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A Bruxelles riunione straordinaria su Ucraina e difesa comune. Il paragrafo sul sostegno a Kiev, con i 5 principi per la pace, approvato da 26 Stati e non da 27: manca l’Ungheria. Unanimità sul testo sulla difesa. Von der Leyen: “Europa è in pericolo, importante difendersi”. Ospite Zelensky: “Sentiamo di non essere soli”. E annuncia sia un “incontro significativo” Kiev-Washington sia un summit concordato con Macron con i Paesi pronti a formare una coalizione. Meloni ribadisce il no all’invio di truppe europee
Il sostegno all’Ucraina e la difesa comune europea. Sono stati questi i due temi cardine al centro del Consiglio europeo straordinario che si è tenuto a Bruxelles, con unico ospite Volodymyr Zelensky (LE NEWS IN DIRETTA SUL CONFLITTO). Alla fine i leader Ue hanno approvato le conclusioni del vertice sull’Ucraina, con i 5 principi per la pace, a 26 e non a 27: senza l’Ungheria. Non c’è stata, quindi, l’unanimità sul paragrafo con il sostegno a Kiev. Il testo sulla difesa comune, invece, è stato approvata a 27. I capi di Stato e di governo dell’Unione Europea, quindi, sulla difesa si sono trovati d’accordo e hanno dato luce verde al piano ReArm proposto da Ursula von der Leyen. “L’Europa deve essere messa nelle condizioni di difendersi e proteggersi e dobbiamo mettere anche l’Ucraina nelle condizioni di difendersi e far pressione per una pace giusta e duratura”, ha detto in mattinata la presidente della Commissione. E il presidente ucraino, arrivato simbolicamente insieme a von der Leyen e Antonio Costa al summit, ha dichiarato: “Siamo contenti di non essere soli: sentiamo la vostra vicinanza e grazie per il vostro nuovo programma a favore della sicurezza europeo”. Più tardi, Zelensky ha annunciato che la prossima settimana ci sarà sia un nuovo incontro con gli Usa sia un summit con i Paesi pronti a formare una coalizione a sostegno dell’Ucraina.
I 5 principi per la pace in Ucraina
Nella dichiarazione a 26 sull’Ucraina del vertice Ue, approvata senza l’Ungheria, vengono confermati i cinque “principi” su cui gli europei si riconoscono per arrivare alla pace giusta in Ucraina (così come previsto dalle bozze pre summit) alla luce “del nuovo slancio dei negoziati”. Nel testo delle conclusioni i cinque principi vengono indicati uno a uno, riaffermando anche la necessità di garantire l’integrità territoriale dell’Ucraina. Innanzitutto, il testo afferma che “non ci possono essere negoziati sull’Ucraina senza l’Ucraina” e “non ci possono essere negoziati che incidano sulla sicurezza europea senza il coinvolgimento dell’Europa poiché la sicurezza dell’Ucraina, dell’Europa, transatlantica e globale sono intrecciate”. Inoltre, “qualsiasi tregua o cessate il fuoco può avvenire solo come parte del processo che porta a un accordo di pace globale” e “qualsiasi accordo di questo tipo deve essere accompagnato da garanzie di sicurezza solide e credibili per l’Ucraina che contribuiscano a scoraggiare future aggressioni russe”. Infine, il documento sottolinea e ribadisce che “la pace deve rispettare l’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina”.
Il vertice
Nel vertice Ue, i 27 hanno discusso della loro posizione sul conflitto e delle eventuali garanzie di sicurezza che possono fornire per accompagnare l’accordo di pace, anche per venire incontro alle richieste degli Stati Uniti. Il confronto è partito dalle proposte avanzate dalla presidente della Commissione nel suo piano ReArm Europe. Il senso del summit – oltre a “scrivere la prima pagina del libro della difesa comune europea”, come ha spiegato un alto funzionario Ue – è stato quello di riaffermare il sostegno del Vecchio Mondo alla causa ucraina e riprendere il cammino (strettissimo) verso una pace giusta, evitando se possibile la capitolazione. Le discussioni – a tratti segretissime, con solo i leader nella sala, senza assistenti e cellulari – hanno quindi toccato l’ampio spettro delle opzioni da perseguire: rafforzare la mano dell’Ucraina, con nuovi aiuti militari (e qui l’Ue prevede almeno 30 miliardi per il 2025); esplorare le dinamiche della possibile coalizione dei volenterosi disponibile a mettere gli scarponi sul terreno una volta raggiunta la pace; coinvolgere Kiev nel piano di riarmo europeo, aprendole la via degli appalti congiunti incentivati dal nuovo fondo da 150 miliardi.
Le conclusioni e la posizione dell’Ungheria
Per la difesa comune i leader si sono mostrati tutti d’accordo. Le conclusioni sull’Ucraina, invece, sono sostenute da 26 Paesi membri dell’Ue. L’adozione da parte del Consiglio europeo a 27, infatti, è stata bloccata dal premier ungherese Victor Orban. Il magiaro è entrato in conclave puntando i piedi e non ha voluto sentire ragioni. L’escamotage, allora, è stata la dichiarazione del presidente Costa controfirmata dai 26, dimostrazione plastica della spaccatura.
La difesa
Sulla difesa i leader si sono trovati d’accordo e hanno dato luce verde al piano ReArm proposto da von der Leyen. Ora servono i testi legislativi e dunque i dettagli. Sembra già sicuro che la possibilità di usare i fondi di coesione non spesi, circa 350 miliardi, per la difesa sarà decisione di ogni singola capitale. Appare anche assodato che i 27 chiederanno alla Commissione di fare persino di più di quanto proposto. Berlino ha ottenuto un passaggio in cui si chiede di esplorare “ulteriori misure” – seppur garantendo al contempo la “sostenibilità del debito” – per “facilitare una spesa significativa per la difesa a livello nazionale in tutti gli Stati membri”. Persino riaprendo il Patto di stabilità per avere margini maggiori, come piacerebbe anche all’Italia. Non solo. Non si escludono – dicono fonti bene informate – passi ulteriori sullo strumento di investimento comune, magari arrivando ai sussidi con eurobond oltre che ai prestiti.
Approfondimento
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Le parole di Meloni
“Abbiamo condotto una battaglia per escludere la possibilità che i fondi di coesione venissero forzatamente dirottati alle spese sulla difesa. È rimasta una clausola che prevede la volontarietà: le nazioni che vorranno lo potranno fare, non possiamo impedire che altri decidano di fare questa scelta. Ma l’Italia non intende farlo e proporrò al Parlamento di chiarire fin da subito che l’Italia non intende dirottare fondi della coesione, importantissimi per noi, sull’acquisto di armi. Sarà una decisione che prenderemo insieme al Parlamento”, ha detto Giorgia Meloni in un punto stampa al termine del vertice Ue. La premier ha anche ribadito il no all’invio di truppe europee in Ucraina e ha chiesto l’estensione dell’articolo 5 della Nato anche a Kiev. Poi ha rilanciato l’impegno dell’Italia per un vertice Usa-Ue, anche se al momento non c’è nulla di concreto.
Nuovo incontro Ucraina-Usa
Parlando al vertice Ue, Zelensky ha detto che le squadre ucraina e americana “hanno ripreso a lavorare” e spera che la prossima settimana le due nazioni avranno un “incontro significativo”. Secondo la corrispondente della Casa Bianca di Fox News, l’incontro dovrebbe aver luogo martedì in Arabia Saudita. “Rubio, Witkoff, Waltz vanno a Riad martedì per incontrare gli ucraini, tra cui Yermak”, braccio destro di Zelensky, ha scritto Jacqui Heinric su X. Sempre su X, Zelensky ha annunciato di aver deciso con il suo omologo francese Emmanuel Macron un incontro l’11 marzo “dei rappresentanti militari dei Paesi disposti a compiere maggiori sforzi per garantire una sicurezza affidabile nel contesto della fine di questa guerra”, ovvero pronti a formare una coalizione a sostegno dell’Ucraina. “Abbiamo coordinato le nostre posizioni e i prossimi passi”, ha detto il leader ucraino, aggiungendo che esiste “una chiara visione condivisa e assolutamente chiara che una pace reale e duratura è possibile con la cooperazione tra Ucraina, tutta l’Europa e gli Usa”. In un altro passaggio del suo discorso, il presidente ucraino ha aggiunto: “La Russia ha ora 220 brigate con esperienza di guerra e in cinque anni questo numero salirà a 300: dobbiamo rispondere a questa situazione prendendoci cura delle vite di oggi, di domani e del futuro”. Stando alla misura standard, una brigata conta tra i 3.000 e i 5.000 soldati. Quindi si va da un minimo di 900mila ad un massimo di 1,5 milioni di uomini. “Tutti devono assicurarsi che la Russia, l’unica responsabile di questa guerra, accetti la necessità di porvi fine. Ciò può essere dimostrato da due forme di silenzio: nessun attacco alle infrastrutture energetiche e ad altre infrastrutture civili, ovvero una tregua per missili, bombe, droni a lungo raggio, e nessuna operazione militare nel Mar Nero”, ha poi scritto Zelensky sui social dopo l’incontro coi leader Ue.
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