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Oggi l’Unione Europea ha presentato il suo piano per l’auto. Di cosa si tratta, nel dettaglio?
Il programma avanzato da Bruxelles si articola attraverso cinque pilastri fondamentali: l’innovazione, il sostegno alla mobilità ecologica, la salvaguardia della competitività, il rafforzamento delle catene di approvvigionamento e, infine, la promozione dell’uguaglianza di condizioni per tutti gli operatori del settore. Una piccola inversione a U rispetto alla furia verde del passato, ma non abbastanza. E che non aiuterà a risollevare un settore fiaccato da concorrenza cinese, costi dell’energia enormi e transizione green imposta dall’alto.
Tra le iniziative figura la proposta relativa alla gestione delle sanzioni per il mancato rispetto dei limiti sulle emissioni di CO2. In questo contesto, si prospetta una maggiore flessibilità per i costruttori, con un sistema di calcolo triennale anziché annuale, al fine di offrire più spazio di manovra alle aziende nel perseguimento degli obiettivi ambientali. La presidente Ursula von der Leyen ha inoltre annunciato un’accelerazione dei lavori per la revisione delle normative sulle emissioni CO2, prevista ora per il 2026 per tener conto degli “sviluppi tecnologici e dell’importanza di una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa verso una mobilità a emissioni zero”. Cosa vuol dire nella pratica? Mistero.
Resta tuttavia un problemino mica da niente. Ovvero che l’Europa, al netto dei piccoli aggiustamenti, non intende fare marcia indietro totale sulla follia elettrica. La Commissione sta anzi valutando l’introduzione di incentivi sia a livello nazionale che europeo per le batterie. Nel 2026 invierà agli Stati raccomandazioni per incentivi fiscali e non fiscali, oltre ad incoraggiare una sorta di leasing sociale nazionale per veicoli nuovi o di seconda mano a favore delle famiglie a basso reddito. Inoltre, entro la fine dell’anno arriverà anche una proposta per elettrificare le flotte aziendali (il 60% del parco auto dell’Ue).
Certo. L’Ue promette di aprire ad altre tecnologie, inclusa la ricerca su carburanti alternativi. Ma soprattutto Bruxelles non ha alcuna intenzione di fare passi indietro sullo stop ai motori termici dal 2035.
Il piano non ha mancato di suscitare reazioni contrastanti tra i membri del Parlamento Europeo. La carenza di una dichiarazione esplicita in favore della neutralità tecnologica e l’assenza di deroghe specifiche per i veicoli pesanti hanno destato insoddisfazione. Carlo Fidanza e Salvatore De Meo hanno espresso rispettivamente delusione e la necessità di una transizione equilibrata che non pregiudichi l’efficienza del sistema produttivo europeo. “Innanzitutto – ha osservato Fidanza – è assurdo che la deroga sulle multe non riguardi anche il settore dei veicoli pesanti che, persino più di quello auto, non è assolutamente in grado di raggiungere gli obiettivi previsti per evidenti e insormontabili limiti tecnologici e di mercato. Inoltre il vago rinvio alla successiva modifica del regolamento Co2 non cita minimamente il tema della neutralità tecnologica, pur evocato dalla presidente Von der Leyen soltanto due giorni fa”.
Critiche anche le associazioni di settore, come l’Anfia, secondo cui la Commissione ha prodotto un topolino. “‘Ci prepariamo ad accelerare i lavori sulla revisione del 2035, mettendo alla base la piena neutralità tecnologica come principio fondamentale‘. Rispetto a queste dichiarazioni della Presidente Ursula von der Leyen dell’altro ieri e confrontandole con il contenuto del documento rilasciato oggi, ANFIA ritiene che alcune linee guida siano effettivamente presenti nelle 19 pagine del documento. Questo, tuttavia, non può essere chiamato Piano d’azione, mancando l’indicazione di date certe, azioni concrete rispetto a molte tematiche sollecitate e ben rappresentate da sindacati, costruttori di autoveicoli, componentisti e associazioni di settore, l’indicazione di chi si assume la responsabilità della messa in campo di queste azioni e infine gli importi da allocare per i diversi aspetti del piano”.
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