Secondo le associazioni animalisti si tratta di una riforma che penalizza gli animali e favorisce il business dei privati. Per questo il disegno di legge sui randagi, proposto dal consigliere regionale Giuseppe Laccoto della Lega, già approvato in commissione e in procinto di arrivare in aula all’Ars, ha scatenato un’ondata di critiche. Si tratta di un testo che, se tradotto in legge, avrebbe portato di fatto a un cambio radicale nella gestione dei randagi in Sicilia. Dopo giorni di parapiglia all’Ars, con gli animalisti in prima linea a battersi contro il ddl 738, dunque il testo è tornato in Commissione Salute per essere rivisto nonostante dovesse essere all’ordine del giorno della seduta di ieri. Al fotofinish è stato lo stesso presidente della Commissione Salute che ha deciso di accogliere le rimostranze e modificare parti del testo.
Secondo i volontari e gli animalisti infatti le nuove norme renderanno più difficile la tutela degli animali abbandonati e la loro adozione. La riforma prevede infatti l’esclusione delle associazioni dalla gestione di canili e gattili, favorendo la privatizzazione. Inoltre, viene eliminata la norma che impone la presenza di un operatore ogni 80 cani e si contraggono gli orari di apertura al pubblico dei rifugi. Per i gatti randagi, invece, la sterilizzazione non sarà più responsabilità della sanità pubblica, senza però prevedere un’alternativa chiara.
Troppi abbandoni e poche adozioni, così si muore nel canile di Palermo al collasso
L’assessore Ferrandelli: “I cani non aggressivi non vanno chiusi in cella”
Contro il disegno di legge si era scagliato l’assessore comunale al Benessere Animale Fabrizio Ferrandelli: “Sono molto preoccupato dalla possibile approvazione del disegno di legge regionale, approvato nei giorni scorsi in commissione Sanità dell’Ars, che modifica la legge 15 del 2022. Si tratta di una norma che, in pratica rischierebbe di aggravare i bilanci dei Comuni, soprattutto i più piccoli, e potrebbe compromettere il corretto rapporto uomo-cane-territorio”.
Secondo Ferrandelli “la nuova normativa pone un serio tema di natura etico-morale e, se definitivamente approvata dal Parlamento regionale, vieterebbe la reimmissione nei territori dei cani microchippati e sterilizzati non aggressivi, prevedendone la collocazione in strutture private e non potendosi avvalere delle convenzioni con le associazioni animaliste”. Così l’assessore aveva invitato la commissione Sanità dell’Ars a fare ulteriori approfondimenti. “Bisogna aprirsi a un confronto con i servizi veterinari delle Asp, le associazioni animaliste e i vari operatori – ha detto -. Un cane, se non aggressivo e valutato positivamente dal servizio veterinario pubblico, ha bisogno di affetto, non di essere rinchiuso in una cella di pochi metri quadrati per il proprio ciclo di vita”.
Tutti i numeri della lotta al randagismo e all’abbandono
Su randagismo, abbandono e spese di gestione Ferrandelli dà i numeri: “A Palermo – sebbene capiti che cittadini residenti in comuni limitrofi, che non sono attrezzati con strutture ricettive, abbandonino i cani nelle zone confinanti con la nostra città – il fenomeno del randagismo non c’è, ma esiste quello dell’abbandono, noi abbiamo circa 1.200 ingressi all’anno di animali indesiderati e cucciolate rifiutate. La gestione di un animale costa da tariffario 4,5 euro al giorno. Con una media di circa 100 ingressi di animali al mese, il costo si attesta su circa 13.500 euro mensili, in un anno 162 mila euro. Calcolando una vita media dell’animale di 10 anni si ottiene un costo di 1 milione e 620 mila euro. Gestiamo tutto questo grazie alla collaborazione ben rodata con le associazioni attraverso adozioni e staffette, pagando appena 100 euro per il trasferimento dell’animale alle famiglie adottive del centro nord-Italia ottenendo due risultati: teniamo i conti sotto controllo e soprattutto favoriamo il rapporto di affettività uomo-animale”.
Le associazioni degli animalisti, dall’Enpa al Partito Animalista Italiano
Contro il disegno di legge si era espresso anche l’Enpa, l’Ente Nazionale Protezione Animali: “Eliminare il ruolo delle associazioni di volontariato nella gestione dei rifugi pubblici significa affidare il destino di migliaia di animali a logiche di mercato – dichiara Carla Rocchi, presidente nazionale Enpa – dove l’interesse primario non è più la tutela dell’animale ma il guadagno economico. Questo Ddl non solo esclude i volontari, ma limita fortemente anche la possibilità di promuovere le adozioni, con il rischio che i cani rimangano prigionieri a vita di un sistema incentrato sul lucro piuttosto che sul loro benessere”.
Ora che il testo verrà rivisitato per garantire una migliore gestione del randagismo, sono tante le associazioni animaliste ad aprirsi a un dialogo. Tra queste Un’anima mille zampe Italia che, nei giorni scorsi, ha presentato un ricorso alla Regione Siciliana chiedendo un incontro urgente l’Ars. “Se approvato, il nuovo testo metterebbe seriamente a rischio gli strumenti fondamentali per la protezione degli animali, segnando un pericoloso regresso nelle politiche di tutela animale in Sicilia. Rischiamo di tornare indietro nel Medioevo – puntualizza Gaspare Camarda -. Tornare sui cani di quartiere sarebbe incomprensibile. Sono sterilizzati, seguiti e ben voluti dalle persone. Perché riportarli dentro le gabbie?”.
Anche il Partito Animalista si è opposto. “Una proposta di legge che, in un colpo solo, manda all’aria anni di battaglie per i diritti degli animali – spiega Patrick Battipaglia, coordinatore regionale per la Sicilia del Partito Animalista Italiano -. Una legge che ci riporta indietro negli anni, quando si doveva lottare per vedere riconosciuti basilari diritti di civiltà. Una legge che contrasta con i dettami della Costituzione italiana che, con l’articolo 9, riconosce dal 2022 la tutela della biodiversità e degli animali. Non ci vuole molto a capire che tali modifiche siano state avanzate da chi non nutre amore verso gli animali”.
Le reazioni di M5S e Pd
Il capogruppo del M5S all’Ars, Antonio De Luca, con il suo gruppo aveva intanto messo a punto una sfilza di emendamenti abrogativi e modificativi per sbarrare la strada alla legge nella malaugurata ipotesi che il testo fosse sbarcato a Sala d’Ercole: “Una legge che è un obbrobrio che va fermato a tutti i costi, cancella alcune delle poche norme corrette varate nella scorsa legislatura, favorisce i privati e mette all’angolo le associazioni e i volontari che per decenni e con grandi sacrifici si sono sostituiti alle istituzioni per la lotta al randagismo e per assicurare il benessere animale. Sarebbe gravissimo legiferare senza tenere conto del parere, dei suggerimenti e delle esigenze di chi ogni giorno ha a che fare con gli animali, schiacciando l’occhio ai privati e ai gestori dei canili che, grazie alle modifiche previste, potranno operare con maggiore possibilità di non rispettare il benessere dei randagi e l’incentivo all’adozione. Gravissimo, inoltre, non avere coinvolto il garante del benessere animale”.
Il vicepresidente del gruppo parlamentare siciliano del Partito Democratico, Mario Giambona, ha invece detto che “il Pd non resterà a guardare. Questo ddl è l’ennesimo pasticcio frutto della modalità scriteriata di legiferare della maggioranza di centro-destra che compone il governo Schifani. La nostra proposta è di convocare le principali organizzazioni e associazioni di settore, nonché l’Anci per migliorare un disegno di legge che al momento solleva molteplici perplessità. Sono numerose le segnalazioni ricevute dalle associazioni animaliste e dagli amministratori comunali in merito all’attuale impostazione del disegno di legge sul randagismo. Molti enti denunciano come la norma, così com’è, possa compromettere il loro operato, minacciando il benessere degli animali”.
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