Secondo Sala il piano economico del nuovo stadio sta per arrivare agli uffici del Comune

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È questione di giorni, forse di ore, per il piano economico-finanziario di Inter e Milan sull’acquisto dello stadio e delle aree circostanti (per 197 milioni, prezzo fissato dall’Agenzia delle Entrate ma contestato perché apparso troppo basso). Poi il sindaco di Milano Giuseppe Sala riferirà il contenuto in consiglio comunale. “Se tutto funziona, partirà il bando e si tratterà con le squadre”, ha detto il sindaco martedì mattina nella rubrica “Beppe Sala a tutto campo” su Rtl 102.5. L’obiettivo è vendere tutto entro l’estate, perché in autunno altrimenti scatterebbe il vincolo della Sovrintendenza.

La costruzione del nuovo stadio inizierebbe dopo le Olimpiadi invernali del 2026: “Il vecchio San Siro, a mio giudizio, è destinato a vivere almeno fino al 2030”, ha detto il sindaco. Poi scatterebbe la “rifunzionalizzazione”, che nella lettera d’intenti di Inter e Milan significa, nero su bianco, “abbattere”, mantenendo un pezzetto, uno strapuntino e nulla più. Il sindaco ha ripercorso l’iter, ricordando che nel 2024 il Comune di Milano aveva tentato di convincere le squadre a ristrutturare il Meazza, con il progetto di fattibilità di WeBuild, che però le squadre hanno respinto rilanciando l’intenzione, invece, di acquistare tutto e costruire un nuovo stadio. 

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Il consiglio dice no alla ristrutturazione

E di questo si è discusso molto in consiglio comunale lunedì sera, dove sono approdati al voto (entrambi bocciati) due testi provenienti dai settori della maggioranza da sempre contrari a realizzare un nuovo impianto. Il primo, un ordine del giorno dei consiglieri di Europa Verde Francesca Cucchiara e Tommaso Gorini, firmato anche dall’ormai ex consigliere della Lista Sala Gabriele Rabaiotti, e il secondo, una delibera d’indirizzo promossa da Enrico Fedrighini (misto), Carlo Monguzzi (Europa Verde) e tre consiglieri del Pd (Alessandro Giungi, Angelica Vasile e Rosario Pantaleo), entrambi finalizzati a un bando pubblico per la ristrutturazione.L’ordine del giorno di Cucchiara, Gorini e Rabaiotti risale a oltre un anno fa, la delibera d’indirizzo di Fedrighini “nasce” a novembre del 2024, quando Sala ha relazionato il consiglio comunale sull’intenzione delle squadre di comprare e costruire.

A marzo 2025, mentre Palazzo Marino attende il piano economico-finanziario dai club, un bando pubblico per ristrutturare il Meazza appare fuori tempo massimo, mentre avrebbe potuto rappresentare un “piano B” in passato: questo, almeno, l’argomento più usato, lunedì sera, dai consiglieri di maggioranza (tra Pd e Riformisti) e dall’assessore all’urbanistica Giancarlo Tancredi per dire no ai testi. Uno dopo l’altro sono stati bocciati, il primo con 5 voti a favore, il secondo con 7. Il centrodestra ha preferito uscire dall’aula: tendenzialmente favorevole alla costruzione del nuovo impianto, non ha voluto però fare da sponda alla giunta e al Pd, rimarcando la spaccatura in maggioranza.

Bando pubblico come atto di trasparenza

“Il Comune deve darsi la possibilità di decidere. Ci si può aprire a proposte alternative per il recupero dello stadio, e non significa escludere le squadre, che possono partecipare, ma bisogna aprire anche ad altri soggetti”, ha introdotto il tema Francesca Cucchiara (Europa Verde).

“In quest’aula si sono tenute tre commissioni che hanno dimostrato la possibilità di ristrutturare il Meazza”, ha commentato Enrico Fedrighini (gruppo misto): “Poi WeBuild ha presentato un progetto che noi consiglieri non possiamo vedere (è trasparenza questa?), il sindaco lo ha definito bellissimo, infine i fondi immobiliari sono tornati dalle vacane e hanno detto che vogliono costruire uno stadio. Abbiamo chiesto all’Agenzia delle Entrate, su ordine dei fondi, di fare una stima del valore del Meazza, che ha fatto una stima che in pratica promuove una colletta pubblica tanto è basso il livello del prezzo e, soprattutto, prevede un deprezzamento generato dall’impossibilità di ampliare gli spazi interni, comunicata all’Agenzia direttamente da Inter e Milan. Abbiamo i potenziali acquirenti che dicono all’Agenzia di tenere basso il prezzo perché gli spazi commerciali non si possono ampliare, mentre il progetto di Arco Associati diceva che si possono raddoppiare. Questa è trasparenza?”.

“Lo scorso anno, per l’ennesima volta, un nuovo operatore ci ha dimostrato l’utilità economica e ambientale di ristrutturare il Meazza. I fondi hanno detto no, vogliono fare come vogliono su un bene di proprietà dei cittadini. Questa è trasparenza? Credo che un bando aperto, come si usa nei Paesi civili, può dimostrare se abbiamo ragione o ci sbagliamo, ma attraverso una procedura pubblica e non attraverso l’opacità non trasparente con cui finora questa operazione è andata avanti”.

Un nuovo dibattito pubblico?

Che questo rappresenti l’affossamento definitivo dell’idea di ristrutturare il Meazza anziché sostituirlo con un nuovo impianto e poi abbatterlo, lo dirà il tempo. Quello per concludere l’operazione di vendita ai club è sempre più scarso. Ma anche il contenuto della proposta delle squadre. E poi (non ultimo) le eventuali vie legali che qualcuno tenterà di percorrere. Anche perché, secondo un’interpretazione, occorrerebbe un nuovo dibattito pubblico, dopo quello già effettuato sul primo progetto di un nuovo stadio, perché nel frattempo sono cambiate radicalmente le condizioni.

“Abbiamo speso 300 milioni per il dibattito pubblico, che partiva da presupposti completamente diversi da quelli che ora il Comune di Milano va a trattare. Si parlava esplicitamente di abbattere lo stadio e costruire lì un nuovo impianto, ora andiamo a rifunzionalizzare lo stadio e cediamo l’area per 197 milioni. Il dibattito pubblico noi lo abbiamo fatto su un’altra cosa”, ha detto Alessandro Giungi (Pd) lunedì sera, perorando la causa della delibera sulla ristrutturazione e ricordando che il 6 febbraio 2026, quando il Meazza sarà usato per le Olimpiadi invernali, dovrà essere “un luogo a norma nella maniera più assoluta, a posto con tutte le regole urbanistiche di accessibilità e sicurezza”, quindi con una serie di lavori effettuati per garantirne la piena fruibilità

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