Disabilità e diritti. 16 anni dalla convenzione ONU, ma in Italia è ancora una inclusione formale

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Adottata dalle Nazioni Unite nel 2006, e ratificata dall’Italia nel 2009, la Convenzione ONU porta a un ribaltamento nella considerazione delle persone con disabilità non più come “oggetti” di cure e protezione sociale, ma soggetti con diritti, anche alla partecipazione sociale, in grado di prendere decisioni per la loro vita

E’ un anniversario passato un po’ in sordina, quello della ratifica italiana della Convenzionedelle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, avvenuta il 3 marzo di 16 anni fa, con la L.3 marzo 2009, n. 18.

La Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità

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Pilastro normativo che rappresenta la cornice generale nella quale si muovono – o dovrebbero muoversi – le legislazioni nazionali, la Convenzione ONU, adottata dalle Nazioni Unite nel 2006, rappresenta il documento principe che impegna gli stati aderenti a garantire pari opportunità e piena inclusione nella società alle persone con disabilità. Entrata in vigore il 3 maggio 2008, è il primo trattato completo sui diritti umani del XXI secolo ed è la prima convenzione sui diritti umani aperta alla firma delle organizzazioni di integrazione regionale.

Gli 8 pilastri della Convenzione ONU

Otto i principi guida alla base della Convenzione e di ciascuno dei suoi articoli specifici:

  • Rispetto della dignità intrinseca, dell’autonomia individuale, compresa la libertà di compiere le proprie scelte, e dell’indipendenza delle persone.
  • Non discriminazione.
  • Sconto crediti fiscali

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  • Piena ed effettiva partecipazione e inclusione nella società.
  • Rispetto per la differenza e accettazione delle persone con disabilità come parte della diversità umana e dell’umanità.
  • Uguaglianza di opportunità.
  • Accessibilità.
  • Uguaglianza tra uomini e donne.
  • Rispetto per le capacità evolutive dei bambini con disabilità e rispetto per il diritto dei bambini con disabilità a preservare la propria identità.

Diritti e disabilità in Italia



Obiettivo del testo è quindi garantire pari opportunità e piena inclusione nella società alle persone con disabilità. Ma è davvero così? Mentre fuori di casa nostra si assiste ad un pericoloso e preoccupante arretramento rispetto anche a principi che sembravano ormai assodati, quanto di questo testo (qui cosa prevede la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, ndr) è realtà nel nostro Paese? Quanti di questi diritti possono dirsi conquistati e inviolabili? La strada, lo diciamo subito, è ancora lunga, anche se molta ne è stata fatta. La FISH Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap ricorda che permangono ostacoli significativi che impediscono alle persone con disabilità di condurre una vita piena e partecipativa:

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Disoccupazione e difficoltà nel mondo del lavoro


FISH ricorda che, secondo i dati Istat, il tasso di occupazione delle persone con disabilità è fermo al 34,5%, contro una media del 58,1% per il resto della popolazione. Il tasso di disoccupazione resta particolarmente alto, segnalando una grave difficoltà di accesso al mercato del lavoro.
Le aziende e le istituzioni devono impegnarsi maggiormente per garantire l’inserimento professionale e l’autonomia economica delle persone con disabilità.

Scuola e università: un’inclusione ancora incompleta


FISH passa poi ad analizzare la situazione sul fronte suola e istruzione. Nonostante i progressi normativi, il mondo della scuola e dell’università presenta ancora gravi problemi di accessibilità e supporto. L’inclusione scolastica è ostacolata in particolare da carenze di insegnanti specializzati, barriere nei percorsi di studio e una diffusa mancanza di cultura inclusiva. Senza interventi mirati, il diritto allo studio rischia di rimanere solo sulla carta per molti studenti con disabilità.

Non basta l’accessibilità


A volte si ha la sensazione che intervenendo per favorire l’accessibilità si sia fatto tutto quello che serve.Ma l’accessibilità è sono una piccola parte di un processo di inclusione: non è sufficiente garantire l’accesso fisico a luoghi pubblici e eventi culturali, ma è necessario un profondo cambiamento culturale che valorizzi realmente la diversità e le potenzialità di ogni individuo. Solo così le persone con disabilità saranno messe nelle condizioni di poter partecipare attivamente alla vita sociale, culturale e politica del Paese.

Servono interventi strutturali

La FISH sottolinea la necessità di un impegno concreto da parte delle istituzioni, delle imprese e della società civile. Secondo il presidente FISH, Vincenzo Falabella, è fondamentale tradurre in azioni tangibili i principi sanciti dalla Convenzione ONU:

“Non possiamo accontentarci di un’inclusione formale. Servono interventi strutturali per abbattere le barriere, garantire l’accesso al lavoro, rendere la scuola davvero inclusiva e promuovere una cultura dell’inclusione. A distanza di anni, il principio di pari opportunità resta ancora un obiettivo più che una realtà. Le persone con disabilità sono troppo spesso escluse dalle decisioni che le riguardano, e le politiche pubbliche non sono ancora sufficientemente incisive.”

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Redazione



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