Storia del paese
Ferrara di Monte Baldo dove le donne, 127 su 276 residenti, amano abitare.
Un gruppo di residenti : tutte definiscono Ferrara di Monte Baldo «la loro casa»
Ferrara di Monte Baldo, il paese delle donne (PECORA)
Sono il tessuto connettivo del paese, il cuore pulsante di quel piccolo mondo accoccolato ai piedi del Baldo, che tutte definiscono la loro casa. Quella Ferrara di Monte Baldo dove le donne, 127 su 276 residenti, amano abitare.
«Resistendo con le famiglie, a dispetto delle difficoltà che la montagna può comportare, hanno garantito la vita di un borgo che altrimenti avrebbe rischiato di spopolarsi», sottolinea Federica Festi, assessore alle Manifestazioni, che sabato 8 marzo ha organizzato un «pranzo in rosa» per rafforzare il senso di comunità. Una comunità guidata tra l’altro da una donna, Carla Giacomazzi, legatissima a Ferrara, ora, come sindaca e, prima, dal 1998, come funzionaria comunale.
Le loro storie
Molte donne sono venute a Ferrara con i mariti, i compagni o sono tornate richiamate dai racconti degli avi. E alcune portano avanti attività vitali per il paese. Come Michela Perazzolo, 48 anni, da quattro a Ferrara. «Venni durante il Covid perché il ristorante in cui lavoravo chiuse. A Ferrara c’ero sempre nei fine settimana e sapevo che avrei trovato il posto del cuore. Una volta qui ho saputo che il panificio era in vendita e l’ho rilevato». Ora, al primo calar del giorno, fugge a dormire, perché alle 3,30 si alza per andare al forno a fare il pane. «Per il paese, per gli alberghi, per i negozi», spiega.
E per La bottega del paese, in via General Graziani, l’unico alimentari di Ferrara, gestito sempre da «una lei»: Isabella Bertoletti, 55 anni. Lo tiene aperto dalle 8 alle 12,30 e dalle 16 alle 19, a orario continuato la domenica, in luglio e agosto. «Sono nata e vissuta a Ferrara fino a 23 anni. Poi mi sono sposata e sono andata a Porto Mantovano», dice. Nel 2015, a 46 anni, il cuore l’ha richiamata nel luogo natio. «Dove ho preso in gestione lo storico alimentari della famiglia Rossi. Ho messo anche tavoli e sedie per creare un punto di ritrovo per il paese».
Un paese dove Monica Rossi, 54 anni, è nata e cresciuta. «Dove ho fatto le più belle scuole della mia vita: le elementari; dove ho conosciuto mio marito, mi sono sposata, sono diventata mamma, ho cresciuto i figli e dove ora gestiamo insieme l’albergo ristorante Cacciatore», racconta. Non andrebbe mai a vivere altrove. «A Ferrara si sta bene: è la nostra casa».
E «casa» è divenuta anche per Svetlana Bobka, 55 anni, approdata qui col marito quattro anni fa: insieme gestiscono lo storico albergo Baldo. «Per trent’ anni siamo vissuti a San Pietroburgo e altrettanti li vivremo qui. La gente di Ferrara ci ha accolto bene e il nostro albergo piace. Una signora mi ha raccontato che viene da noi perché ci lavorava 50 anni fa, un’altra perché ci veniva da bimba». E così una donna russa contribuisce a perpetrare la memoria storica del paese. Ma c’è chi a Ferrara si sta avvicinando per la prima volta.
Come Nora, 18 anni, figlia di Laura, che ha scelto di abitare qui «perché avevamo bisogno di tranquillità. È stata Ferrara a chiamarci o forse l’anima di mio padre che qui cacciava da giovane». Nora aggiunge: «Non vedo l’ora di venire ad abitarci con i miei genitori. Qui si è lontani dal caos, c’è una comunità accogliente e il contatto con la natura che amo».
Da 58 anni, da quando si è sposata, vive a Ferrara anche Maria Zaninelli, 77 anni: «Ci troviamo benissimo. Mio marito, Palmerino Lorenzi, è sempre stato nella Protezione civile per cui se c’è necessità sa sempre risolvere i problemi. Io una volta lavoravo, oggi tengo viva la nostra casa».
Ilaria Messina, 45 anni, col compagno Luigi Bertoletti, presidia il bar Cantore nell’omonima piazza. «Ero venuta per lavoro, mi sono trasferita per amore», racconta. E ora, in centro, accoglie chi approda da nord e sud.
Lo Chalet Novezza è invece gestito da Emanuela Castelletti, 60 anni. «Sono nata a Caprino ma ho iniziato a venire a Ferrara a 6 anni. Nel 1970 i miei hanno rilevato lo Chalet Novezza che ora gestisco con i miei figli. Amo Ferrara, anche se forse non la godo abbastanza perché sono sempre al lavoro, soprattutto quando ci sono eventi che richiamano molti turisti che vanno accolti come si deve».
Ma a Ferrara c’è anche chi semplicemente si rigenera. Come Paola Zamboni, 41 anni, che dice: «Passata Spiazzi sospiro e penso: «Finalmente sono a casa». Conclude il sindaco Giacomazzi: «Ringrazio tutte le donne che, con il loro lavoro, passione e impegno fanno crescere la nostra comunità».
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