Venerdì scorso, 28 febbraio, una devastante valanga ha colpito la regione dell’Uttarakhand, in India, uccidendo otto operai stradali nei pressi di Mana, il villaggio più alto del paese, situato vicino al confine con il Tibet. Il disastro, che ha lasciato dietro di sè diverse vittime, è il risultato di condizioni meteorologiche estreme che hanno visto un drastico passaggio da una siccità prolungata a precipitazioni record nel giro di poche ore.
Secondo il Dipartimento Meteorologico Indiano, la regione aveva registrato un deficit di precipitazioni dell’84% per tutta la stagione invernale (gennaio e febbraio), e poi, in sole 24 ore, una perturbazione occidentale ha portato un enorme surplus di precipitazioni rispetto alle medie stagionali: “Nelle sole 24 ore di giovedì, lo Stato ha registrato un surplus di precipitazioni del 686%. Il solo distretto di Chamoli ha registrato oltre il 700% di precipitazioni in più rispetto al livello normale”, ha dichiarato Bikram Singh, direttore del Centro Meteorologico regionale, intervistato dal Times of India.
LA VALANGA DI MANA È FRUTTO DI UN EVENTO ESTREMO
Gli scienziati affermano che questo tipo di eventi è sempre più legato al cambiamento climatico: “La valanga di Mana è direttamente collegata al clima estremo. Quando si passa da un deficit di precipitazioni a un’impennata massiccia in un paio di giorni, il rischio di valanghe si moltiplica. L’improvviso afflusso di neve non si deposita in strati stabili: aumenta la pressione sui manti nevosi esistenti, che poi collassano sotto il loro stesso peso”, ha spiegato Anjal Prakash, professore alla Indian School of Business di Hyderabad, nonché co-autore dell’ultimo rapporto dell’IPCC (la bibbia del cambiamento climatico).
Il drastico cambiamento nei modelli di precipitazione sta avendo un effetto destabilizzante sulle montagne dell’Himalaya: “Stiamo assistendo a uno schema chiaro: inverni senza neve, seguiti da eventi meteorologici brevi ma intensi che scaricano precipitazioni estreme in poche ore o giorni. Le fluttuazioni di temperatura destabilizzano il paesaggio in modi che stiamo solo iniziando a comprendere” ha spiegato Prakash.
Anand Sharma, ex direttore generale del Centro Meteorologico della regione, ha sottolineato come la mancanza di nevicate nei mesi precedenti avesse già reso il manto nevoso instabile: “È semplice fisica: il terreno era troppo secco, la neve troppo improvvisa e l’aumento della temperatura troppo rapido. Il risultato è stato una valanga in attesa di essere realizzata”, ha detto Sharma.
Le valanghe e le frane sono eventi comuni nell’Himalaya, soprattutto durante l’inverno. Tuttavia, la crisi climatica causata dall’uomo sta rendendo gli eventi meteorologici estremi sempre più gravi e imprevedibili. Secondo un rapporto del 2023 dell’International Centre for Integrated Mountain Development, i ghiacciai dell’Himalaya stanno fondendo il 65% più velocemente rispetto al decennio precedente, suggerendo che l’aumento delle temperature sta già avendo un impatto significativo sulla regione.
L’IMPATTO DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO SULLE VALANGHE
Il cambiamento climatico ha un impatto significativo sulla dinamica delle valanghe, sia nell’Himalaya che in altre catene montuose, come le Alpi. L’aumento delle temperature globali accelera la fusione dei ghiacciai e riduce l’accumulo di neve stabile, alterando la struttura del manto nevoso. Inverni più caldi e con meno precipitazioni nevose portano alla formazione di strati di neve instabili, che possono facilmente cedere in caso di forti nevicate improvvise o sbalzi termici.
Nelle Alpi, per esempio, si è osservato un aumento della frequenza delle valanghe umide, causate dalla maggiore infiltrazione di acqua di fusione all’interno del manto nevoso. Questo fenomeno, che si verifica quando le temperature superano lo zero anche ad altitudini elevate, rende il manto nevoso meno coeso e più suscettibile a crolli improvvisi. Allo stesso modo, nell’Himalaya, la rapida alternanza tra periodi di siccità e precipitazioni intense sta aumentando il numero di valanghe catastrofiche, mettendo a rischio sia le comunità locali che le infrastrutture.
DATI ALLARMANTI SULLE VALANGHE IN INDIA
Uno studio dell’Unione Europea di Geoscienze ha rilevato che l’India ha registrato il secondo maggior numero di vittime di valanghe negli ultimi 50 anni, con 952 morti, seconda solo all’Afghanistan (1.057). Tra il 1972 e il 2022, il 91% delle valanghe si è verificato tra gennaio e marzo e gli incidenti sono aumentati in modo significativo negli ultimi anni. “Se si segue l’andamento delle valanghe dopo il 2010, si nota un cambiamento. Il cambiamento climatico non si limita a rendere imprevedibile il tempo, ma sta attivamente rimodellando il paesaggio del rischio”, ha dichiarato Sharma.
LE CONSEGUENZE PER LE COMUNITÀ LOCALI
Oltre alle vittime, la valanga ha avuto un impatto devastante sulle infrastrutture e sulla sicurezza delle comunità locali. Lavoratori e residenti della regione sono sempre più esposti a eventi meteorologici estremi che mettono a rischio strade, abitazioni e attività economiche, e senza una pianificazione adeguata e politiche di adattamento al cambiamento climatico, questi eventi potrebbero diventare ancora più frequenti e distruttivi.
La valanga di Mana, come spesso accade con le tragedie, ci aiuta a toccare con mano le fredde stime, fatte numeri e percentuali, che popolano i rapporti sullo stato del clima. Il dato di fatto è che il clima sta cambiando in modo imprevedibile e pericoloso, con conseguenze più e meno immediate da comprendere per le popolazioni che vivono in aree montane. Comprendere questi cambiamenti e adottare misure per mitigarne gli effetti è ormai imprescindibile per garantire la sicurezza di chi abita e lavora nelle regioni ad alto rischio.
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