ROMA. Non tradisce le aspettative dei balneari il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini. Che ieri mattina è intervenuto agli Stati generali del turismo balneare indetti da Sib-Fipe Confcommercio a Roma, portando la notizia che gli imprenditori, titolari di concessioni demaniali su cui hanno costruito negli anni i loro stabilimenti, attendevano: il decreto contenente i criteri per riconoscere ai concessionari gli indennizzi, una volta che saranno avvenute le aste, «ci sarà entro il 31 marzo. E con gli indennizzi», sottolinea il ministro. Strappando il primo applauso alla platea della sala Orlando, nella sede di Confcommercio a Trastevere, dove sono arrivati imprenditori e amministratori da tutta Italia.
La battaglia contro la Bolkestein, ormai, è data per persa, anche se il ministro soffia ancora sulla cenere («Il 2 aprile sono disposto a tornare a Bruxelles per rivedere la Bolkestein»). Le aste si faranno. La recente sentenza del Tar della Liguria che sembrava minare il rinvio al 2027, vanto della premier Meloni, è superata dalla nota della Commissione Ue che conferma la validità della norma italiana. Ora è il momento di capire come uscirne, facendosi riconoscere investimenti, fatica, lavoro.
«Decreto condiviso»
Per prima cosa Salvini si impegna a coinvolgere le associazioni di categoria per scrivere insieme il testo: «La prossima settimana le inviterò al ministero». La data scelta è l’11 marzo, «ma anche il 12 e il 13 se necessario». Una bozza «ce l’abbiamo – dice il ministro – Attendiamo riscontri del Mef. Ora abbiamo tre settimane di tempo».
L’obiettivo è «dare certezza, stabilità e quel che spetta a chi, per scelta o necessità, deve cessare l’attività» lasciando «il minimo spazio di interpretazione alla giustizia amministrativa», aggiunge. Al contrario di «quel che pensa qualcuno a Bruxelles» e cioè che «il subentrante debba lasciare solo una mancia all’uscente».
Equa remunerazione
Il decreto, anticipa Salvini, prevede il «riconoscimento del valore degli investimenti effettuati e non ancora ammortizzati», con criteri di «equa remunerazione» e con una «rivalutazione degli investimenti». Primo argomento sono le fidejussioni: «Chi dice sì, chi dice no: ovviamente ci vuole una garanzia, visti i tempi che corrono, tra chi entra e chi esce», spiega il ministro.
Quanto al calcolo, «prevediamo che alla determinazione del valore nominale degli investimenti – legge gli appunti – concorrano immobilizzazioni e materiali conseguiti all’acquisto dell’azienda. E quindi marchi, segni distintivi dell’impresa, valore dell’avviamento commerciale, per quello che mi riguarda, vanno indennizzati all’uscente». Come si calcola? «Qui bisogna che ci diate una mano», dice il ministro rivolto all’associazione. E riprende: «Partendo come base di calcolo dal valore nominale iniziale degli investimenti iscritti nei bilanci dei cinque anni antecedenti, si applica al valore degli investimenti per ciascun anno del quinquennio il tasso di rendimento medio sui buoni del tesoro poliennali, decennali».
Procedura di calcolo
Ma chi decide il valore? «Occorre una perizia rilasciata in forma asseverata da parte di un professionista – dice il ministro – Ovviamente il concessionario ha il diritto e il dovere di certificare quello che ha investito. Io preferisco che sia così piuttosto che in mano al Comune, alla Provincia o alla Regione. Con tutto il rispetto, preferisco una perizia terza e indipendente. Su 8mila comuni italiani non vorrei ci fosse qualche contiguità, o di interesse o di altro genere, tra chi stima il valore dell’azienda e chi poi mette giù i criteri della gara».
I tempi degli indennizzi
«L’indennizzo inclusa l’equa remunerazione dovrebbe essere corrisposto in misura non inferiore al 20% all’atto dell’aggiudicazione della concessione demaniale e il resto non oltre i 6 mesi. In ogni caso è garantito tramite apposita cauzione», spiega Salvini.
Spiagge libere
Salvini esce anche fuori dagli stabilimenti. «Quello che mi interessa – dice – è il servizio reso all’utente anche perché ho avuto qualche confronto con qualche associazione che dice di tutelare l’ambiente. Andatevi a vedere le cosiddette spiagge libere che qualcuno vorrebbe vedere in tutta Italia e che sono un immondezzaio a cielo aperto».
Twiga e Piombino
Sfiora poi il gossip: «È chiaro che è più facile fare servizio sul Twiga e su chi ha milioni da investire, ma la stragrande maggioranza delle spiagge non è quella roba lì», butta là il primo riferimento alla Toscana e allo stabilimento in passato di proprietà di Flavio Briatore e di Daniela Santanchè, da lei citato nel suo discorso alla Camera («Io sono quella del Twiga»), durante il voto di sfiducia, poi scampato. «Troppo facile fare servizi lì per spu*** i balneari: vai a fare il servizio su un piccolo balneare, magari vai a Piombino, dove è più complesso che altrove», prosegue il ministro, con il secondo accenno alla Toscana.
Bagnini sì, canoni più tardi
Tornano al nocciolo della questione, il tema bagnini «entrerà nel decreto», assicura Salvini, perché «è fondamentale sapere che ci sia il salvamento, però devi formarli e, anagraficamente, non puoi precludere che anche i ragazzi facciano questo mestiere, come molti di voi hanno iniziato». Glissa invece, il ministro, sul tema dell’aumento dei canoni demaniali. «La rideterminazione dei canoni dovrà far parte del pacchetto futuro e ne dovremo ragionare insieme».
Sib-Fipe soddisfatta
«Salvini mi ha convinto, perché ha condiviso che la questione indennizzi va fatta insieme e che gli indennizzi non devono essere fittizi», dice a margine dell’evento il presidente di Sib-Fipe Confcommercio Antonio Capacchione. Che un’ora prima aveva aperto i lavori, mettendo da parte il lungo discorso scritto che si era preparato e lanciandosi in un discorso a braccio molto appassionato. Partendo, tra l’altro, da un esempio toscano, «i bagni Pancaldi di Livorno – aveva esordito – con quasi due secoli di vita. Non avrebbero nessun valore perché il loro valore sarebbe stato ammortizzato?», aveva chiesto in modo provocatorio. «Vogliamo fare tabula rasa? È una scelta sbagliata», la sua risposta. L’obiettivo dell’associazione è «di porre fine al conflitto tra Stato centrale e Regioni», dopo 15 anni. Anche perché, ha tenuto a sottolineare, i balneari, e quindi la questione Bolkestein, non sono solo ombrelloni e sdraio in spiaggia. «Stiamo parlando di 7000 stabilimenti, di alberghi, campeggi: dall’Istat risulta essere il 40% del turismo italiano in termini di presenze. È un asset strategico del nostro Paese».
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