, la Santa Sede si pone come voce di coscienza, richiamando la comunità internazionale a una conversione delle priorità. La pace non si costruisce sull’equilibrio precario della minaccia nucleare, ma sulla fraternità e sulla cooperazione. La sfida per il futuro sarà quella di tradurre questo appello in azioni concrete, affinché la sicurezza globale non sia garantita dalla paura, ma dalla giustizia e dalla solidarietà tra i popoli.



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