«Seconda stella a destra, questo è il cammino», insomma l’isola che non c’è. Il luogo in cui Elly Schlein ha deciso di campeggiare: contro l’America di Donald Trump e anche contro l’Europa di Ursula von der Leyen, in pratica fuori dal mondo. «Quella presentata oggi dalla Presidente non è la strada che serve all’Europa. Così rischia di diventare il mero riarmo nazionale di 27 paesi e noi non ci stiamo», l’ultima “trivella”della segretaria Pd finita platealmente nei pressi della tribuna. È toccato all’ex commissario Paolo Gentiloni fischiare il fallo di reazione e ammonire la numero uno: «Il piano annunciato dall’Europa è un primo passo che va nella giusta direzione. È chiaro che può essere migliorato, però nelle ore difficili che stiamo attraversando penso che sia un segnale che va nella direzione giusta». La stessa lunghezza d’onda della vicepresidente del Parlamento Europeo Pina Picierno, che liquida l’intervento della segretaria: «Si contestano dettagli. La mia opinione è che è sbagliato dare l’impressione di stralciare gli obiettivi per contestare minuzie». L’eurodeputata campana intanto per mettere le cose in chiaro ha lanciato un appello SiPer un’Europa libera e forte» che ha raccolto adesioni significative in mezzo Pd: Lorenzo Guerini, Alessandro Alfieri, Filippo Sensi, Lia Quartapelle, il presidente del consiglio regionale della Toscana Antonio Mazzeo.
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Un altro ceffone alla segretaria del Pd arriva dal gruppo europeo dei socialisti e democratici che in un post sui social scrive: «la sicurezza dell’Europa richiede investimenti immediati, sostanziali e congiunti», ovvero l’opposto di ciò che a Roma dice il Nazareno. Quindi si ripete lo schema, i dem sono frontalmente divisi, come è già capitato tante volte sull’Ucraina: Elly Schlein sempre più vicina alle posizioni di Giuseppe Conte e di Alleanza Verdi e Sinistra, i riformisti schierati esattamente dall’altra parte della barricata, una distanza siderale. Con la segretaria si schierano i fedelissimi, come l’eurodeputata indipendente Cecilia Strada: «La pace non si costruisce con una corsa al riarmo nazionale». O come Annalisa Corrado: «Il piano della Commissione Ue abilita il riarmo nazionale, ma senza creare i presupposti necessari ad una vera difesa comune». A rinforzo del Nazareno arriva il primo cittadino di Roma Roberto Gualtieri: «Ci piace l’Ue che investe su cultura, non sulle armi». Il sindaco però si attira il risentimento di Carlo Calenda: «La sagra della banalità, del luogo comune, di un Pd che si è completamente grillinizzato, chiedono la difesa europea e poi dopo dicono non posso. Avs e M5s idem…». Poi il leader di Azione continua, dicendo ad alta voce quello che molti pensano sottovoce, anche nel Pd: «La sinistra è chiaramente unfit a governare ma non per Avs e per M5s ma per il Pd che sta assumendo questa postura per andare dietro ai populisti».
Già perché al centro delle polemiche c’è un partito trasformato in movimento che va dietro alle bandiere del M5S. Se la ride pure l’incontentabile Giuseppe Conte: «Se il Riarm Europe è stato richiesto anche dalle opposizioni non può riguardare il Movimento 5 stelle che anzi è contrario, forse riguarda il suo partito, il Pd, ma sono fatti loro interni, si mettessero d’accordo». La prende più larga il vicepresidente di Italia Viva, Enrico Borghi, che commenta con il Tempo: «In Italia abbiamo divisioni interne alla maggioranza e all’opposizione proprio sui temi dell’integrazione europea e del futuro della difesa comune. Fino a quando il nostro sistema politico rimarrà impermeabile a tutto ciò che accade nel resto d’Europa, determinando peraltro una condizione di immobilismo, afonia e marginalità del nostro Paese?». Intanto Elly si gode il suo “splendido” isolamento nell’isola che non c’è. Lei guarda le stelle, il Pd rischia di finire sotto un ponte.
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