06 Mar Legambiente, scacco matto alle rinnovabili: Italia in ritardo di 8 anni sugli obiettivi 2030
Il nuovo report di Legambiente evidenzia ostacoli burocratici, ritardi normativi e opposizioni locali. Le Marche rischiano di raggiungere il target con 14 anni di ritardo. Urgente una svolta su autorizzazioni e aree idonee
Rimini, 6 marzo 2025 – Italia bocciata rispetto al raggiungimento dell’obiettivo al 2030 sullo sviluppo delle rinnovabili fissato dal Decreto Aree Idonee. Nonostante i risultati parziali e positivi di questi ultimi anni – con 17.717 MW di rinnovabili installati dal 2021 al 2024 con una media annuale di 4.429 MW l’anno- l’Italia rischia di non rispettare l’obiettivo degli 80.001 MW di nuova potenza da installare entro il 2030e di raggiungere questo obiettivo nel 2038, impiegando 8 anni in più. Ad oggi la Penisola con 17.717 MW ha, infatti, raggiunto appena il 22% dell’obiettivo 2030, mancano all’appello 62.284 MW da realizzare nei prossimi sei anni, pari a 10.380,6 MW all’anno, ma la strada da percorre è tutta in salita, sia a livello nazionale sia a livello regionale e comunale, anche a causa di decreti e leggi sbagliate, ritardi, ostacoli burocratici e opposizioni locali.
A scattare questa fotografia è Legambiente, che oggi presenta alla fiera KEY di Rimini il nuovo report Scacco matto alle rinnovabili 2025 – in cui è contenuto l’Osservatorio Aree Idonee e Regioni con un’analisi puntuale sui ritardi dell’Italia, sui blocchi alle rinnovabili e sulla questione aree idonee. Obiettivo inviare un chiaro appello al Governo Meloni e alle Regioni ribadendo che i ritardi che sta accumulando l’Italia sul fronte rinnovabili sono inaccettabili, se si considera l’accelerazione della crisi climatica nella Penisola (2.098 eventi meteo estremi dal 2015 a oggi, di cui 753 allagamenti e 522 danni da raffiche di vento e trombe d’aria,1137 i comuni colpiti) e le mancate occasioni di sviluppo, anche in termini occupazionali, per i territori.
Servono interventi strutturali che Legambiente riassume in 10 proposte a partire da tre caposaldi: lo snellimento degli iter autorizzativi per velocizzare la realizzazione degli impianti a fonti rinnovabili, a partire dalle attività di repowering degli impianti eolici già esistenti; il rafforzamento del personale tecnico negli uffici regionali e comunali preposti alla valutazione e autorizzazione dei progetti e il completamento dell’organico della Commissione PNRR/PNIEC del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica; la revisione del Decreto Aree Idonee, della Legge 199/2021 – dando indicazioni univoche e meno ideologiche alle Regioni – e del Decreto Agricoltura, fornendo una maggiore distinzione tra fotovoltaico e agrivoltaico e prevedendo ad esempio la possibilità di realizzare il fotovoltaico a terra alle aree agricole all’interno nei siti di interesse nazionale e regionale da bonificare. Senza dimenticare che nel Paese è necessario avviare una rivoluzione culturale invitando a guardare questi impianti come occasione di investimento e sviluppo occupazionale per i territori.
Salgono a 92 le storie mappate e censite da Legambiente, dal 2022 ad oggi nella Penisola. Sono 31 quelle censite nel 2024 e che hanno al centro impianti eolici, fotovoltaici e agrivoltaici, segnati da ostacoli che arrivano da Presidenza del Consiglio dei Ministri, Sovrintendenze, Regioni, Comuni, comitati di cittadini e associazioni datoriali. Si va ad esempio dal Veneto, dove fa discutere il caso dell’impianto agrivoltaico a Mogliano Veneto (TV), un progetto fatto bene e già approvato dalla Regione, che ha ricevuto forti opposizioni da parte del Sindaco, alla Toscana dove a Capalbio e Badia Tedalda, tra il grossetano e l’aretino, la Giunta Regionale sembra aver cambiato la propria opinione da positiva a negativa sul progetto dopo il clamore generato da partiti e comitati. Dalla Calabria, dove ad Acri (CS) Regione e Comune si scontrano sulle aree disponibili alla costruzione di impianti eolici con pareri opposti, per arrivare al prolungamento di moratorie (bocciate dalla Corte per incostituzionalità) come nel caso della Regione Lazio che ha bloccato l’autorizzazione di impianti eolici e fotovoltaici.
«L’Italia è in colpevole ritardo sugli obiettivi di sviluppo delle rinnovabili da raggiungere al 2030 – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – I principali ostacoli non tecnologici sono gli iter autorizzativi lenti, per l’ostracismo del Ministero della Cultura e l’inazione delle Regioni, i decreti ministeriali sbagliati e ideologici, come quelli su aree idonee e agricoltura, e le politiche miopi del Governo Meloni, che non fa altro che rendere la Penisola ancora più dipendente dagli speculatori del gas, puntando anche sul ritorno del nucleare, opzione energetica sconfitta dal libero mercato, a causa dei suoi costi esorbitanti, mentre altri ritardi potrebbero aggiungersi con le future leggi regionali sulle aree idonee. Per rendere indipendente l’Italia e per aiutare famiglie e imprese, facendo diminuire la bolletta, occorre accelerare la diffusione delle rinnovabili, lo sviluppo delle reti e la realizzazione degli accumuli anche in vista del passaggio dal Prezzo Unico Nazionale dell’elettricità a quelli zonali, che porteranno maggiori vantaggi proprio alle Regioni con una maggiore produzione di energia da fonti rinnovabili».
Ad oggi, sottolinea Legambiente, sono 9 le Regioni che hanno avviato pubblicamente o approvato l’iter per la definizione delle Aree Idonee. Analizzando gli iter normativi, sono 4 le regioni – Sardegna, Toscana, Friuli-Venezia Giulia e Abruzzo – bocciate da Legambiente; 3 – Piemonte, Sicilia e Calabria – quelle giudicate non classificabili in quanto la proposta sulle aree idonee non è ancora finalizzata o incompleta; una regione rimandata – la Puglia – e una sola è stata promossa – la Lombardia – seppur il suo iter non si sia ancora concluso. Le altre 11 regioni (Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Marche, Lazio, Liguria, Molise, Trentino e Alto-Adige, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto) ad oggi non hanno ancora avviato, almeno pubblicamente, l’iter di definizione delle Aree Idonee.
«Il ritardo nazionale che stiamo accumulando sulla produzione di energia da fonti rinnovabili riguarda anche la Regione Marche – dichiara Marco Ciarulli Presidente Legambiente Marche – dobbiamo realizzare 2,4 GW da fonti rinnovabili entro il 2030 ma dal 2021 ad oggi abbiamo realizzato solo 400 MW, di questo passo, raggiungeremo il nostro obiettivo con quasi 14 anni di ritardo. Vigileremo e stimoleremo le amministrazioni ad un maggior coraggio sulla produzione di energia da fonti pulite, a partire dalla realizzazione di un decreto aree idonee giusto ed equilibrato. Ricordiamoci che la produzione di energia da fonti rinnovabili rappresenta una risposta concreta ai problemi del nostro territorio. L’obiettivo 2030 rappresenta un’occasione unica per decarbonizzare il nostro sistema di approvvigionamento energetico(e quindi un freno alla crisi climatica) e per fermare la speculazione delle fonti fossili che pesa ogni giorno di più sulla nostra economia. Anche la nostra Regione può e deve fare la sua parte.
Il nostro Osservatorio Aree Idonee e Regioni vuole fornire un’analisi dettagliata su quanto sta accadendo tra iter normativi regionali e ritardi, vigilando e stimolando le amministrazioni a un maggior coraggio, soprattutto considerando che le rinnovabili e l’efficienza sono le uniche risposte concrete ai problemi del Paese e che l’obiettivo 2030 rappresenta solo un primo passo verso gli obiettivi di decarbonizzazione da raggiungere entro il 2035 per la produzione elettrica ed entro il 2050 per tutto il resto del sistema energetico».
Legambiente, infine, nel report segnala anche tre buone pratiche: in Toscana, nel Mugello, sono iniziati i lavori per l’eolico al Giogo di Villore, in provincia di Firenze, dopo mesi di opposizioni sbloccate nel settembre 2022 grazie alla Presidenza del Consiglio dei ministri presieduta da Draghi;in Campania, nel Comune di San Bartolomeo in Galdo (BV), verranno autorizzati 3 parchi eolici, dopo che per oltre 20 anni si è autodefinito “de-eolicizzato”;in Basilicata, con apposita delibera della Giunta regionale nel 28 ottobre 2024, ha approvato il processo di semplificazione per l’autorizzazione di progetti a fonti rinnovabili con valutazione d’impatto ambientale.
Parlare di rinnovabili, significa parlare anche di Comunità Energetiche Rinnovabili (CER): è in arrivo la seconda edizione del Premio nazionale CERS 2025, promosso da Legambiente in collaborazione con Generali, che sarà presentato a Rimini insieme alla mappatura delle CER in Italia. E per sensibilizzare i cittadini e far conoscere gli impianti a fonti pulite presenti sul territorio, il 12 aprile 2025 prenderà il via nella Penisola la seconda edizione del Green Energy Day, la giornata nazionale dedicata alla transizione ecologica, promossa dal Coordinamento FREE e da un ampio cartello di associazioni, con visite guidate e gratuite in diversi luoghi dove si pratica la transizione ecologica, puntando e investendo sulle rinnovabili.
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