AGI – Al termine del primo braccio di ferro sul futuro dell’automotive, il bilancio è sostanzialmente in parità: la Commissione europea, nel suo piano d’azione, concede effettivamente un buon margine di flessibilità all’industria e ai costruttori, in particolare sulle multe per i target di emissioni al 2025; ribadendo però, una volta ancora, che il bando dei motori termici per il 2035 resta intoccabile.
“L’obiettivo del 2035 rimane e ci atteniamo a quel programma”, ha voluto ribadire il commissario europeo ai Trasporti, Apostolos Tzitzikostas, nella conferenza stampa di presentazione del piano, aggiungendo che si procederà verso il target con “un approccio tecnologicamente neutro”, come piu’ volte richiesto anche dall’Italia. “I carburanti sintetici (e-fuels) avranno un ruolo e saranno inseriti nella revisione della normativa che abbiamo anticipato dal 2026 al terzo o quarto trimestre del 2025, e come parte di questa revisione valuteremo altre tecnologie”, ha poi aggiunto, annunciando un’altra parziale vittoria per l’industria automobilistica con l’anticipo della revisione del regolamento sulle emissioni zero per il 2035, non menzionato dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, nelle anticipazioni sul piano di qualche giorno fa.
Per il resto, il piano conferma le previsioni della vigilia: su tutte, l’emendamento mirato che permetterà ai costruttori di evitare le multe sulle emissioni di Co2 per il 2025, permettendo di spalmare il calcolo della quota di elettrico su tre anni, e quindi di recuperare nel 2026 e nel 2027 gli obiettivi mancati nel 2025.
“Abbiamo costretto la Commissione a rimuovere la trappola delle multe e ad anticipare la revisione del regolamento Co2, condizioni necessarie ma non sufficienti per evitare il collasso dell’industria dell’auto. Ora occorre da subito far fronte comune per superare la follia del Green deal, imponendo la neutralità tecnologica, risorse adeguate per le imprese e i lavoratori della filiera e per garantire l’autonomia strategica sulle batterie elettriche. Serve il massimo sforzo comune, sono mesi decisivi”, commenta il ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso.
Il piano menziona anche possibili incentivi “per stimolare la domanda di veicoli a zero emissioni”. “Abbiamo i finanziamenti per trasformare l’ambizione in realtà: fino a 50 miliardi di euro nell’ambito di InvestEu per le tecnologie pulite e la mobilità sostenibile; 1,8 miliardi di euro dal fondo per l’innovazione per la produzione di batterie; 1 miliardo di euro da Horizon Europe per veicoli connessi e autonomi – tema su cui verrà lanciata anche una “alleanza europea” dedicata allo sviluppo di tali veicoli – e batterie.
Inoltre, ci saranno 570 milioni di euro nell’ambito della struttura per le infrastrutture di carburanti alternativi per punti di ricarica, con un focus sui camion; finanziamenti per lo sviluppo delle competenze, inclusi 90 milioni di euro per la formazione della forza lavoro; e, naturalmente, finanziamenti aggiuntivi per le Pmi”, ha affermato Tzitzikostas, riassumendo le cifre dell’impegno europeo per il settore. Inoltre, il piano per l’automotive è accompagnato da una comunicazione per la decarbonizzazione delle flotte aziendali, che rappresentano attualmente il 60% di tutte le nuove immatricolazioni di auto nell’Unione europea.
“Gli Stati membri potrebbero già prendere in considerazione la possibilità di concedere agevolazioni fiscali ai veicoli a zero emissioni, stabilendo regole per le tasse e i servizi di car sharing in base alle loro emissioni, oppure potrebbero incoraggiare, già oggi, le società di noleggio, soprattutto quelle utilizzate dai turisti per brevi viaggi, a utilizzare auto a zero emissioni”, ha dichiarato Tzitzikostas a riguardo, aggiungendo che la Commissione ha iniziato a lavorare per arrivare presto a una legislazione sul tema. In arrivo “nel primo trimestre del 2025” anche una “raccomandazione sulla carenza di trasporti”, che “incoraggerà gli Stati membri ad adottare regimi di leasing sociale per veicoli a zero emissioni, nuovi e usati, destinati agli utenti dei trasporti più vulnerabili, nell’ambito dell’attuazione dei loro piani nazionali previsti dal fondo sociale per il clima”, come si legge nel testo del piano.
Positiva l’accoglienza dei costruttori: secondo il direttore generale di Acea (Associazione dei costruttori di automobili europei), Sigrid de Vries, il piano “individua molti campi chiave in cui è necessario un lavoro immediato. La flessibilità proposta per soddisfare gli obiettivi di Co2 nei prossimi anni è un gradito primo passo verso un approccio più pragmatico alla decarbonizzazione dettato dalle realtà di mercato e geopolitiche. Promette un pò di respiro per i produttori di auto e furgoni”, a patto però “che le misure necessarie per la domanda e le infrastrutture di ricarica ora entrino effettivamente in azione”.
Più fredde, invece, le reazioni politiche: per il Partito popolare europeo il piano “contiene molti elementi positivi e, soprattutto, fornisce il necessario sollievo a breve termine. Tuttavia, la Commissione ha perso l’occasione di fare chiarezza sulla questione del divieto di motori a combustione interna”, su cui il Ppe chiede invece un passo indietro. “La Commissione europea sta mettendo a rischio la nostra industria automobilistica, i nostri posti di lavoro e un pianeta vivibile concedendo proroghe alle case automobilistiche in ritardo. Mentre la Cina corre avanti nei veicoli elettrici, l’Europa rischia di restare indietro. Abbiamo bisogno di innovazione, non di stagnazione”, è invece il commento del gruppo dei Socialisti e democratici al Parlamento europeo.
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