Innovazione, capacità di fare rete ed attuazione di politiche che non siano penalizzanti per le aziende e puntino a rendere l’Europa così forte da diventare un modello. Sono queste, secondo i due imprenditori veronesi Emanuela Lucchini, presidente di Ici Powering Solutions, e Federico Furlani, a capo di Simem e Founder Build Trust, e di un esperto, Sandro Bicocchi, il responsabile dell’ufficio studi di PwC Italia, le ricette che possono consentire di affrontare la difficile transizione di mercato attuale.
Chiamati ad offrire la loro visione nell’ambito dell’unica tavola rotonda prevista nel programma di Top 500 Verona 2025, che è stata moderata dal caporedattore dell’Arena Paolo Dal Ben, Lucchini, Furlani e Bicocchi ha dato vita ad un dibattito ricco di spunti. La presidente dell’azienda di Campagnola che produce caldaie, bruciatori e componenti di strutture termiche ed è presente sui mercati di tutti, o quasi, i continenti ha sottolineato che bisogna passare dalla tecnologia pre-competitiva allo sviluppo industriale di prodotti sempre meno impattanti. «La transizione energetica è una necessità, perché i costi attuali non sono più sopportabili», ha spiegato, precisando che le innovazioni più importanti adottate dalla sua azienda sono volte a far sì che venga realizzato un mix energetico adeguato, dal punto di vista ambientale ed economico. «Da dieci anni abbiamo una rete con passaggio di dati, grazie alla quale possiamo aiutare i nostri clienti a rendere più efficiente il loro utilizzo dell’energia», ha spiegato.
«L’innovazione è il driver al centro della nostra scrivania», ha rimarcato Furlani, la cui azienda, che ha sede a Minerbe, fornisce impianti per la produzione di calcestruzzo per la realizzazione delle grandi opere che vengono realizzate nel mondo. «Da imprenditori non possiamo non pensare ad innovare, perché questo è l’unico modo che abbiamo per generare sviluppo, visto che i costi delle materie prime e gli andamenti macroeconomici non dipendono da noi», ha precisato. E ha spiegato che in Simem si lavora per trasformare i problemi in opportunità: «Nel mondo delle costruzioni è grave il tema della mancanza di manodopera, ma questo sta generando un sempre più forte ricorso all’automazione ed alla realizzazione di elementi prefabbricati all’interno delle aziende». «Comunque», ha aggiunto, «la più importante novità introdotta negli ultimi anni nella mia azienda è relativa alle tecnologie volte a prevenire gli infortuni».
D’altronde, e questo Sandro Bicocchi lo ha rimarcato con forza, «il capitale umano è centrale». «Non è detto che si debba per forza realizzare un nuova invenzione della ruota, si possono anche sperimentare piccole cose, ma è fondamentale che poi ci siano persone capaci di portare le innovazioni nelle aziende e nell’ecosistema ad esse collegato», ha detto. Però, bisogna fare i conti con il mercato. «È vero, ma la tecnologia italiana è all’avanguardia e consente di essere presenti dappertutto», ha rimarcato Emanuela Lucchini; «il problema principale sono i dazi. Comportano grandi investimenti e costituiscono una barriera, che frena l’intrapresa», ha evidenziato. «Le aziende hanno bisogno di poter fare il loro lavoro liberamente, soprattutto quelle della manifattura, un settore che è perseguitato, ma crea pace, posti di lavoro e sviluppo». «Dopo l’11 settembre c’è stata una vera e propria escalation di problemi, noi abbiamo dovuto affrontarli in varie parti del mondo, in Brasile, come in Russia, dove abbiamo dovuto chiudere le nostre attività, od in Ucraina, dalla quale abbiamo portato in Italia nostri collaboratori, garantendo loro lavoro ed abitazione, ma dopo le crisi arrivano le opportunità; come è stato con il Covid, che ha fatto grandi danni, ma in seguito al quale ora tutti i Paesi stanno investendo sulle costruzioni per risollevare l’economia», ha aggiunto Furlani. Per Bicocchi è necessario per prima cosa consolidare le esportazioni in Europa, che costituisce il primo sbocco per le imprese italiane, e spingere per il mercato unico, superando la frammentazione delle norme e delle regole. «L’Europa può diventare il modello di partenza di un nuovo sistema energetico, ma la politica deve ascoltare di più le aziende, che già stanno creando filiere», ha ammonito Lucchini. Mentre, per Furlani, «è preoccupante che ci siano capi di stato che vanno a cercare di farsi amico chi da oltreoceano sta cercando di dividerci» e, comunque, «l’amministrazione pubblica dovrebbe aggiornarsi, diventando più competente ed abbandonando le pratiche che ricordano i Borboni».
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