Il principale avversario di Tesla, il marchio cinese Byd, sorprende tendendo la mano a Elon Musk. Un’offerta di pace arricchita da un’altrettanto inedita e inattesa apertura di Pechino a condividere le tecnologie
Probabilmente anche in Cina esiste qualcosa di simile all’adagio “se non puoi batterli, unisciti a loro”, perché l’invito inatteso e potenzialmente dalla portata storica che Stella Li, numero 2 di Byd – principale costruttore cinese di auto elettriche, nonché il solo marchio capace di rivaleggiare con Tesla – ha rivolto a Elon Musk sembra dettato da una strategia profonda e non del tutto chiara. Strategia che potrebbe riservare per Tesla, ma anche per l’imprenditore sudafricano il cui nuovo ruolo politico ora lo pone particolarmente vicino a un’amministrazione americana mai così antagonista della Cina, più di una incognita e forse persino qualche insidia. Ma andiamo con ordine.
BYD TENDE LA MANO A TESLA DI MUSK
I cinesi, contrariamente a noi occidentali, non amano le smargiassate e soppesano ogni parola, tanto più in un periodo storico delicato come questo. Ragioni per le quali quanto detto dalla vicepresidente di Stella Li al principale quotidiano economico statunitense (scelta non casuale) assume un significato di rilievo, da soppesare con cura.
Pare abbastanza palese la volontà di Pechino di legare a sé l’imprenditore a capo del Doge, che in Cina ha peraltro il principale impianto di Tesla e rischia perciò di pagare di tasca propria le conseguenze tutt’altro che prevedibili della guerra commerciale che Donald Trump si appresta a scatenare. Se la Cina ha insomma un alleato al di là dell’oceano, quello potrebbe proprio essere Elon Musk.
COSA PUO’ INGOLOSIRE MUSK
L’offerta di pace messa sul tavolo da Byd è particolarmente appetibile. La top manager ha infatti detto che Pechino “supporta le aziende straniere che investono in Cina e le aiuta a lavorare sulle nuove tecnologie”. Questa dichiarazione se letta tenendo in filigrana un’altra esternazione, questa volta di Luca de Meo, amministratore delegato di Renault, permette di intuire quale sia la reale portata di questa offerta di distensione.
Data la stagnazione del mercato delle vetture alla spina, al netto di altre trumpate che taglino ulteriormente le gomme al comparto, appare evidente che chi metterà le mani sull’auto elettrica low cost dominerà il mercato. E i cinesi in questo sono molto più avanti degli occidentali, non solo perché là la mano d’opera costa notoriamente meno ed è dunque più facile tenere bassi i costi, ma anche e soprattutto per il know how tecnologico velocemente maturato in questi anni.
CHI C’E’ IN BYD
Tra gli investitori istituzionali si trovano BlackRock, quinto maggiore azionista (2,94%), Vanguard (1,51%) e il fondo sovrano Norges Bank. Su Byd aveva poi da tempo scommesso l’economista e filantropo americano Warren Buffett la cui Berkshire Hathaway ha però ceduto gran parte delle azioni nel corso del 2024 fino a dimezzarne la partecipazione (passata dal 10 a sotto il 5%), forse intuendo le conseguenze geopolitiche del ritorno di Trump alla Casa Bianca. Dato il fiuto per gli affari dell’”oracolo di Omaha” Musk farebbe forse bene a tenersi lontano da Byd?
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