Irene Licastro ha ventitré anni e studia economia a Ginevra, viene da Villa Gordiani. Damiano Diggiamarco ne ha pochi di più, fa il rapper ed ha uno studio grafico, vive a Torrevecchia o “Bronx” nel quartiere di Primavalle. Sono entrambi quartieri della periferia di Roma. Il primo nel quadrante Est, narrato anche da Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini, da un lato le ville romane, il mausoleo e la basilica, dall’altro l’abbandono. Primavalle, nato come quartiere dormitorio a metà degli anni Trenta, si trova invece a Nord ovest. Irene e Damiano sono due dei protagonisti di SubUrbe, il progetto curato dall’Associazione Giovanile Next Generation, con le fotografie, i testi e i video di Arianna Massimi, presentato il 4 marzo alla Biblioteca Macuto della Camera dei deputati. Il progetto è nato nel 2022 quando la fotografa e filmaker ha vinto per la seconda volta il bando Vitamina G della Regione Lazio.
In questi anni Massimi ha raccolto le storie dei ragazzi che vivono nei quartieri come Torrevecchia, Montespaccato, Villa Gordiani, Pietralata, Rebibbia, Torraccia, Colli Aniene e Laurentino 38. «L’obiettivo specifico era raccontare i giovani under 35 che vivono all’interno di alcuni contesti di periferia con un focus specifico sul quarto e sul tredicesimo municipio», ha detto a Zeta Massimi. Nel podcast che ha creato assieme a Kim Valerie Calingasan Vilale, nella piattaforma che raccoglie tutte le interviste e nel libro fotografico che ha prodotto, il racconto delle borgate è diverso da quello tipico sulle periferie incentrato solo sul degrado e sulla criminalità. Arianna ha voluto mostrare che cosa l’hinterland ha da offrire, «ha presentato le periferie non come uno zoo safari, ma mostrandone le potenzialità», ha specificato Irene Licastro.
«Del progetto si è interessato l’onorevole Andrea De Maria – ha continuato Massimi – per questo è stato presentato alla Camera». Ad aprire l’evento è stato, infatti, lo stesso De Maria, segretario della Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie istituita all’inizio della legislatura. Con lui anche il presidente della stessa Alessandro Battilocchio. Il lavoro della Commissione è fondamentale in questi anni in cui c’è una maggiore disponibilità di fondi grazie al Pnrr. Il problema è però il modus operandi con cui i soldi sono stati destinati. Secondo Vincenzo Smaldore, direttore editoriale della Fondazione Openpolis, «quasi tutti gli interventi del Pnrr per le periferie sono stati basati sull’indicatore di vulnerabilità che si basa sui dati raccolti dall’Istat nel 2009, ossia su dati vecchi». La legislatura di allora infatti affidò all’istituto di statistica il compito di analizzare le periferie, «ma una volta fatto il lavoro fu bloccato» – ha aggiunto Smaldore – «il vuoto degli ultimi anni è un problema che ci portiamo dietro ancora oggi».
Eppure, secondo il direttore di Openpolis le aree suburbane dovrebbero richiamare l’attenzione delle istituzioni per due motivi. Innanzitutto «famiglie e bambini si concentrano nelle periferie, perciò investire lì sarebbe strategico perché la capacità di innovazione è possibile solo dove ci sono i ragazzi» e poi perché «l’interazione sociale è più alta nelle periferie storiche o consolidate e in momento in cui le aree del centro storico sono gentrificate e trasformate in una boutique per turisti, l’unico antidoto all’atomizzazione della società che si sta verificando in questi anni è quel modello di interazione».
Dati confermati anche dal presidente della Commissione politiche sociali del XII Municipio, Alessandro Alongi. «Massimina è un quartiere in espansione, con un’età media più bassa rispetto, ad esempio, alla zona di Colli Portuensi, la cui popolazione sta anche diminuendo, sempre nel XII Municipio». Come tutti i distretti di Roma, infatti, anche il XII parte dal centro e si estende fino a superare il grande raccordo anulare. Pur con una popolazione maggiore e più giovane però, «il tasso dei laureati a Massimina è del nove per cento rispetto al ventisette dei Colli Portuensi, dove anche il tasso dei bambini che hanno accesso all’asilo è del cento per cento, numeri che scendono al trentatré per cento a Massimina». Secondo Alongi le borgate sono vittime di «una narrazione distorta che le descrive solo tramite degrado e disagio, ignorando che esse sono anche luoghi di produzione culturale e sperimentazione artistica, ma anche luoghi dinamici grazie ai comitati di quartiere». Ad esempio, la settimana scorsa il XII Municipio ha dato via ad un osservatorio sulla povertà abitativa, lavorativa, sanitaria ed educativa «coinvolgendo realtà locali e terzo settore per integrare le comunità».
Non basta creare una comunità serve anche preservarla e per far ciò è necessario conservare l’identità di un territorio. Su questo si basa il lavoro dell’ASP “Asilo Savoia” che opera principalmente a Montespaccato, nel XIII municipio e ha scelto lo sport come strumento di riscoperta dell’identità del territorio. Il suo presidente Massimiliano Monnanni, nonché segretario generale del Cnel, ritiene sia necessaria una «rete informale dal basso anche in autonomia dalla politica e che abbia come protagonisti i giovani». A questo è dedicato il loro programma Talento e Tenacia che fa leva sullo sport di squadra a partire dal calcio. Dopo i successi di Montespaccato, Asilo Savoia dal 3 marzo ha portato il suo progetto anche a Torre Angela nel VI Municipio.
Il Municipio XIII di cui fa parte Montespaccato ha anche un centro culturale, l’Ex Campari, dove il progetto SubUrbe sarà presentato tra qualche mese. «Il polo culturale sta riscuotendo un buon successo e viene sfruttato da associazioni e giovani di quartiere» ha detto a Zeta la presidente del Municipio Sabrina Giuseppetti. È stata lei a mettere in contatto Arianna Massimi con “Asilo Savoia” per SubUrbe perché tramite lo sport questa realtà «mette in pratica il concetto del riscatto e del coinvolgimento dei giovani, che spesso devono affrancarsi da situazioni di criminalità organizzata».
Montespaccato adesso entrerà a far parte del progetto della giunta Gualtieri “città dei 15 minuti” che prevede di portare i servizi nelle aree prima dimenticate, perché non siano più posti abbandonati a loro stessi. In particolare, per la zona Giuseppetti prevede di riqualificare la Piazza antistante l’Ex Campari «perché portare un centro culturale senza riqualificare però l’intero quartiere non porterebbe a nessun risultato».
Per agire con politiche e misure sulle aree interne è necessario ascoltare le persone che ci vivono e non fermarsi ai meri dati. Sentire le loro storie e voler far qualcosa per migliorare e facilitare la vita di chi sta in periferia. A questo serve il progetto SubUrbe che permette di osservare da vicino la quotidianità dei ragazzi che vivono ai limiti e fuori dal grande raccordo anulare, come ospiti nella loro vita. Far conoscere questo progetto alle istituzioni è il passo logico per far in modo che qualcosa si muova. Questo è anche ciò che spera chi ha realizzato il progetto: «Cerco in qualche maniera di diffondere queste storie all’interno di quelli che sono contesti pubblici il più possibile per creare effettivamente una eco, poi che ciò porti a dei cambiamenti purtroppo non è in mio potere, ma chiaramente è il mio augurio».
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link